Sequestro Montelera: i rapitori tacciono benché la famiglia sia pronta a trattare

Sequestro Montelera: i rapitori tacciono benché la famiglia sia pronta a trattare Il giovane industriale è scomparso da trentanove giorni Sequestro Montelera: i rapitori tacciono benché la famiglia sia pronta a trattare "Su qualsiasi base, in qualsiasi modo" - Ma dopo il primo contatto, il silenzio dei banditi dura da più di un mese, inspiegabilmente - L'inchiesta sulle " Brigate rosse " a un punto morto Sono trascorsi trentanove giorni dalla scomparsa di Luigi Rossi di Montelera e la famiglia continua I j ! ! 1 | 1 a vivere nell'angosciosa attesa di notizie. Il giovane industriale è stato visto l'ultima volta alle 9,30 di mercoledì 14 novembre, all'uscita dal campo da tennis coperto del Dopolavoro ferroviario di corso Rosselli 153. Aveva sostenuto il suo terzo allenamento e si preparava ad affrontare una giornata densa d'impegni: un'ora dopo, allo stabilimento «Martini e Rossi» di Pessione, riunione con un gruppo di operatori economici e, nel pomeriggio, incontro con alcuni industriali spagnoli. Nessuno, quella mattina, lo ha visto salire sulla sua BMW 1802: i carabinieri sono convinti che sia i stato prelevato proprio mentre i sistemava la borsa da tennis nel ! baule. La macchina è stata rin| tracciata 48 ore dopo in corso Maj roncelli: era parcheggiata di traverso a un marciapiede, le portie; re chiuse, ma non a chiave. Il giovedì, alle 19,55, prima che la notizia della scomparsa fosse pubblicata dai giornali, il telefono ha squillato a Villa Lydia di Pianezza, dove abita la famiglia Montelera: «Luigino sta bene, attenzione alle telefonate degli sciacalli. Ci rifaremo vivi». Più tardi arrive j r-a la richiesta di riscatto, un mi j Iiard0 e mezZo, senza tuttavia le j modalità per il pagamento , Interrotti, i contatti con i rapi- I (ori nQn SQ'nQ ,u stBt, rlallaccia. i u. aHa ,uce di preCedenti espe- rienze, il silenzio appare incom prensibile anche agli occhi degli inquirenti. La famiglia, per facilitare nuove prese di contatto, martedi 4 dicembre, chiede ed ottiene il silenzio dagli organi di informazione per «dimostrare la propria assoluta buona fede ai rapitori» ai quali, inoltre, viene garantito il «più assoluto riserbo su tutte le modalità relative all'eventuale operazione di riscatto». Ma i criminali tacciono, forse speculano cinicamente sul silenzio prolungato per alzare il prezzo per la liberazione. Certo rimane incomprensibile il loro atteggiamento, dopo che la famiglia ha con chiarezza fatto sapere di essere disposta a qualsiasi trattativa su qualsiasi base. La tattica dei lunghi silenzi viene usata, per lo più, in Sardegna dai banditi della Barbagia, dove , non è difficile tener prigioniera ! una persona senza correre grossi| rischi. In continente, invece, i sequestri non durano mai troppo, e i rapitori, in genere, puntano a «concludere in fretta l'affare» così da liberarsi del prigioniero, la cui presenza se da un lato è la garanj zia del denaro, dall'altro può rii sultare pericolosa. Quando si verificano tempi lunghi, come è accaduto per il ratto di Paul Getty o di Piero Torrielli ciò è dipeso dalle difficoltà materiali di raccogliere il denaro del riscatto: per il rilascio di Torrielli è stato pagato 1 miliardo e 300 milioni, per la libertà di Paul Getty III è stato superato ogni precedente record: un miliardo e 700 milioni. Nel caso dell'industriale di Vigevano per mettere insieme la somma la famiglia ha dovuto ipotecare gran parte delle sue proprietà; per Paul Getty si è dovuta vincere la tenace resistenza del nonno ad allargare i cordoni della borsa e decisivo è risultato il crudele, barbaro espediente dei rapitori di inviare un orecchio del ragazzo per convincere che il sequestro era vero. Ma il lungo silenzio, nel caso di Luigi di Montelera, non pare giustificato e così itimori per la sorte del giovane industriale aumentano col passare dei giorni. + I presunti rapitori del cav. Ettore Amerio sono introvabili, almeno per il momento; le indagini sono in fase di « stallo » dopo il rapporto inviato dalla polizia alla procura della Repubblica nel quale venivano indicati tre nomi di uomo e uno di donna. La polizìa sospetta che Alfredo Eonavita e Renato Curcio, i giovani per i quali il sostituto procuratore dott. Silvestro ha firmato l'ordine di cattura prima di formalizzare l'istruttoria, siano riusciti a varcare il confine, forse la notte stessa del rilascio del prigioniero. Per le ricerche sono state interessate le polizie di Francia, Germania e Svizzera. Ma trovare il loro nascondiglio non sarà facile poiché i due sono dei veterani della vita alla macchia: infatti sul loro capo pende da un anno e mezzo ordine di cattura emesso dalla Procura di Milano. Oggi l'accusa è di « furto pluriaggravato e sequestro di persona », allora fu di « costituzione di bande armate ». Sul fatto che i due appartengano alle « Brigate rosse » la polizia non sembra nutrire dubbi ed anche la Procura pare aver identica certezza, anche se la pista seguita per arrivare alla loro identificazione appare poco chiara. Il punto di partenza è stato il sequestro di Labate, sindacalista Cisnal: quale presunto rapitore venne indicato Paolo Maurizio Ferrari, 28 anni, studenteoperaio, in qualche modo legato a Curcio e Bonavita. La vecchia traccia è stata fornita dalle stesse « Brigate » nel loro primo volantino, la polizia l'ha diligentemente seguita. | ii in i munii! immun Per Luigi Rossi di Montelera il silenzio accresce l'angoscia

Luoghi citati: Francia, Germania, Milano, Pianezza, Sardegna, Svizzera, Vigevano