Memoria di Dessi

Memoria di Dessi Memoria di Dessi Torna un lontano e introvabile libro del narratore sardo Giuseppe Dessi: « Introduzione alla vita di Giacomo Scarbo », Ed. Mondadori, pagine 138, lire 2200. Questo « racconto lungo » di Giuseppe Dessi, Introduzione alla vita di Giacomo Scarbo, risale al 1948, anno in cui apparve su una rivista: pertanto nell'itinerario della sua arte fa ponte fra le opere del periodo giovanile (La sposa in città, 1939; San Silvano, 1939; Michele Boschino, 1942), e il romanzo I passeri, pubblicato nel 55, che comprende larghi riferimenti integrativi alle vicende di due suoi personaggi: Giacomo Scarbo, appunto, del quale, decenne nelVlntroduzione, apprendiamo che è morto combattendo in Spagna nelle brigate internazionali, e il conte Massimo, suo padre, che, rimasto vedovo anche della seconda moglie, finisce solitario e farneticante nella casa avita, in Sardegna, dove il racconto è ambientato. Raccolta tardi (1959) in volume, ma in una collezione fuori commercio, l'Introduzione era finora nota quasi solo agli « addetti ai lavori »: giusto, quindi, estenderne la conoscenza, e per l'intrinseco valore, e per la portata di quel « ponte ». Formatosi in ambiente pisano e fiorentino, nel gusto degli scrittori di Solatia e dei giovani « memorialisti » degli Anni Trenta, il primo Dessi appariva tutto inteso a liberare i propri motivi, legati ai ricordi della sua Sardegna, da ogni residuo bozzettismo o verismo regionale, per trasporti, proustianamente, in quell'atmosfera trasognata e rifrangente, che è l'atmosfera del « tempo perduto » e della sua favolosa ricerca. Successivamente, nell'immediato dopoguerra, il problema espressivo di Dessi fu, nella confermata fedeltà alla propria ispirazione, di fare più posto, per entro quelle evocazioni e suggestioni liriche, ad un racconto (per dirla con il Pancrazi) di persone e di fatti: in altre parole, di trovare un intimo accordo fra il mondo della memoria e quello della realtà, fra autobiografismo e oggettività narrativa. E ciò non per influsso del trionfante neorealismo, ma per necessaria rispondenza a quel nucleo drammatico che è pure al centro del suo lirismo. Le due madri Ora l'Introduzione segna il primo, felice momento di tale accordo, che avrà nei Passeri, e più tardi nel Disertore, il suo graduale compimento, per giungere, nel recente, bellissimo Paese d'ombre, al proprio coronamento. La memoria ha ancora, in questa Introduzione, un ruolo preminente perché la vera protagonista è, in certo senso, un'ombra, una assente: Josephine, la prima moglie del conte Scarbo e madre di Giacomo, morta di tisi in giovane età. Perché del suo ricordo vive in gran parte il conte, sebbene ami la seconda moglie; e attraverso i ricordi, e i silenzi del padre, l'adolescente Giacomo cerca di ricostruire un qualche ricordo diretto di lei, e quindi della propria infanzia passata lontano da casa, presso una zia e dei cugini; e infine la stessa nuova moglie, la giovanisima Alina, vive del suo riflesso, non solo sull'affetto del marito ma anche nell'impegno che ella pone nel comportamento verso Giacomo. La realtà si svolge dunque condizionata da questa memoria, la vita di tutti i giorni da quella inconscia o immaginata: ma è la realtà che alla fine dà uno scossone all'altra. Un fatto, una sciagura: per la rottura improvvisa di un carro, un carico di legname, abbattendosi su Già-1 corno, sembra averlo ucciso. Ma Alina non si arrende, come gli altri, all'idea della morte, pur così familiare in quella casa: e partecipando, per così dire, con viscere di arfrstccsnctiilndanamvmcastzpdilbdp madre a quell'evento, riesce a infondere nuova vita nel ragazzo. Un motivo fra magico e freudiano, surreale e allegorizzante, non insolito nel Dessi di allora, ma qui reso poeticamente concreto, reale, dal convergere in esso del lirismo che pervade ogni parte o episodio del racconto: dal ritorno di Giacomo a casa, fra campi, boschi, animali, a certi suoi impacciati colloqui con il padre; dai momenti di tenera confidenza o addirittura di complicità fra lui e Alina, accomunati dalla sommissione così a quel ricordo come all'autoritarismo del padre e marito, alla sconcertante rivelazione, per Giacomo, del mistero sessuale; dagli scorci di interni familiari alle aperture immense del paesaggio; dalla rumorosa attività del frantoio all'alto silenzio dei monti, al buio e alle pause delle notti. Un racconto volto all'indentro più che all'esterno, inteso non tanto a rendere la figura dei personaggi (sebbene qualcuna, come quella di Alina, sia ben viva nella sua natura apparente-sparente), quanto a cogliere la loro intimità segreta, quel labirintico intrico di sensazioni, sentimenti, immagini, sogni, gelosie, pudori, dominato dal pensiero del fluire del tempo della solitudine e precarietà dell'uomo di contro al perdurare della natura, alla irrevocabilità del destino, del « fato ». Una bella prova Un racconto dalla linea sinuosa, a volte sbandante per quel procedere a più livelli, ma con nessi costanti fra loro e con l'ispirazione prima: sì che il risultato complessivo è omogeneo come di rado nel precedente Dessi. Che è appunto il nuovo acquisto di questa Introduzione: una novità rilevante sulla via di quell'accordo che si diceva. E ne è prova la lumeggiata densità della scrittura, di quella prosa sorretta da un vigile gusto letterario, memore delle origini, e pur mossa, articolata nei suoi vari registri, dell'elegiaco al drammatico. Arnaldo Boccili

Persone citate: Arnaldo Boccili, Dessi, Giacomo Scarbo, Michele Boschino, Passeri, San Silvano

Luoghi citati: Sardegna, Spagna