Assolta la donna accusata di avere ucciso il marito di Francesco Fornari

Assolta la donna accusata di avere ucciso il marito La sentenza pronunciata alle assise di Como Assolta la donna accusata di avere ucciso il marito Il verdetto per insufficienza di prove - Prima che la corte si ritirasse in camera di consiglio, dove è rimasta otto ore, Angiolina Mutti ha gridato: "Sono innocente, ridatemi mio figlio" • Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna all'ergastolo (Dal nostro inviato speciale) Como, 15 dicembre. Angiolina Mutti, accusata dell'omicidio del marito, Andrea Pulici, in concorso con l'amante Giancarlo Corbetta, suicidatosi la notte stessa del delitto, è stata assolta per insufficienza di prove, dai giudici della corte d'assise di Como. La sentenza è stata decisa dopo una permanenza di oltre otto ore in camera di consiglio. Si e trattato di una decisione molto ardua: in un processo indiziario, quale era questo, la posta in palio era molto grossa. Per l'imputata, infatti, il pubblico ministero, dr. Del Franco, aveva chiesto ieri l'ergastolo. Alla lettura della sentenza, i fratelli del Pulici, che si erano costituiti parte civile, non hanno nascosto il loro disappunto, mentre fra il pubblico qualcuno ha applaudito. Si è conclusa così la prima fase di questa tragedia, iniziata nella notte del 14 novembre dell'anno scorso, a Rogoreto, un piccolo paese della Brianza. Sia il pubblico ministero che il patrono di parte civile hanno annunciato che presenteranno ricorso. L'udienza si è aperta con l'arringa del difensore, avvocato Pacia, che si è protratta per circa quattro ore. Una arringa lucida, obiettiva, corretta e soprattutto umana. Fin dall'inizio, l'avvocato Pacia non si è nascosto, e l'ha fatto rilevare ai giudici, di trovarsi in una posizione difficile, dovendo difendere una donna che «a Casatenovo, piccolo punse, gente di rudi sentimenti, gli esponenti di due famiglie hanno già condannato ». Il difensore ha affrontato il proprio compito ricorrendo a una tattica che ha destato l'emozione dei presenti, instillando il sospetto che le cose, durante l'istruttoria, non fossero state fatte come si doveva. Da abile giocatore, ha esibito le sue carte al momento opportuno, mettendo in dubbio non solo la regolarità di certi atti, ma anche l'essenza del dibattimento. Pacia ha posto i giudici di fronte a un dilemma nuovo e inquietante: « Siamo nelle ipotesi, siamo nelle illazioni, ma siamo soprattutto nel dubbio. Il dubbio è ad ogni passo, può condurre al punto di doversi domandare: chi è il suicida, chi è l'omicida in questo processo? Angiolina Mutti è coinvolta, sulla scorta di cosa? Di semplici sospetti ». Rifacendosi agli atti dell'inchiesta, il difensore ha fatto una « possibile » ricostruzione dei fatti, dalla quale potrebbe apparire che l'assassinato è il Corbetta, mentre l'omicida-suicida sarebbe Andrea Pulici. Una tesi indubbiamente appassionante e costruita sulla logica. L'avvocato si è soffermato a lungo sul « preteso » suicidio del Corbetta; un suicidio che è sembrato poco chiaro anche al giudice istruttore, perché presenta parecchi punti oscuri e che, sulla base degli elementi acquisiti durante le indagini, non potrebbe essere avvenuto, come sostiene l'accusa perché, « tenendo conto delle testimonianze della Vigano, che afferma di avere visto uscire un'ombra dalla casa del Pulici verso le 3,30 di quella notte, e di quelle dei ferrovieri che hanno segnalato che alle 5,05 sui binari della ferrovia "c'era qualcosa" (il corpo del giovane), tenendo conto del tempo occorrente per andare in auto dalla casa del Pulici al fiume Adda e da qui alla ferrovia (tempo calcolato dai carabinieri in due successivi esperimenti), risulta matematicamente impossibile che il Corbetta abbia potuto trovarsi a quell'ora all'appuntamento col treno che l'avrebbe ucciso ». « Siamo sulla strada sbagliata, sulla strada dell'errore giudiziario », ha affermato il difensore. Ogni elemento presentato dall'accusa è stato utilizzato dall'avvocato Pacia per dimostrare che poteva adattarsi benissimo alla tesi opposta. Con ricchezza di particolari ha ricostruito «l'altro delitto» riuscendo persino a dare una logica spiegazione a fatti rimasti finora incerti. L'avvocato Pacia, vibrando formidabili colpi contro il castello dell'accusa, ha detto che tutta l'istruttoria è stata condotta senza alcun rispetto della legge e dei diritti della difesa. «Le dichiarazioni rese dall'imputato in assenze, del difensore non possono essere utilizzate », ha sottolineato. E ha aggiunto che ai giudici è stato presentato dall'accusa «un verbale indegno d'un processo così grave ». L'avvocato Pacia si è sforzato di dimostrare ai giudici che in questo processo indiziario manca anche la causale. Angiolina Mutti avrebze potuto uccidere il marito per tre motivi: odio, interes- se economico, desiderio di rendersi libera. Sostiene l'avvocato, « non è mai emerso che la mia cliente abbia dimostrato disprezzo o disinteresse verso il marito ». L'interesse? «Dopo la morte del Pulici che cosa è rimasto alla donna? Soltanto i debiti». Desiderio di rendersi libera? « Il famoso divorzio all'italiana. Ma la Mutti non voleva abbandonare il marito e il figlio. Lo ha dimostrato quando ha confessato al Pulici, che sospettava qualcosa ma non ne ai-eva la certezza, I le sua relazione col Corbetta ed è tornata con lui. Per perdonarla il marito aveva posto una condizione: o interrompi la relazione, oppure ti mando via. Se voleva la sua libertà, l'aveva a portata di mano ». Il difensore ha concluso il suo intervento affermando: « La realtà di questo processo è che nulla di vero, di certo è stato fatto per accertare i tempi, i luoghi, le cause delle morti. Nulla si è fatto per rintracciare eventuali veri colpevoli. Io chiedo agli uomini giusti della corte di assise di Como, giustizia. E la giustizia ha un nome, un numero: articolo 479 del codice penale »: è l'articolo che prevede tutta la gamma delle formule assolutorie. Prima che i giurati, alle 13,40, si ritirassero in camera di consiglio, il presidente ha chiesto all'imputata se aveva qualcosa da dire. « Sono innocente, ridatemi mio figlio», ha gridato fra le lacrime Angiolina Mutti. Francesco Fornari Como. Angiolina Mutti in aula (Foto Rossi)

Luoghi citati: Casatenovo, Como