Courchevel in Savoia di Gigi Mattana

Courchevel in Savoia NEVE E SPORT Courchevel in Savoia In questi ultimi anni si è parlato molto, anche troppo, di « ski total »; quel tipo cioè di insediamento montano che crea il tutto dal nulla, quelle metropoli della neve nate in mezzo a un deserto e cresciute fino a misure mostruose. Molti credono che lo « ski total » sia una novità, vale invece la pena di osservare (e il modo migliore è una vacanza di almeno una settimana) un centro che è partito da zero nel 1947 e in 26 anni ha saputo espandersi fino alle misure ottimali: Courchevel. Per arrivare a Courchevel, in Savoia, da Torino si possono seguire due strade: o fino a Bardonecchia, poi trasporto sul treno navetta sotto il Fréjus, quindi la valle della Maurienne fino al nodo stradale di Albertvllle, quindi la salita lungo la valle della Tarentalse (circa 260 chilometri) oppure l'autostrada fino ad Aosta, Courmayeur, traforo del Bianco, Chamonix, Megève, Albertvllle e la parte finale in comune (300 chilometri tondi tondi, ma strade lievemente più scorrevoli perché meno frequentate). Courchevel è stato creato dove non esistevano insediamenti precedenti, ma con un criterio validissimo: le autorità politiche e sportive savoiarde lo ritenevano, e a ragione, Il posto più adatto per far nascere una grande stazione sciistica. Attualmente Courchevel è uno strano paese diviso In tre settori a quote diverse: a 1550 metri, a 1650 e il nucleo più importante a 1850 metri (inutile dire che vi si arriva con una strada che farebbe l'invidia di tutte le località turistiche italiane). Le costruzioni sono tutte modernissime, ma sempre di dimensioni molto accettabili e, se non si giunge alla raffinatezza di proibire la circolazione automobilistica in paese, in compenso vi sono le pistj che corrono in mezzo alle case. Le cifre che la stazione savoiarda può vantare sono spaventose: 18 mila posti letto, 47 impianti di risalita con una capacità oraria di trasporto di 33 mila persone (più o meno il triplo di Sestriere), 120 chilometri di piste curate da 54 uomini e 18 mezzi meccanici. Questa valanga di impianti e di piste si inserisce in un paesaggio strano: mancano infatti le grandi montagne, praticamente si arriva a tutte le vette con le funivie e gii skilifts e Il terreno è prevalentemente erboso, vuoi per natura, vuoi perché da oltre vent'anni quassù si pratica l'Inerbamento artificiale che da noi è ancora sconosciuto in molte località. L'unica pista in mezzo agli abeti è la celebre « Jean Blanc » uno dei più belli e veloci tracciati da discesa libera delle Alpi; per II resto si viaggia prevalentemente su plateaux amplissimi che i battipista battono senza risparmio e su cui viene effettuata una manutenzione eccezionale tanto che è ben difficile trovare una gobba. La quota massima raggiunta dagli impianti sono i 2700 metri della Saulire da cui partono le piste più impegnative (il Grand Couloir è al livello di un Furggen con neve cattiva); tutti gli altri impianti servono tracciati alla portata di sciatori medi e, anche quando la pendenza si fa più accentuata, l'ampiezza del terreno è una buona garanzia di sicurezza. Continuiamo con le cifre: 29 ristoranti (quattro o cinque in media in una buona stazione italiana), 22 locali di divertimento, 9 ristoranti d'alta quota all'arrivo degli impianti di risalita; e poi alberghi a non finire, trasporti urbani con pullman e taxi a livello di una città, un palazzo del ghiaccio da favola, un trampolino di salto costruito ex novo (da noi quei pochi che ci sono stanno andando in rovina). A un paio di chilometri da Courchevel 1850, a circa duemila metri di quota ecco poi l'ultima attrazione, quella che fa veramente capire come qui ci si trovi in un altro mondo: un altiporto sgombrato dalla neve, con hangar, stazione meteo, ristorante e tutti i servizi, collegato due volte al giorno con Parigi senza scalo in un'ora e mezzo dai Twin Otter, bimotori a venti posti, e in mezz'ora con Ginevra: la Air Alpes, la compagnia che gestisce II servizio, offre poi i suoi Pilatus Porter anche per gite turistiche sui ghiacciai savoiardi ed è un'esperienza indimenticabile. Fin qui tutto magnifico: Courchevel però per gli italiani ha al¬ meno un handicap. Vuoi per la | clientela piuttosto selezionata che lo frequenta, vuol per gli « scivoloni » della lira, i prezzi sono decisamente più alti che da noi: una « settimana bianca » in un albergo paragonabile a un nostro seconda categoria non costa meno di 800 franchi (oltre 110 mila lire) e gli extra hanno quotazioni proibitive: una bottiglia d'acqua 900 lire, una di Beaujolais piuttosto comune 4000 lire; in compenso il trattamento è estremamente cordiale e, tanto per sfatare una leggenda che vede i • cugini » d'oltralpe sgarbati nei nostri confronti, gli italiani qui sono particolarmente benvoluti. Non dimentichiamo poi una scuola di sci con 200 maestri e « nurses delle nevi » cui affidare in piena tranquillità I bambini: per chi è disposto a spendere qualcosa di più che in Italia una vacanza a Courchevel è un'occasione da non perdere. Gigi Mattana

Persone citate: Jean Blanc, Pilatus Porter, Savoia

Luoghi citati: Aosta, Bardonecchia, Courmayeur, Ginevra, Italia, Parigi, Savoia, Sestriere, Torino