È stato il rapimento più lungo

È stato il rapimento più lungo È stato il rapimento più lungo (Nostro servizio particolare) Roma, 15 dicembre. «Sono Paul Getty, mi dia una sigaretta: guardi mi hanno tagliato l'orecchio». Con queste parole alle 5,30 di stamane si è concluso il rapimento più lungo del mondo: 5 mesi e cinque giorni. E' l'alba del 10 luglio 1973, Paul è stato al «Three Top », un night club, poi è passato a piazza Navona per vedere Danielle Devret, una francesina con cui voleva passare le vacanze a Gaeta, a casa di un amico. Paul non la convince e si avvia solo verso casa. Ma dalle 3 e mezzo nessuno più lo ha visto. Il 12 luglio Gail Harris avverte la polizia. «Ho ricevuto una telefonata dai rapitori di mio figlio — dice — è una cosa seria». Il 17 luglio seconda telefonata: «Attendete istruzioni — telefona il "calabrese" — e preparate i soldi del riscatto ». Terza telefonata dei rapitori il 19 luglio. E' la prima richiesta di denaro: 300 milio¬ ni. La notizia viene confermata, smentita, riconfermata, ancora smentita. E si fa strada l'ipotesi che il ragazzo abbia montato un falso rapimento per finanziare un film. Passa una settimana di silenzio. Il 26 luglio arriva una nuova richiesta di riscatto. Due miliardi, cifra mai pagata per un rapimento. Gail Harris sviene. Il contatto con Londra, dove vive l'ex marito Getty II, è difficile. E da Sutton Place, il vecchio Getty I annuncia: «Non pago neppure un centesimo. Dopo due settimane il legale della madre di Paul, Jacovoni, annuncia che tra 24 ore ci sarà il contatto definitivo. Ma la cosa sfuma e Gail Harris offre 1000 sterline di premio a chi le darà notizie del figlio. E' il 17 agosto. Il 25 agosto la famiglia Getty lancia un «ultimatum» ai rapitori: accettate 250 milioni entro la fine del mese, oppure non se ne farà più nulla. Dall'altra parte del telefono i banditi non rispondono. Il 12 settembre arriva a Ro¬ ma l'emissario di Paul Getty senior: è un americano autorizzato a trattare con i rapitori. Porta con sé una borsa contenente, pare, 300 milioni. L'uomo aspetta una settimana e quindi sparisce. Il 9 otto- i bre arriva una lettera anoni- i ma alla redazione di un giornale romano: «Se non pagate il riscatto — è scritto — vi manderemo un orecchio del ragazzo: poi l'altro e poi anche le braccia o le gambe ». Tredici giorni di silenzio ed ecco un macabro plico arrivare allo stesso giornale: c'è un ciuffo di capelli rossi e un orecchio, il destro, mozzato. La madre riconosce i capelli ma ci sono dubbi sull'orecchio. Le indagini sul reperto dimostrano che è stato tagliato ad una persona viva, di età inferiore ai trent'anni. E' il 22 ottobre. Il 14 novembre ancora un contatto telefonico. La signora Gail chiede al «calabrese» la prova che il ragazzo non sia stato ucciso. Otto giorni dopo, il 22 novembre, una telefonata anonima avverte un giornale romano che le fotografie di Paul con l'orecchio mozzato sono state lasciate sul bordo dell'autostrada Roma-Napoli. Arrivano i cronisti e la polizia. In un barattolo, al posto indicato, ci sono le foto, a colori, fatte da una Polaroid. Non c'è trucco: si vede la cicatrice. Ora anche il padre di Paul, scettico sul rapimento, si convince e offre 600 milioni per il pagamento del riscatto. Il resto è la storia di questi primi 15 giorni di dicembre. Nuovi contatti coi rapitori e un lungo, difficile dialogo con la famiglia. La madre del ragazzo chiede e ottiene il silenzio della stampa. Due giorni fa le ultime «voci»: il riscatto sarebbe stato pagato alle condizioni imposte dai banditi (pare un miliardo e settecento milioni di lire). Non resta che attendere. E alla mezzanotte di ieri Gail Harris parte in macchina, insieme al capo della Mobile della questura di Roma, verso il Sud alla ricerca del figlio, ormai libero. f. b.

Luoghi citati: Gaeta, Londra, Napoli, Roma