Un vero incanto andar per laghi di Carlo Carena

Un vero incanto andar per laghi Un vero incanto andar per laghi J. J. Wetzel: « Il Lago Maggiore e il Lago di Lugano », Ed. Il Poliiìlo, Milano, pag. 140 e 15 tav., lire 60.000. G. A. Oldelli: « Dizionario storico-ragionato degli uomini illustri del Canton Ticino », Ed. Forni, Bologna, pag. 300, lire 8500. E. Pellegrino: « Le stampe del lago d'Orta», Ed. Negri, Trezzano, pag. 301 e numerose ili., s.i.p. C. Bescapè: « La Novara sacra », Ed. Alpina, Bologna, pag. 448, lire 15.000. Immersi nel silenzio profondo dei secoli o appena sfiorati da fugaci apparizioni di condottieri romani e carolingi, dalla fortuna di qualche lanzo e di qualche scalpellino divenuti famosi a Milano o a Roma (l'opera ottocentesca dell'Oldelli, ora riproposta, è un repertorio di vite d'ogni sorta, dalle più oneste alle più strampalate), i laghi piemontesi e lombardi hanno co¬ nosciuto il loro momento di gloria e di turismo in età romantica. Le brume, gli specchi d'acqua oscurati da ripidi monti, le incredibili oasi tropicali fra macchie d'abeti, crearono allora un incanto per pellegrini nordici, poeti e paesaggisti, per amori proibiti, per Fabrizio del Dongo e la sua incomparabile zia. Da Zurigo, nel 1822, vi scende Johann Jacob Wetzel, pittore di buona scuola, quarantatreenne. Li percorse coi colori in borsa, dopo un apprendistato fatto in patria, con grande amore e dolcezza. D'una sua raccolta, il Voyage pittoresque aux lacs Majeur et de Lugano, ci dà ora la traduzione Piero Chiara, pubblicandone quindici acquerelli. Il Chiara premette per conto suo, con uno stile sottilmente mimetico di provincia e di tempi andati, come sempre gli vien fatto in questi casi, una vivace carrellata storica, a partire dalla remota antichità. Non meno interessanti i testi via via premessi dal Wetzel stesso ad ogni veduta, di Lugano o di Stresa, delle Isole o di Arona. Testi un po' naìfs, a volte fatti di entusiasmo retorico, ma più spesso ricchi di dati e di notazioni: contrassegnati insomma da quella concretezza visiva che distingue la poesia anche del minimo fra i pittori: commento o variazione puntuale della pagina pittorica che segue, splendidamente riprodotta nell'album, con tutte le sfumature dei colori veri in certe ore del giorno e in certe stagioni dell'anno. I verdi cerulei e i gialli limone, l'armonia dell'insieme o l'arcadia delle scene di genere risentono ancora dei gusti neoclassici; ma le rocce, le boscaglie, qualche rovina già immergono anche in una sensibilità diversa. A un più rude, a un più semplice clima ci riportano le stampe del vicino lago di Orta radunate da Enzo Pellegrino per un arco di tempo che va dalla cartografia seicentesca alle superfici appena soffiate di Antonio Calderara. Tutto qui non parla che dell'Isola di San Giulio e dei frati del Monte, d'una piazzetta e d'una religione tradotta per un paese cupo e solitario. Il libro non è in realtà ben tenuto, l'impostazione poteva essere migliore; ma la raccolta delle immagini ha una sua indubbia utilità documentaria. Anche il monumento storico di quelle terre, d'età appunto della Controriforma madre dei Sacri Monti, torna alla luce con la provvidenziale ristampa anastatica di Novaria sacra di Carlo Bescapè nella traduzione e con le ampie note di Giuseppe Ravizza. Il Bescapè, di nobile famiglia lombarda, barnabita rigoroso, fu infervorato alla religione dal suo ammiratissimo amico Carlo Earromeo, di cui scriverà una poderosa e fortunatissima Vita (la descrizione che vi è fatta della peste di Milano fu paragonata a quella d'Atene di Tucidide). Fatto vescovo di Novara nel 1593 da Clemente Vili, il Bescapè percorse per vent'anni, con zelo incessante, la sua diocesi, e tutto annotò. Studiò le vicende antiche e le recenti, tenne censimenti e trascrisse lapidi romane. La sua Storia è il quadro di un paese incredibile, fatto solo di baite sperdute fra le nevi (les neiges d'antan); di pochi « focolari » stretti intorno a un castelletto nella pianura; di presidi spagnoli e viscontei: e chiese, chiese e cappelle dovunque. Uno spaccato inconscio, il volto di tante province, per secoli, della nostra penisola. Quindi anche, per noi, una lettura di continuo interesse, sospinta da una quantità di ! realtà vive e di notizie curio I se. Anche gli itinerari pasto | rali di un vescovo per valli 1 senza strade, dove i monta nari lo issavano sulle spalle lungo i sentieri già percorsi dai Cimbri nello scendere in1 contro a Caio Mario, ci par- lano con evidenza di un mondo perduto, meno bello ma più vero delle gite in carrozza di un vedutista svizzero e dei santini falsi di un Cusio francescano. Carlo Carena