La regina tajgà e lo zar petrolio di Alberto Ronchey

La regina tajgà e lo zar petrolio RITORNO NELL'URSS La regina tajgà e lo zar petrolio (Dal nostro inviato speciale) Novosibirsk, dicembre. « Quaranta gradi non è freddo, quaranta gradi non è vodka, cento chilometri non è distanza », recita l'accademico Michail Lavrentev sollevando le lunghe braccia. Siamo nel giardino della sua dacha al limite del bosco, di fronte alla linea delle betulle che tagliano il vento verso Novosibirsk. Gran vecchio alto due metri, il fisico-matematico Lavrentev è il reggitore del falansterio scientifico siberiano di Akademgorodok (quarantacinquemila abitanti, la metà scienziati e studenti ricercatori) fondato da lui stesso e da tre altri « padri pellegrini », il geologo Trofimuk, il fisico Christjanovic, il matematico Sobolev. La dacha e il giardino somigliano a una scenografia del mchat di Cechov, trasferita da alcune migliaia di chilometri; madame Lavrenteva prepara marmellate di lampone, ribes nero e mele del paradiso, che offre per il tè nella veranda decorata con fiori di serra intorno al samovar; sulle pareti è un museo familiare di reperti archeologici, antropologici, geologici, antiche mappe del territorio fra l'Ob e la Cina. Il sole è un disco bianco, un globo di luce elettrica; Akademgorodok, fra neve e tajgà, pare una colonia spaziale nel più celebre dei paesaggi sotto zero. Verso Nord, tra le basse izbe affumicate e le forti conifere che nascondono i nidi congelati degli uccelli migratori, gli arbusti della steppa sono bruciati dal purga, il vento che in mezz'ora seppellisce una casa nella neve. E più a Nord è la Siberia degli sciamani imbonitori degli spiriti, insieme con la Siberia dei Lager. Ma il lago di Ob è bellissimo; e la cittadella di Lavrentev deve ispirare una nuova e gaia leggenda contro la vecchia e oscura leggenda, che pesa sul nome Sibir come una fatalità della semantica storica, dalla prima katarga decabrista all'ultimo « viaggio involontario » di Amal'rik, attraverso l'eco dei memorabili versi di Anna Achmatova: « Là, dietro il filo spinato, / nel cuore dell'impenetrabile tajgà / conducono all'interrogatorio la mia ombra ». E inoltre questa colonia spaziale, microcosmo felice di studenti e scienziati, di chiari villini e viali, è stata confitta con la forza propellente e la precisione d'un missile balistico intercontinentale nel centro geografico dell'Urss, fra il confine occidentale e Vladivostok, sull'incrocio fra l'Ob e la Transiberiana e la Turksib, nell'epicentro d'un gigantesco boom naturale che va dal bacino carbosiderurgico del Kuzneck ai forzieri petroliferi della Tjumen'skaja Oblast'. Non era in questione solo l'immagine della Siberia, ma un'agglomerazione di «materia grigia» accanto alla materia prima. Lavrentev, Trofimuk, Christjanovic e Sobolev, confortati dal Gosplan, sono riusciti a produrre una Siberia di serra, sociologica e scientifica, come un paradiso sul purgatorio. Per questo, « quaranta gradi non è freddo, quaranta gradi non è vodka, cento chilometri non è distanza ». ★ ★ Akademgorodok ha l'emblema del sigma, il segno matematico dell'unificazione - addizione, poiché tutti gli istituti di ricerca operano qui secondo il metodo dell'interazione e i modelli matematici sono il linguaggio comune. Anche il geologo Andrej Trofimuk, che già scoprì il bacino petrolifero Volga-Ural con perizia rabdomantica, ora s'affida agli indicatori cibernetici per misurare il grandioso e vario tesoro dissepolto della Siberia, la cui superficie è stata appena graffiata. Nel suo istituto, fra un incredibile campionario di minerali, il « mago del petrolio » si aggira con l'allegria d'un orso siberiano estasiato dal miele della foresta, mentre i giornali annunciano le notizie catastrofiche sulla carestia energetica occidentale. — E' davvero un oceano sotterraneo di petrolio, come dicono, oppure un mare, un lago? « Un oceano — sorride beato l'accademico Trofimuk —. La sua età geologica è la stessa dei petroli dell'Alaska, ma va dall'Ovest siberiano fino alla Jakutija e all'Artico. L'Unione Sovietica, sapete, ha una superficie di 22 milioni di chilometri quadrati e sotto la metà di questo territorio, per 11 milioni di chilometri quadrati, abbiamo petrolio e gas naturale. I giacimenti siberiani sono già 220 e la regione di Tjumen', a breve distanza ddmSsteacsngdqeg da qui, è finora la più ricca di petrolio, potrà fornire 800 milioni di tonnellate l'anno. Solo i pozzi di Samotlor possono rendere 100 milioni di tonnellate in un anno ». In alcuni pozzi, il greggio estratto può essere già usato allo stato naturale dalle barche da pesca sull'Ob. Al museo geologico esibiscono alcuni campioni di questo prodigio naturale. — II vostro zar petrolio dunque avrà un potere ultimativo. Non è così? « L'America è più ricca di quanto si voglia far credere, ma noi abbiamo riserve molto superiori, appena saggiate, e presto anche la produzione sarà maggiore. E poi abbiamo giacimenti di gas naturale per 12 trilioni di metri cubi. Sappiamo che le riserve di carbone censite finora nel mondo sono 23 trilioni di tonnellate, e fra questi 10 sono nell'Urss e 9 in Siberia ». Ma la pianificazione del Gosplan non regge il confronto con l'immensa e antica opera di natura. Dinanzi a risorse smisurate, sta il ritardo di produzione, tecnologia e infrastrutture. Nel 72 l'Urss ha prodotto 400 milioni di tonnellate di petrolio, contro 470 degli Stati Uniti. Nel 73 doveva raggiungere 429 milioni di tonnellate, ma il piano è stato ridotto. Le consegne alla Francia e alla Germania sono in ritardo. Tuttavia molti sovietici, usi a deprecare le proprie arretratezze anche a paragone dei piccoli europei « dalle mani d'oro », sembrano anzitutto compiaciuti della disgrazia altrui; anche se i reggimenti dello zar petrolio si muovono tuttora in un impero senza strade, fra le insidie della regina tajgà. Sotto la pulsione dell'entusiasmo geologico, Trofimuk continua l'inventario del tesoro nascosto. « E abbiamo i minerali di ferro, nei quali il metallo giunge fino al 70 per cento; i metalli non ferrosi; i diamanti, in giacimenti freschi. Il 16 agosto abbiamo estratto un diamante di 232 carati. Platino, oro. In una tonnellata di minerale aurifero abbiamo estratto fino a 230 chili d'oro». Andrej Trofimuk guida un esercito di geoioghi, geofisici e cibernetici; nel massimo impero di terra, già per secoli presidiato dalle armate cosacche e trasmesso ai sovietici dall' ultimo « stupido Romanov », è il geologo che può avere per laboratorio il più vasto spazio fra tutti i geoioghi del mondo. Ma la sua opera è come in una zona d'ombra fuori del tempo reale, poiché la ricognizione-accumulazione delle risorse fondamentali è in anticipo di un'epoca rispetto ai ritmi dell'industria. A tale condizione alluderà poi Vladimir Mozhin, dell'Istituto d'economia, osservando che forse nella struttura del gigante sovietico si riflette la legge meccanica per cui « quanto maggiore è la massa tanto maggiore è la forza d'inerzia ». * * Al geologo che dirige la più vasta ricognizione patrimoniale di tutti i tempi, per i figli e i nipoti, si addice la sentenza di Marx: «Accumulate, accumulale, questo dicono la Legge e i Profeti ». L'accumulazione continua, inesorabile anche se lenta, dagli Urali alla Chukotka. Nel '60 avevo viaggiato qui lungo l'intera Transiberiana, nel '67 in Tupolev; tuttora non è facile riconoscere, accanto all'accumulazione, mutamenti radicali nelle condizioni del byt, del vivere e del suo ambiente. Città più grandi, ma tuttora paesaggi di lignee izbe nere. Ancora carretti (persino l'antica taratajka a due ruote) e cavalli con gli zoccoli nella neve per le strade e i sentieri; e villaggi senz'acqua, senza elettricità, presso i fiumi più veloci del mondo per volume d'acqua al secondo, con le centrali idroelettriche « facili » di Brack e Krasnojarsk. Le condizioni della Siberia si riassumono del resto in una sola vicenda. Se gli occidentali sono giunti impreparati alla crisi petrolifera, non hanno saputo « pianificare il futuro », qui la planirovanje di mezzo secolo e la produzione giungono impreparate dinanzi alle nuove possibilità senza limite offerte all'economia sovietica da quella stessa crisi, con l'oceano intatto dei petroli siberiani. Non si poneva una questione complessa come quella delle « alternative » energetiche (nucleari, solari, geotermiche), poiché il petrolio è dovunque, con l'estrema dovizia illustrata da Trofimuk, come il gas naturale e il carbone; bastava raccogliere il prodotto (della geologia, non del Gosplan), usando le tecniche acquisite, senza versare alcuna royalty a emiri o sceicchi. Se si esclude Akademgorodok, serra sperimentale d'un favoloso avvenire innestata nel mondo della « Casa dei morti » di Dostoevskij, la Siberia è tra il passato e il futuro, ma non ha presente. Le antologie insegnano ancora che la Siberia è il « mondo nuovo » della Russia: spazi, fiumi, risorse e materie prime su scala ingigantita, laghi come il Bajchal che ha più acqua del Baltico, foreste per 720 milioni di ettari. Ma questo « mondo nuovo », la metà dei territori dell'Urss e tuttora solo il dieci per cento della popolazione, vive fra l'alba fredda di una economia inarticolata c la potenzialità del massimo plusvalore di tutti i tempi. Alberto Ronchey