Parigi: il regime è in piena crisi Governo attaccato da ogni parte di Alberto Cavallari

Parigi: il regime è in piena crisi Governo attaccato da ogni parte Chieste da molti le dimissioni di Messmer e di Marcellin Parigi: il regime è in piena crisi Governo attaccato da ogni parte Il primo ministro si è debolmente difeso in un discorso alla radio - Vi è chi parla, per sostituire Messmer, di Giscard d'Estaing (per compiacere la destra economica) e chi di Chaban Delmas ("più sociale" e corporativo) - Lo scandalo del "Canard enchainé" (Dal nostro corrispondente) Parigi, 17 dicembre. La «crisi occulta» del governo Messmer si è fatta clamorosamente pubblica. Una violenta campagna di stampa chiede da quarantotto ore le dimissioni del primo ministro Messmer, e del ministro dell'Interno Marcellin. Il gruppo riformatore e il gruppo radicale hanno domandato stasera lo scioglimento dell'attuale Camera e la riunione straordinaria del Parlamento. Il primo ministro Messmer è stato costretto, stasera, a difendersi dai microfoni di Radio Europa fo, e lo stesso Pompidou ha anticipato a giovedì venti dicembre il suo messaggio radiotelevisivo di Natale. Il primo ministro Messmer, alla radio, si è debolmente difeso dagli attacchi. Ha detto che la politica petrolifera francese è quella buona, che tutto va bene, e che «un rimpasto governativo è affare mio dato che sotto la Quinta Repubblica esiste una regola: il primo ministro resta in carica finché gode della fiducia del presidente della Repubblica, e finché il Parlamento non voti una mozione di censura contro di lui». Questa breve risposta, certamente insufficiente rispetto all'ondata della polemica pubblica, preannunciata dallo stesso Messmer come una «vigorosa replica», ha lasciato pensare che l'Eliseo sia intervenuto per raffreddare la tensione. Crisi di governo, manovra governativa di rimpasto, o crisi di regime? L'aria è di emergenza e di pronto soccorso. L'attacco al governo, con richiesta di dimissioni, è certamente concentrico ma contenuto all'interno dello stesso sistema post-gollista. Il settimanale Le Point, che ha chiesto la testa di Messmer, con titolo in copertina, non è di opposizione. L'uomo che ha firmato l'articolo è Georges Suffert, scelto un mese fa da Pompidou per essere intervistato alla televisione dopo la sconfitta sulla riforma costituzionale, è vicino a Chaban Delmas. Cristian Fouchet, che definisce stasera il governo «una équipe sgonfiata», è un gollista di sinistra. Vasti settori della stampa che chiedono la crisi sono legati alla destra di Giscard d'Estaing. L'Express (di Servan Schrei- ber, riformatore) partecipa alla grande offensiva. Le Nouvel Observateur (socialisti di sinistra) si è profondamente inserito, non certo per favorire il passo avanti dei comunisti al potere. Le prime valutazioni sono ancora ipotetiche. La crisi potrebbe essere di tipo conservatore, per sostituire a Messmer Giscard d'Estaing per favorire la destra economica che non risparmia critiche. Potrebbe essere una conseguenza del congresso di Nantes, della sterzata a sinistra del gollismo, col «più sociale» e corporativo Chaban Delmas destinato a sostituire Messmer. Potrebbe essere una manovra dello stesso Pompidou che ha bisogno di ricambio governativo per consolidare il regime in crisi. Ma potrebbe anche significare una somma di convergenze critiche al governo (da destra a sinistra) capace di aprire, con una pressione imponderabile, anche una crisi del regime Pompidou. E' comunque la prima volta che un-governo gollista viene attaccato pubblicamente con tanta violenza. In passato, i cambi della guardia sono sempre avvenuti con impulsi dall'alto. La stampa attacca, le formazioni politiche sono aggressive, il regime si difende. Se non è facile dire da chi, è però facile dire da che. La prima aggressione vien dal suo stesso interno, dalla lotta tra gollisti scatenata da tempo. Non c'è dubbio che la crisi sia interna al regime, logorato dalle sue contraddizioni, che non trovano più una sintesi nella visione di De Gaìdle. Ma esiste anche una crisi obbiettiva, di gestione, che ha\consentito a un deputato giscardiano, Emmanuel Hamel, d> proclamare alla Camera: «Siamo governati da incompetenti». Fallimento della legge costituzionale di Pompidou, affare Lip, inflazione, politica estera velleitaria, scarso successo a Copenaghen, rinvio della legge sull'aborto, scandalo del Canard, scarsi successi della politica filo-araba nel petrolio, hanno dato ormai un senso alla crisi. Le previsioni dei giornali sono che tra il 6 e il 10 gennaio Pompidou potrebbe sciogliere il gabinetto. Secondo L'Express il governo attuale non passerà l'inverno. L'Aurore ha già rivelato che esiste un piano preparato dall'Eliseo per uscire dalla crisi. Sarebbe già stabilito che presto molti deputati della maggioranza formulerebbero una dichiarazione che consentirebbe a Pompidou di fare un rimpasto ministeriale licenziando sia Messmer, incapace, sia Marcellin, il ministro dell'Interno colpevole di spionaggio telefonico. Le manovre in atto sarebbero quindi regimiste. Per salvare il regime, Pompidou penserebbe sia a un nuovo ministero appoggiato dai cen¬ tristi (ex democristiani) che sono prediletti dai giscardiani e dalla destra economica, sia a un nuovo ministero più a sinistra. Ma non è certo facile sapere quello che succederà. Nel senso che Pompidou, per salvare il regime, potrebbe accettare — al limite estremo — anche un nuovo ministero più appoggiato al partito gollista e alla sua sinistra, con benevola astensione socialista. L'Udr è mobilitato per il 10 dicembre per prendere decisioni. In ogni caso una cosa è certa: la debolezza popidouiana ha trovato nel recente affare del Canard e degli ascolti telefonici la sua Watergate. In un Paese a democrazia parlamentare, non presidenzialista, la Francia avrebbe già infatti avuta, .una..ozisi- di seserssdue mesi fa con lo scandalo televisivo, finito in rimpasto ministeriale. Ma l'attuale scandalo del Canard, che ha fatto da nuovo catalizzatore alla crisi endemica, comporta tuttavia una più grande serie d: variabili. Pompidou può servirsene — come con la tv — per rafforzarsi. Ma potrebbe non potersene servire e, con una sinistra incalzante, trovarsi di fronte a un difficile 1974. Resta il fatto che, negli ultimi tempi (come scrive anche il Figaro; Z'équipe ministeriale è apparsa estremamente debole «coi ministri pronti a buttarsi dalla barca che affonda». E ciò significa una conferma che l'atmosfera da Quarta Repubblica si consolida in Francia sotto il pretenzioso mantello di una Quinta rimasta senza De Gante. Alberto Cavallari Il presidente Pompidou

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