Non avevamo creduto
Non avevamo creduto Non avevamo creduto Non ci avevamo creduto. Avevamo creduto alla messa in scena del delitto, e invece ci siamo trovati di fronte a un gesto cannibalico. Il rapimento di Paul Getty III era avvenuto in piazza Farnese: nella Roma, ancora bellissima, fra la mole un po' pesante di Palazzo Braschi e l'ombra di Giordano Bruno incappucciato che si allunga la sera su Campo de' Fiori. Sono stradine, piazzette dai nomi poetici e un po' truci: vicolo della Cuccagna, piazza del Paradiso, via del Mascherone, via del Biscione. Nomi da teatro. E per l'umanità che vi si aggira, pare di stare fra le quinte d'un palcoscenico o di un teatro di posa, dove le comparse si intrattengono ciondoloni, l'aria distratta, stravaccata, i costumi non proprio messi a punto. Sono le comparse d'uno spettacolo dei più strani: qualche Cristo dal viso martoriato ma in blue jeans, ufficiali della guerra di Secessione con la giubba priva di bottoni, ragazze piovute da qualche tela preraffaellita con la gonna rattoppata: sguardi perduti in invisibili lontananze, lentezze di gesti, e poi cappellacci tirati sopra gli occhi, barbe, ciocche aggrovigliate di capelli, basettoni. In quella folla variopinta qualche brigante lo si incontra senza dubbio. Insomma, pensavamo ad un rapimento fittizio: — Paul Getty III rapito per burla, col consenso di se stesso, magari col consenso di persone che gli erano anche vicine affettivamente. In una società permissiva per cinismo, gli scandali, i delitti si macerano, diventano poltiglia nella gran melma dell'assuefazione e non c'è sorpresa. Ma sì!, è stato detto: chi è questo piccolo Paul Getty? Con tutti i miliardi alle spalle, il padre che fa collezione di calìe bibliografiche a Londra, e che a Roma ha svernato un po' jet set, un po' radicai chic, ma che poi se ne è dovuto scappare per la vicenda tutt'altro che chiara di Talita Pohl: — insomma, chi è questo ragazzo? Pettegolezzi e giornali per soli uomini, o sole donne, non lo hanno risparmiato. Una volta appariva fotografato come «eroe nudo», ragazzino smagrito, patetico, afflitto forse da un sistema linfatico irregolare; un'altra volta, o un'altra volta ancora ti veniva sussurrato che soffriva del complesso del papà e del nonno; che era in disperata ricerca d'una sua personalità, d'una sua inequivocabile identità. Avrebbe avuto bisogno di farsi un nome, senza che gli gravasse addosso la pesante eredità della famiglia. E poiché il nonno aveva detto che per fare denaro l'unico modo è quello di estorcerlo con ogni stratagemma a chi ce l'ha, ecco che lui, in cerca di un se stesso un po' credibile, e naturalmente in cerca di denaro, aveva partorito la brillantissima idea di rapirsi e chiedere a quel nonno riottoso e scorbutico tanti soldi da riempire per intero un convoglio ferroviario. Una burla? Un teatro: o una burla a teatro. E i mesi passavano. Mentre il nonno dall'America mandava qui i suoi detectives privati, e sosteneva che no, che mai avrebbe sborsato una lira. I pettegolezzi erano senza dubbio arrivati fino a lui. Tre stagioni Invece, il rapimento di Paul Getty III, in questa orribile stagione di rapimenti, è il più orribile cui abbiamo assistito. La lunghezza del tempo in cui si è articolato: l'estate, l'autunno, e ormai siamo all'inverno. Qualcuno dava per certo che il ragazzo se la spassava in villeggiatura, che in questo bizzarro modo si preparava a un film: vedi caso, il film del suo kidnapping. Invece, per la congerie di chiacchiere incredule, per le vociferazioni le più disparate in cui affogava, la vicenda si faceva sempre più raccapricciante. Al sommo di tutto, la macabra sortita dell'orecchio tagliato e spedito per posta a un quotidiano. Poi, le lettere dei rapitori, scritte in un linguaggio viziosamente edulcorato, da fotoromanzo da strapazzo, ma dove salivano a galla, con una premonizione sinistra e d'una funebre ironia, minacce che ci facevano tornare indietro nel tempo. Vi si avvertiva che se il riscatto per il ragazzo non fosse stato pagato nella misura e nelle forme ri¬ chieste, «un altro pezzo della sua carne» sarebbe stato spedito. Poi le fotografie della ferita, e le lettere di lui, di Paul, terrorizzato: e qualcuno continuava a parlare di teatro, di foto truccate, e così via. Il riscatto ormai è stato pagato Paul Getty III è stato restituito, mutilato, a sua madre. Tutto era vero: — tutto, sì, è cominciato dalle parti di Piazza Farnese a Roma, fra lo scenario di uno degli estremi rifugi della hippie revolution. Il peggio è che si è concluso con un rito cannibalico. I briganti d'una volta mozzavano orecchie, mani e teste, e arrivavano a scannare, come fossero stati stregoni, le loro vittime. Era rabbia, era vendetta che nei negri riti del sangue trovava una forma di sconsacrata assoluzione. Irrazionale Ma oggi, ci chiediamo, quali ancestrali bisogni possono, in quei modi, venire placati? Si dice che la rapina è sempre dettata da un bisogno di giustizia sociale, è sempre motivata dalla necessità di una più equa ripartizione dei beni. Non sarà forse vero il contrario: cioè, che la rapina non vuol saperne, neanche oscuramente, di equità e di giustizia? Non sarà forse vero che, chi oggi la pratica, non sa che farsene delle razionali, illuministiche spiegazioni che si danno del suo agire, e vuole invece comprovare che l'irrazionalità e il sangue sono l'unico modo, sono la «soluzione globale» che a suo giudizio il mondo ha davanti? Non credo che esistano uomini che, inconsapevolmente, ammalati senza rendersene conto, si comportane come briganti da Medioevo: credo che esistano uomini che a freddo decidono di comportarsi come tali, poiché sono convinti che la vita non possa dir loro nient'altro. Enzo Siciliano
Persone citate: Braschi, Enzo Siciliano, Giordano Bruno, Paul Getty, Pohl
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