Dal western al Risorgimento
Dal western al Risorgimento LE ALTRE PRIME VISIONI SUGLI SCHERMI Dal western al Risorgimento "Il mio nome è Nessuno" di Tonino Valerii, con Henry Fonda e Terence Hill - "Le cinque giornate" di Dario Argento, con Adriano Celentano, Marilù Tolo, Enzo Cerusico e Carla Tato Il mio nome è Nessuno di Tonino Valerii, con Henry Fonda, Terence Hill. Western italiano. Cinema Lux. Diretto da Tonino Valerii sotto l'egida di Sergio Leone, anche autore del soggetto, è un voluminoso (troppo!) western italiano mescolato di serio e di faceto e affidato all'inedita « accoppiata » Henry Fonda e Terence Hill. La scelta dei due protagonisti vuole avere un significato: il film simboleggia il passaggio di consegne tra il vecchio e il nuovo western. Al primo corrisponde Jack Beauregard, un pistolero dal passato leggendario, l'uomo che in corso di sua vita ha fatto fuori i più pericolosi fuori-legge, e ora, accorciato nella vista e stanco nell'anima, eluderebbe volentieri lo scontro con « il Mucchio Selvaggio », una formidabile banda di cavalieri che terrorizza alcuni Stati dell'Unione, per andarsi a riposare, come semplice privato, in qualche angolo d'Europa. Ma non può, noblesse oblige. Egli deve «entrare nella storia » affrontando soletto « il Mucchio », e a ciò provvede da lungi, con l'aculeo del¬ lcwddtrltèlnmEcdcctgnclrpcetpctcmln l'ironia, il giovane Nessuno, che è l'uomo nuovo (e il western nuovo), un trasandato cow-boy con una vena di matto, quasi un hippy retrodatato al 1898. Serio in Fonda, che ha cera di cortese turista e giullaresco in Hill (il vispo interprete di Trinità) il film è dunque composito, secondo la formula che piace a Leone e che si è fatta specialmente sentire in Giù la testa. E perché composito, è anche prolisso con molti tratti di ottimo cinema, ma anche con lungaggini, effettismi cercati col lanternino e qualche trivialità. Quel che si guadagna nella varietà dei casi, nella stupenda resa paesistica e nelle battute d'un dialogo meditato fino a riuscire un po' presuntuosetto, si perde nella condotta del racconto, forzatamente disunita e sparpagliata. Ma come spettacolo per giorni di festa, c'è poco da obiettare: con la ricchezza dei mezzi, col repertorio di trovare (per lo più incruente), il film di Valerii rimanda a casa satolli, modulando in modo abbastanza nuovo il vecchio tema della concordia discors tra la ge- n o i nerazione eroica e la generazione scorbellata. Di Leone, sebbene si tenga in disparte, si sente nettamente lo zampino, e il suo gusto di filosofeggiare intorno a quell'evoluzione del western ch'egli ha portato, per il bene e per il male, tanto avanti. 1. p. ★ ★ Le cinque giornate di Dario Argento, con Adriano Celentano, Enzo Cerusico, Marilù Tolo, Carla Tato. Italia, colori. Cinema Ideal. e i o (s.c.) Dario Argento dopo aver diretto tre fortunatissime pellicole a suspense ha abbandonato il thriller per cercare nella storia del Risorgimento nuovi personaggi e sfondi cinematografici. Girato in esterni tra Milano e Pavia, Le cinque giornate offre una ricostruzione ora comica ora drammatica della grande insurrezione milanese. E' la rivoluzione vista con gli occhi del popolo. Trascurando la retorica ufficiale, ma anche la necessaria critica storica, il film racconta le tragicomiche avventure del galeotto Cainazzo e di un fornaio romano imiti per caso dagli avvenimenti. L'uno strappato dal carcere, l'altro dal suo tranquillo lavoro, i due si incontrano, mentre intorno alle barricate milanesi e austriaci combattono all'arma bianca. Popolani, nobili e borghesi alleati, pur con interessi e fini diversi, sotto il tricolore si riversano per le strade cittadine coinvolgendo anche i nostri eroi del tutto ignari di politica. Senza tirare un colpo di fucile Cainazzo e l'amico vanno di barricata in barricata, di palazzo in palazzo conoscendo personaggi, ideali e nefandezze che si mescolano nel confuso calderone della rivolta. La coscienza nasce a poco a poco. Il generoso fornaio morrà per aver difeso una « collaborazionista » che rischiava il linciaggio e Cainazzo sul podio delle commemorazioni, circondato da borghesi e prelati, griderà alla folla: « Questi ci hanno fregato ». Interamente puntata sugli effetti comici di una sceneggiatura ricca di battute divertenti e sulla efficace comunicativa del collaudato Celentano e del simpatico Enzo Cerusico, la vicenda procede con ritmo sostenuto tra gag da comica del muto e siparietti melodrammatici. Ne risulta un bozzetto colorito, a tratti spiritoso e vivace, in cui il versatile Argento conferma mano sicura nella direzione degli attori e rivela tecnica esperta di regìa. Un film spettacolare, che entro i limiti del buon prodotto di consumo, offrirà allo spettatore natalizio, senza troppe pretese, alcune valide occa- sioni di divertimento. Nella gran massa di macchiette, caratteri, figure e figurine che animano la commedia storica un posto di rilievo è affidato a Marilù Tolo, una nobile conquistata anima e corpo dagli ideali rivoluzionari.
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