Vita difficile degli scrittori russi

Vita difficile degli scrittori russi CRONACA DEGLI SPETTACOLI ALLATELEVISIONE Vita difficile degli scrittori russi In "Quel giorno" rievocato il caso Solgenitsin e discusso il rapporto tra gli intellettuali e il governo sovietico - Qualche sbadiglio sulla rotta di Magellano - Stasera "Un caso di coscienza" e il film con Danny Kaye Tutta l'attenzione del pubblico si è rivolta anche ieri, ovviamente, ai telegiornali che riportavano immagini e servizi sulla strage di Fiumicino e sui tragici fatti successivi. Quando ci sono avve- ta, i notiziari sono le uniche cose che hanno importanza, il resto passa decisamente in secondo piano. Eppure ieri non mancava nel programma serale la trasmissione di impegno che in un altro momento avrebbe attirato molto e sarebbe stata fonte di meditazioni amare e di accese discussioni. Ma in questo momento il tema che sconvolge è diverso, e la gravità e l'urgenza di una questione come il drammatico rapporto tra potere e cultura nimenti del genere alla ribal-~ bi, li e ice- in Urss — argomento di Quel giorno — possono essere parse meno « attuali ». Come punto di partenza c'è stata la rievocazione della cerimonia della consegna del Nobel, nel dicembre del '70, he a, n va an tta e n he aeco ra o l-1 qUm(ji esattamente tre anni ~ fa, allo scrittore sovietico Aleksandr Solgenitsin, cerimonia alla quale il celebre autore di « Una giornata di Ivan Denisovich » non era presente (spiegò più tardi che temeva, uscendo dalla Russia, di non potervi più rientrare). Da questa mancata presenza si è sviluppato lungo il programma, curato come di consueto da Andrea Barbato e Aldo Rizzo, tutto un discorso sulla difficile, spesso assurda, non di rado tragica situazione degli artisti e intellettuali dissidenti in Urss, parecchi dei quali sono stati internati in case di cura o processati e imprigionati, o fatti comunque tacere in quanto le loro opere non sono state pubblicate o sono sparite dalla circolazione. Nel corso dei filmati' abbiamo sentito l'opinione di due insigni scrittori tedeschi, Giinter Grass e Heinrich Boll, e di due sovietici «ricoverati» per motivi politici, Panin e Volpin. In studio il critico Carlo Bo, lo storico comunista Paolo Spriano e Alberto Moravia hanno dato vita ad un acuto ed appassionante dibattito. ■¥• * Succede il finimondo, ma quelli della « troupe » di Sulla rotta di Magellano proseguono pacifici e beati il loro viaggio... Gli intenti sono nobili, non lo mettiamo minimamente in dubbio, difatti in quegli strani intermezzi recitati, in cui i partecipanti alla spedizione si trasformano in attori e sporgendo con la faccia da dietro uno sportello o da un fascio di corde si danno del voi e si urlano accuse ed insolenze, l'accento, bisogna dire, casca di regola sugli aspetti mercantili e repressivi delle grandi imprese di oare Ma nnnel ne ataota ntiva are naca i n esplorazione, con il solito bianco che avendo in una mano la croce e nell'altra una ben affilata spada sottomette da padrone a schiavo un popolo dietro l'altro. Spirito lodevole, ripetiamo, i Ma come la tira per le lunghe questa brava gente! Dobbiamo assistere a tutti i loro spostamenti, alle loro discussioni, alle loro passeggiate, ai loro pasti. A girare il mondo così, certo che la «troupe» si è divertita! Ma lo spettatore? Sono di quelle esperienze che a viverle va benissimo; ad assisterci, a parte l'invidia, be', non è esaltante, capita persino di avvertire un po' di sonno... Perché cronache del tipo di Sulla rotta di Magellano dovrebbero essere fatte in modo assai più spiccio e sintetico: così, rischiano di assomigliare pericolosamente a quei filmetti che i reduci dalle vacanze infliggono agli amici cortesemente annoiati. Ghiotto piatto per gli appassionati del cinema, la puntata del ciclo di Douglas Fairbanks che ha compiuto, rispetto alle precedenti, un passo indietro nel tempo. Dopo averci fatto conoscere il divo dinamico dal sorriso sfondante — l'«americanissimo divissimo», come fu definito — il ciclo ci ha mostrato, con materiale veramente da museo, i suoi inizi all'epoca della prima guerra mondiale, da «L'agnello» dove un giovanotto, molle e abulico, per amore di una fanciulla diventa un leone e sgomina una banda di felloni, a «Il matrimaniaco» (noto anche con i titoli di «Matrimoniomania» e «Stratagemmi matrimoniali»), a «Un moschettiere moderno», molto tipico e significativo. L'antologia di ieri era da vedere perché permetteva di capire il successivo sviluppo del cinema di Douglas e perché cominciava a dare una precisa immagine di una certa America ottimista, trionfalistica, «giovanile». I La serata comprendeva inoltre — spostato in aper-tura di « secondo » — l'ori-ginale televisivo Rapido 416 di Enrico Roda, con regìa di Flaminio Bollini. ^ ^ Stasera scelta tra l'ultima puntata di Un caso di coscienza di Biagi e il film con Danny Kaye. u. bz. I dl

Luoghi citati: America, Russia, Urss