Tutti gli uomini di King di Furio Colombo

Tutti gli uomini di King CONVERSAZIONI AMERICANE Tutti gli uomini di King Qualche istante dopo i due colpi di fucile che hanno abbattuto Martin Luther King sul ballatoio del secondo piano del Motel Lorraine, a Memphis, di fronte alla stanza n. 304, è stata scattata una fotografia. Accanto al corpo del leader negro c'è un uomo giovane, ripreso con il braccio teso, in avanti. Sta indicando il punto da cui l'assassino ha sparato. E' Andrew Young, prete e laureato in filosofia, che in quel momento (il 5 aprile del 1968) aveva poco più di trent'anni ed era executive director della «Southern Christian Leadership Conference», cioè il numero due dell'organizzazione di King. Inginocchiato accanto al corpo c'è un altro prete, Ralph Abernathy, coetaneo e compagno di studi di King, un assistente e, più ancora, un fratello e un accompagnatore fedele. Da sinistra, sta accorrendo un uomo alto, di tipo atletico. Molti anni dopo sarebbe stato possibile definirlo «uno come Shaft, come Superfly». Ma a quel tempo il cinema negro non esisteva. Si chiama Jessie Jackson, prete come gli altri, rappresentante di King a Chicago. In basso, dal cortile, un altro del gruppo alza le braccia per chiedere, o per pregare. E' Hoshea Williams, uno degli organizzatori più tenaci delle marce nel Sud e delle campagne per estendere il diritto di voto. In un'altra fotografia, scattata due giorni dopo nella chiesa di Auburn Avenue, ad Atlanta (la chiesa di King, durante la veglia funebre) si vede un ragazzo grassoccio con il vestito nero e la cravatta delle occasioni solenni che aspetta di passare davanti alla bara scoperta del suo leader assassinato. Confrontando le immagini apparse di recente sui giornali è facile riconoscerlo. E' Maynard Jackson, divenuto, lo scorso novembre, il primo sindaco negro di Atlanta e del Sud. Nel suo ufficio al palazzo del Congresso, a Washington, Andrew Young, deputato del partito democratico («mi hanno eletto le stesse persone che dieci anni prima mi avevano mandato in prigione ») mostra le fotografie sotto il vetro della sua scrivania. Molti democratici dicono che Young potrebbe essere il primo vicepresidente negro nella storia degli Stati Uniti. Forse alle prossime elezioni. Incrocia le braccia, sorride. — Ecco qua. Tutti gli uomini di King. Abernathy è il solo che si sta ritirando. Dei vecchi tempi gli è rimasta l'umiltà, il senso della misura. Vuole tornare a fare il parroco in una piccola chiesa, da mesi sta chiedendo che lo sostituiscano alla testa del movimento che ha ereditato da King. Jessie Jackson sta ancora a Chicago, ma si occupa di cinema. Stasera, nel quartiere negro di Washington, c'è la prima del suo film, Salvate i bambini. Hoshea Williams è nel consiglio comunale di Atlanta, fa da collegamento fra la città, i sindacati e il quartiere negro. Maynard Jackson è il sindaco della città, la più grande e la più ricca del Sud. — Questo vuol dire che niente è andato perduto? Che il delitto, lo sbandamento, le ondate di violenza, le frantumazioni del movimento negro, le ferite e le ribellioni non hanno liquidato, in questi anni, il lavoro di King? E i leader «estremisti»? Che cosa è successo a Rap Brown, Bobby Seale, Eldridge Cleaver, Angela Davis? E Malcolm X che posto ha nell'eredità del movimento negro? ★ * Sulla scrivania di Andrew Young c'è un piccolo altoparlante. Serve per fargli sentire le chiamate per la discussione o il voto nell'aula dei deputati. Una chiamata interrompe il discorso. La stanza in cui lo aspetto ha l'aria goliardica e festosa dell'ufficio dei Kennedy. Una certa bellezza, una certa eleganza c'è negli oggetti e nei volti di tutte le fotografie, nelle facce dei figli e nei loro disegni, incorniciati con cura. Una ragazza graziosa viene dall'altra stanza ad offrire il caffè. Nella staff del giovane deputato solo due segretarie sono negre. Un giovanotto biondo, probabilmente un neolaureato che vuole fare un po' di esperienza al Congresso, è l'addetto stampa. E sono bianche anche le due assistenti. Dalla porta socchiusa entra una scolaresca, bambini e bambine scintillanti di colori e di vestiti puliti, e si raccolgono intimiditi in mezzo alla stanza aspettando l'arrivo della maestra. E' una signora allegra e ingombrante che si piazza nel centro, ignora i presenti come se fossero statue, e racconta a questi bambini la storia di King, indicando le foto e gli oggetti come se tutto fosse accaduto ai tempi di Jefferson. Quando Andrew Young torna dall'aula, i bambini gli si raccolgono intorno docili, per la fotografia, e dicono i loro nomi guardando i polsini, la camicia, le mani di questo signore negro che sembra il personaggio di un copione di Hollywood e invece esiste davvero. Andrew Young assomiglia a Sidney Poitier, ma ha gli occhi di uno che non ha mai avuto la vita facile. E una rapidità di riflessi, che può trasformarsi in istintiva eleganza. Ma qualche volta tradisce una antica prontezza ad affrontare gli eventi, ad aspettarsi di tutto. Accompagna i bambini, perde il tempo necessario con la maestra, richiude la porta e comincia esattamente dal punto in cui si era interrotto. — Per un momento il movimento è sembrato dividersi in classi, la borghesia negra contro o senza i suoi poveri. King era un prete della classe media, in termini europei voi direste: un piccolo professionista pieno di buone intenzioni. Questo può essere anche il mio ritratto, e quello degli altri del vecchio gruppo. Ma King era un pastore nel senso antico, biblico della parola. Col tempo avrebbe perso i borghesi ma non i poveri. Lo hanno ucciso mentre organizzava lo sciopero degli spazzini di Memphis. Se il movimento sindacale e il movimento negro si fossero uniti, alcuni episodi della nostra storia sarebbero stati diversi. Chi ha sparato, 0 il mandante, doveva averlo capito. — Chi ha sparato? — Che importanza ha? Un negro del Sud vive da secoli nell'attesa di essere ucciso. E' spaventoso, ma dà anche un peso e un senso al più insignificante dei gesti, alle minime decisioni giorno per giorno. Dove si è rotto il movimento? Non nella divisione fra più agiati e più poveri, perché i poveri non si sono mai separati da King. Non nella contrapposizione fra moderati ed «estremisti», per usare un linguaggio che noi non abbiamo mai voluto accettare, ma che era di moda, perché gli estremisti si sono bruciati in una spirale di progetti pazzeschi o impossibili. Noi, gli uomini di King, non abbiamo mai voluto separarci secondo la linea razziale e vedere nei bianchi i ne mici. E' stupido, è innaturale ed è inutile. L'unico personaggio nato dall'amarezza e dalla frustrazione del ghetto che non si è trasformato in una comparsa da telefilm è stato Mal colm X. Io credo che una stra da lunga e difficile, alla fine, avrebbe portato molto vicino 1 due soli leader che abbia avuto il movimento negro d'A merica. Due delitti lo hanno impedito. — Dunque è sopravvissuto solo il movimento di King? Young punta col dito sul vetro indicando le quattro fotografie. — No, al contrario, dell'organizzazione di King non è rimasto più nulla. Ma neanche l'America è rimasta la stessa. La gente viva non abita dentro i musei. Abernathy è un buon prete ma sa benissimo che quando la storia volta pagina uno non può continuare a battere le mani cantando, con le marce e con le dimostrazioni. Vuole ritrarsi appena possibile, ma la fine del movimento è già cominciata. La prima cosa da dire è che non siamo una confraternita di angeli. Hoshea Williams è così forte, nella zona negra di Atlanta, che dovrò stare in guardia con lui, il mio vecchio compagno di marce e di prigione, se non voglio perdere il seggio nelle prossime elezioni al Congresso. Maynard Jackson, che è il più giovane di tutti, è ancora più forte. Fare il sindaco di Atlanta vuol dire una porzione di potere notevole, fra i bianchi e fra i negri, nel partito democratico e nella vita economica di quello Stato. E quello Stato, la Georgia, sta vivendo una fase di espansione incredibile, persino in un momento di crisi, perché i negri, da contadini poveri, da diseredati del ghetto, sono diventati operai, tecnici, funzionari, insegnanti. Quando noi abbiamo posto l'alternativa alla parte bianca di Atlanta non intendevamo fare una minaccia ma solo annunciare l'esito inevitabile: se il ghetto rimane ghetto ci sarà odio, droga, delinquenza comune e rivolta politica. Se la città assorbe il ghetto e Io cancella, vuol dire una città più sicura, ma anche diversa. Faccio un esempio: trasporti pubblici, le scuole e gli ospedali di Atlanta sono un modello. Per noi anche gli ospedali — nella condizione di prima — erano il ghetto. Una controparte intelligente ha capito al volo l'offerta. Non è vero che uscire dal ghetto e dalla povertà vuol dire lasciarsi assorbire dal sistema. Invece vuol dire un certo numero di uomini liberi in più. — Ma allora non c'è più un problema dei negri? — Io ho fatto solo un esempio, un piccolo esempio. Quello che voglio dire è: non c'è l'America dei negri c l'America dei bianchi. C'è l'enorme problema del nostro futuro, con alternative tremende, tra una vita più umana e un destino di repressione e di distruzione. Il Vietnam mi sembra la prova migliore. La morte nel Vietnam era la nostra infezione. Andrew Young propone di andare nella zona negra di Washington. Ci sarà la presentazione del film di Jackson. Passiamo per le strade che erano state incendiate, dopo la morte di King. Passiamo all'incrocio in cui Robert Kennedy si era presentato all'improvviso, da solo, una sera di maggio del 1968, prima che la polizia potesse intervenire e scortarlo. Ed era stato portato in trionfo. — Se tornasse, o se venisse Ted Kennedy — dice Young fermando al semaforo — succederebbe di nuovo. Un fascio di luce punta sulla porta sverniciata di un cinema di periferia. La folla occupa il marciapiede e la strada. Ci sono ragazze da fumetto e famiglie stordite, appena arrivate da qualche paese del Sud. Ci sono giovanotti sospettosi che si muovono a disagio guardandosi intorno, con le mani cacciate in fondo alle tasche. E teenagers scatenati che saltano da tutte le parti, troppo nuovi e troppo giovani per immaginare che si possa mettere in discussione un loro diritto. Signori col cappello, e signore con la falsa pelliccia, cercano di tenersi in disparte e ammoniscono i figli ad abbassare la voce. Il cinema è pieno di folla negra, un mare di bambini e centinaia di giovani Shaft e di giovani Superfly. Uno dopo l'altro, seguiti dal cerchio di luce del riflettore, Jessie Jackson, Hoshea Williams, Andrew Young passano davanti allo schermo. Li saluta un urlo di approvazione e di affetto, come fa la folla allo stadio per incoraggiare i suoi idoli. Questo adesso, è il «movimento». Gli uomini di King hanno ancora da fare. Furio Colombo