Natale, cinema per tutti

Natale, cinema per tutti Tante prime visioni sugli schermi cinematografici Natale, cinema per tutti "Come si può distruggere la reputazione del più grande agente segreto del mondo": divertente commedia di Philippe de Broca, con Belmondo e la Bisset "Zanna bianca": il romanzo di Jack London con Franco Nero e Virna Lisi - "I tre moschettieri": un Dumas "all'americana" - "Cinque matti al supermercato": nuova farsa con "Les Charlots" - "Il circo di Mosca", il famoso spettacolo registrato dalla cinepresa: orsi avversari nell'hockey su ghiaccio Come si distrugge la reputazione del più grande agente segreto del mondo, di Philippe De Broca, con Jean Paul Belmondo, Jacqueline Bisset, Vittorio Caprioli. Francese, commedia brillante. Cinema Vittoria. Lo scrittorello Francois, costretto dal bisogno a fornire al suo editore un romanzo il mese, si vendica in qualche modo delle circostanze dando vita sulla pagina a un « superman », a un altro « 007 », che pur essendo identico a lui nel fisico, ha del rimanente tutto quello che a lui manca: grinta, temerità e successo con le donne. Così due vicende si pongono a specchio l'una dell'altra: quella piccolo-borghese di Francois che raspa, e quella lussureggiante di Francois che immagina; sicché mai come in questo caso l'arte corregge la vita utilizzandone gli spunti. Da questa felice premessa De Broca ha tolto una gustosa satira del mito dell'« agente speciale » intriso di sangue, di violenza e di sesso, rappresentando in doppia chiave gli umili casi della vita di Francois, che ora restano quello che sono e ora si trasformano, mediante un semplice tratto di penna, in mirabolanti avventure alla «James Bond ». In questo doppieggiare, che è il sale del film, e in cui il regista si rivela un maestro del contrappunto (salvo, alla fine, ad avere il fiato un po' grosso, e a contentarsi di soluzioni alquanto facili), anche la graziosa vicina di casa dello scrittore Cristina, va e viene dal suo vero essere di occhialuta assistente sociale, a quello di Samanta, l'immaginaria e irresistibile compagna dell'invulnerabile agente Bob. Come si conclude il gioco? Con la ribellione di Francois verso quel fittizio alter ego e l'accettazione dell'umile quotidiano, tornando l'editore a essere l'editore (e non più il capo dell'organizzazione nemica) e Cristina la dolce Cristina (e non più una vamp da fumetti). Ricco d'invenzione, se non sempre di stile, il film si giova in modo determinante di un Belmondo in gran vena umoristico-acrobatica, quel Belmondo che De Broca aveva già elettrizzato in Cartouche. L'uomo di Rio e Le tricolazioni di un cinese in Cina. Gli sono accanto una deliziosa Bisset in doppia versione femminile, e un efficace Caprioli nel ruolo dell'editore villain. Le magnifique, e non la nostra lungagnata, è il titolo originale. 1 p * * Zanna bianca di Lucio Fuici, con Franco Nero, Virna Lisi, John Steiner, Carole André. Italo-tedesco a colori. Cinema Capitol. (a. v.) Agli avvenimenti narrati da Jack London nel romanzo « White Fang », pubblicato nel 1907, sceneggiatori e regista ne hanno sovrapposti altri con l'intenzione raggiunta, di rendere più tesa e spettacolare la vicenda. La quale fa perno su di uno splendido e intelligente cane da pastore tedesco, « Zanna bianca », diventato, per la circostanza, degno figlio del « Buck » di Richiamo della foresta. L'animale, affezionatissimo a un bimbo indiano, cui ha salvato la vita, è protagonista di un'avventurosa favola nella quale gli uomini, divisi in buoni e cattivi, sono cercatori d'oro in Alaska, negli anni della famosa « febbre ». Fedele al bambino che dai cattivi ha avuto ucciso il buon papà, « Zanna bianca » si assume istintivamente compiti di vendicatore collaborando con slancio all'opera di giustizia degli onesti. Azzanna senza pietà i cialtroni, diventando elemento primario e determinante delle drammatiche situazioni che costituiscono i passaggi obbligati, e prevedibili, d'un racconto non sempre verosimile e tuttavia condotto con abile crescendo fino all'epilogo ovviamente lieto, anche se preceduto da scene di violenza eccessiva per un film destinato ad avere un grosso pubblico giovanile. Con « Zanna bianca » lavorano Franco Nero e Virna Lisi (uno giornalista, l'altra suora) entrambi buonissimi, ai quali si contrappone, incarnazione vivente della perfidia e della ribalderia, l'attore inglese John Steiner, dal lungo sinistro ceffo terminante in un mento aguzzo. ★ ★ I tre moschettieri di Richard Lester, con Michael York, Faye Dunaway, Raquel Welch, Geraldine Chaplin, Oliver Reed, Richard Chamberlain, Frank Finlay, Charlton Heston, Christopher Lee, George Wilson. Cappa e spada. Cinema Arlecchino. (g. grj I tre moschettieri all'« americana » per una pellicola destinata a divertire i bambini. Duelli, pugilato, lan- ciò di sedie e di qualsiasi altro oggetto a portata di mano, zuffe, intrighi e via dicendo. Della storia di Dumas è rimasto soltanto il filo conduttore, che ha dato lo spunto al regista per la trama. Ma anche l'intreccio è ben lontano dalla realtà del romanzo. Nel cast sono attori di grido, in gran parte sprecati: Raquel Welch nelle vesti di Costanza Bonacieux, Charlton Heston nei panni del Cardinale Richelieu, Geraldine Chaplin, regina insipida, J. P. Casset, un Luigi XIII ridicolizzato e così via. Nei panni dell'« eroe » D'Ar- tagnan, Michael York, costretto a fare del guascone inventato da Dumas un autentico pagliaccio. Forse tra i moschettieri, la figura che ha avuto più spicco, anche e soprattutto per la bravura dell'attore, è Oliver Reed. Al centro della vicenda è l'intrigo che il cardinale Richelieu trama ai danni della regina, ma che non riesce a portare a buon fine per l'intervento di D'Artagnan, l'innamorato di Costanza, la damigella di corte fedele ad Anna di Francia, e dei tre moschettieri. Al ballo di corte la regina apparirà, sia pure in ritardo, con la sua collana di dodici diamanti. I due che Milady aveva strappato a « Milord » sono stati in tempo bene sostituiti. D'Artagnan, che tanto aveva fatto (e invano) per entrare tra i moschettieri, alla fine sarà premiato. Pochi duelli « veri », poche galoppate, ricostruzione cartellonista dei luoghi della vicenda. Da un regista come Richard Lester si sarebbe potuto attendere qualcosa di più. ★ * Cinque matti al supermercato di Claude' Zidi. con Les Charlots. Michel Galabru. Francese a colori. Cinema Astor. (a. v.) Rivelatisi da noi in primavera con Cinque inatti al servizio di leva, i fantasisti francesi « Les Charlots » sono diventati in breve popolari anche in Italia ed ora, con questo « Le Grand Bazar » raggiungono l'ambito traguardo del film natalizio. Si tratta d'una farsetta ricca di movimento nella quale, dietro il soggetto e la regìa dell'abituale « metteur-enscène » Claude Zidi, s'indovina il fertile lavoro dei gagmen impegnati a escogitare trovate e trovatine paradossali, e talvolta surreali, capaci di offrire ai « Charlots », ossia a Gerard, Jean-Guy, Phil e Jean, le occasioni propizie per attuare il loro ben sincronizzato gioco mimico e recitativo, integrato qua e là da qualche orecchiabile canzoncina (in francese anche nell'edizione italiana). Precisato che i giovanotti pazzerelli sono quattro e non cinque — a far da quinto provvede il bravo caratterista Michel Galabru — diremo che l'intreccino verte sulla collaborazione volonterosa ma disastrosa data dal quartetto a un loro amico esercente, in angustie per la concorrenza d'un supermercato installatosi dirimpetto alla sua bottega prima ben frequentata. Sul filo teso d'un racconto sveltamente condotto, « Les Charlots », al solito i divertono divertendo, sta jlta con la collaborazione, quando occorre, del noto cascadeur Rémy Julienne, abile a sostituire or l'uno or l'altro allorché entrano in azione non meno matte automobili e motociclette. * * Il circo di Mosca (« Circus Story») di Ilya Gutman, documentario sovietico a colori. Cinema Torino. (p. p.) Chi ricorda la tournée italiana del più importante complesso circense della Unione Sovietica, vedrà questo film come un album di appunti su uno spettacolo di alta classe. Chi — cinque, sei anni fa — se l'era perso, avrà l'occasione di cogliere alcuni tra gli spunti più clamorosi e le trovate più originali. Innan- zitutto si possono ammirare insieme i due celebri clowns Caran d'Acne e Popov. Il primo, minuto e vecchio, ha abbinato la recitazione ai lazzi del circo e infatti nemmeno per questa pellicola ha voluto truccarsi nei modi consueti ai suoi colleghi, puntando tutto sulla mimica e sull'espressione. Popov appartiene a una scuola meno fantasiosa ma appare inesauribile nel prodigarsi per il pubblico che lo ama. Gli altri numeri sono quelli facilmente immaginabili, ripresi dal regista Ilya Gutman nell'austera sede in muratura del Circo di Mosca. Trapezisti ed equilibristi, che lavorano senza rete, sono bravissimi; ma anche contorsionisti, acrobati, domatori e comprimari non sembrano da meno. Una novità — nella sequenza del circo sul ghiaccio — è da ricordare con stupore: gli orsi che si affrontano in pista all'hockey su ghiaccio, senza rinunciare a falli e contestazioni, con una zuffa finale da suscitare l'invidia dei calciatori di serie A. Poco da aggiungere su un film che adempie al compito di informare su un importante settore dello spettacolo. Qualche parola di meno non guasterebbe, mentre alcune soluzioni di montaggio eliminano quei tempi vuoti che talora nella realtà svantaggiano anche i migliori circhi.

Luoghi citati: Alaska, Cina, Francia, Italia, Mosca, Torino, Unione Sovietica