Rilanciare le esportazioni per superare le difficoltà di Mario Salvatorelli

Rilanciare le esportazioni per superare le difficoltà Intervista con il ministro Matteo Matteotti Rilanciare le esportazioni per superare le difficoltà Il responsabile del commercio con l'estero ritiene che le prospettive per la nostra bilancia commerciale siano meno pessimistiche di quanto le ultime cifre lascino prevedere (deficit di 3000 miliardi nel '73) - Il punto sulla situazione petrolifera (Dal nostro inviato speciale) Roma, 21 dicembre. Un disavanzo che sfiorerà quest'anno i tremila miliardi nei nostri scambi di merci con l'estero e i «nuovi» rapporti con i Paesi arabi, l'azione in corso per «trattenere» in Italia parte del petrolio destinato a uscirne e la necessità di aumentare i crediti all'esportazione, anche per sostenere le industrie più colpite dall'austerità, sono alcuni degli argomenti toccati dal ministro per il Commercio con l'Estero, Matteo Matteotti, in un'intervista a La Stampa. Oggi tutto «lievita», anche le interviste: questa, invece dei previsti tre quarti d'ora, è durata un'ora e mezzo. Ne riassumo i vari punti. Bilancia commerciale — Apro il discorso dicendo: veniamo subito alle dolenti note. «Dolenti, ma non dolentissime», precisa Matteotti, e per due motivi. Il primo è che in ottobre il disavanzo è stato di 256 miliardi, contro 430 in settembre (il cui passivo era stato pari in trenta giorni a quello di tutto il 1972). Questa inversione di tendenza può significare che l'accaparramento «nervoso» di materie prime del precedente periodo ha fornito al nostro sistema industriale trasformatore ampie scorte, a costi inferiori agli attuali. Se l'esportazione ha tirato, novembre e dicembre, solo in parte penalizzati dalla crisi energetica, possono riservarci gradite sorprese. Il secondo motivo per non drammatizzare eccessivamente il disavanzo è l'esperienza del 1963. In quell'anno, che provocò il famoso «giro di vite», il disavanzo fu di 1600 miliardi, pari esattamente al 20 per cento di un interscambio complessivo di 8000 miliardi. Il disavanzo di quest'anno, «che potrà sfiorare i 3000 miliardi», è circa il 7 per cento di un interscambio (importazioni più esportazioni) «che a fine 1973 si aggirerà sui 27 mila miliardi di lire». «Se ne siamo usciti l'altra volta — osserva il ministro — a maggiore ragione ne usciremo oggi». Petrolio — Matteotti conferma la situazione degli approvvigionamenti, illustrata alla Camera dal ministro dell'Industria, De Mita. Aggiunge che in questo trimestre, a cavallo di fine anno, si prevede una disponibilità del 12 per cento inferiore alla domanda. Questo vuoto potrebbe essere colmato in parte, trattenendo in Italia una quota maggiore dei prodotti distillati dalle nostre raffinerie per i committenti stranieri. Dall'entrata in vigore del decreto legge che sottopone ad autorizzazione ministeriale le importazioni di greggio da raffinare per conto terzi, sino al 30 novembre scorso, sono stati trattenuti, su poco più di 6 milioni di tonnellate di petrolio, 3 milioni di tonnellate di derivati, di cui 1,8 di gasolio. Il reticolo dei cinque decreti legge che disciplinano le esportazioni scade il 31 marzo. Per quella data è previsto che la Comunità europea concordi una politica energetica comune, in base ai nuovi sviluppi della situazione e ai risultati raggiunti dai diversi Paesi, nei risparmi di energia. Le misure d'austerità italiane prese finora dovrebbero permettere un risparmio del 6-7 per cento. Ora si tratta di vedere quali potranno essere le conseguenze dell'allentamento di briglie per le prossime festività. Quanto agli spettacoli, osserva Matteotti, il prolungamento di un'ora è stato deciso anche perché si è constatato che la chiusura alle 23 ha portato a una maggiore erogazione di energia alle abitazioni da parte dell'Enel. Quindi non c'era un risparmio che potesse compensare, «neppure lontanamente», il danno per le categorie colpite. Scambi e «nuovi rapporti» con i Paesi arabi — L'anno scorso, l'Italia ha importato da quei Paesi petrolio per 1100 miliardi di lire e altri prodotti (cotone, olio d'oliva, minerali, pelli crude, semi oleosi) per 100 miliardi. Vi abbiamo esportato prodotti industriali, dell'abbigliamento e dell'oreficeria per 500 miliardi. Le possibilità di aumentare le nostre esportazioni e di contribuire allo sviluppo economico di quella parte di Terzo Mondo sono notevoli. L'Eni ha predisposto un programma diversificato di approvvigionamenti energetici che prevede, in cambio, la costruzione dell'oleodotto Irak-Iran-Turchia, del gasdotto Algeria-Tunisia-Italia, oltre a un grosso contratto con il Congo Brazzaville, per il quale è stato assicurato un credito di 36 miliardi. Il piano dell'Eni, al di fuori del Terzo Mondo, prevede anche l'intensificazione dello sfruttamento di giacimenti di petrolio e metano nel Mare del Nord e acquisti aggiuntivi di gas na- turale dall'Unione Sovietica, in cambio d'impianti. Importazioni di carni — Dopo il petrolio, è la partita più in perdita della nostra bilancia commerciale. Praticamente, i 1500-1600 miliardi di passivo previsti quest'anno per il petrolio e i 1200 per le carni corrispondono quasi al disavanzo totale. Almeno per ora non ci sono alternative ai prodotti petroliferi, mentre ci sarebbero per le carni bovine, quelle che noi importiamo e per il cui consumo siamo ormai, con 23,7 chili per abitante, ai primi posti nel Mec. «Ma la diversificazione alimentare è un campo che esula dalla nostra competenza — osserva Matteotti — interessa piuttosto il ministero dell'Agricoltura, l'unione dei consumatori». Il ministero del Commercio Estero, invece, ha in corso un'interessante iniziativa per organizzare meglio e ridurre i prezzi delle importazioni (il maggior passivo di quest'anno è dovuto, più che all'aumento delle quantità, a un rincaro del 50 per cento per le carni macellate, del 20 per cento per i bovini vivi). Si sta studiando la costituzione in alcuni Paesi dell'Est europeo di società a capitale misto, italiano e locale. Noi dovremmo fornire gl'impianti e seguire sul posto gli allevamenti, con contratti a lunga scadenza per l'acquisto dei relativi prodotti. Se ne stanno occupando l'Aima (che con il blocco dei prezzi del luglio scorso è stata «facoltizzata» a occuparsi anche di carni) e una società pubblica del gruppo Efim, già presente con iniziative agricole nel nostro Mezzogiorno. Crediti all'esportazione — L'attuale plafond per finanziare e assicurare certe esportazioni è di 700 miliardi di lire. Matteotti rileva che è di gran lunga il più basso della Comunità europea, perché copre meno del 7 per cento delle nostre vendite all'estero, mentre negli altri Paesi va dal 15 al 17 per cento, con aggiustamenti automatici per il crescere delle esportazioni (in Italia è addirittura diminuito: nel 1969 era intorno al 9 per cento). Dalle parole del ministro si può ritenere che tale plafond dovrà essere portato ad almeno mille miliardi nel 1974. Infatti, sono già previsti crediti al piano Eni per circa 80 miliardi e un primo finanziamento di 110 miliardi per gli accordi con l'Urss. «Queste somme — afferma Matteotti — non potranno essere tolte, ma dovranno essere aggiunte all'attuale fondo di 700 miliardi, per non mortificare le industrie minori esportatrici e per accogliere le domande, ancora giacenti per l'esaurimento di fondi ». Il ministro aggiunge: «Nel 1974 si dovrà tener conto anche di quelle grandi aziende che stanno subendo in queste settimane le ripercussioni più gravi delle misure di austerità». Queste imprese, accanto a una diversificazione all'interno, nel campo dei mezzi di trasporto pubblici, dovranno poter contare su una diversificazione di sbocchi all'estero, «alla quale non può non corrispondere un intervento pubblico». Tra i mercati che offrono le maggiori possibilità, il ministro cita il Brasile, «il Giap¬ pone del Sud America», dove nel prossimo marzo Mincomes e Ice (Istituto commercio estero) finanzieranno una mostra italiana, con larga partecipazione di aziende industriali. «Dilatare la nostra presenza nell'America Latina — conclude Matteotti — è nell'interesse reciproco. Sono Paesi che ci attendono, e nei quali dobbiamo arrivare anche con un ventaglio di crediti agevolati il piii ampio possibile». Mario Salvatorelli II ministro Matteotti