Paul Getty è libero, in clinica senza un orecchio, sofferente di Francesco Santini

Paul Getty è libero, in clinica senza un orecchio, sofferente Dopo una estenuante prigionia durata oltre 5 mesi Paul Getty è libero, in clinica senza un orecchio, sofferente E' stato pagato il riscatto di un miliardo e 700 milioni di lire - Abbandonato di notte dai banditi presso Lagonegro in Basilicata, ha camminato a lungo, sul bordo dell'Autostrada del Sole, sotto la pioggia - Un camionista ha dato l'allarme e il ragazzo è stato raccolto dal capitano dei carabinieri - L'incontro con la madre nella caserma di Lagonegro: un lungo abbraccio Ritrovato nel cuore della notte (Dal nostro inviato speciale) Lagonegro, 15 dicembre. All'ufficiale che gli si è fatto incontro, si è presentato con il cognome: «Sono Getty, sono Paul Getty» ha detto salendo sulla «Giulia» del nucleo investigativo dei carabinieri di Lagonegro. «Mi dia da fumaren, ha chiesto e, aspirando con golosità la prima boccata, con voce dura ha concluso: «Adesso ho anche fame». Poi è rimasto in silenzio a guardarsi intorno, mentre le luci di un'alba piovigginosa sfumavano le montagne della Basilicata. L'ufficiale che per primo lo ha raccolto lungo l'Autostrada del Sole al casello di Latina, è il capitano Eliseo che, a sera, commenta: «Un ragazzo per bene, con la sua cicatrice rossastra all'altezza dell'orecchio destro, deciso nel tono, elegante nel tratto, abituato ad essere servito. Un po' traumatizzato, ma molto duro, per i suoi diciassette anni)). L'erede della dinastia dei petroli, che a Roma aveva rifiutato il nome dei Getty per farsi stampare nei bei caratteri in rilievo di Pineider, un biglietto con scritto sopra soltanto Paul, al momento della verità si è ricordato della famiglia e al capitano dei carabinieri che ingenuamente gli chiedeva «Ma lei è proprio Paul Getty junior?», ha precisato: «Terzo, Paul Getty III, dopo Dady che è il secondo e il nonno, che è il primo». Erano le cinque e trenta del mattino e l'ufficiale lo ha condotto in casa sua, nell'alloggio di servizio della caserma. La famiglia si è messa in agitazione. La prima a svegliarsi è stata Angela, quattro anni, che ha chiesto in grande euforia chi fosse l'ospite. «E' un americano», ha risposto il capitano alla figlia ed ha aggiunto: «Anna, Anna, svegliati C'è da preparare un po' di cibo». Mentre Paul nella stanza di soggiorno lasciava i suoi vestiti fradici di pioggia, la signora Eliseo si è alzata dal letto e ha preparato un piatto di spaghetti conditi con un po' di burro. L'erede dell'uomo più ricco della terra, si è cambiato e ha indossato una vecchia maglia del capofamiglia, un paio di calzoni e le pantofole lasciando le scarpette da tennis ormai fuori uso in un angolo. L'hanno messo dinanzi alla pastasciutta che ha mangiato con avidità «Mi dispiace, è in bianco. Ieri avevo fatto un buon ragù ma non aspettavo ospiti. Vuole una cotoletta alla milanese?» ha offerto la moglie dell'ufficiale. «Volentieri, la gradisco» ha risposto Paul Getty. Racconta però il comandante del nucleo di Lagonegro: «La carne l'ha lasciata tutta nel piatto, forse non gli è piaciuta». Sono questi, così come ci sono stati riferiti in dettaglio, i primi trenta minuti trascorsi da Paul in un ambiente sereno. In realtà è stato rilasciato un'ora o forse prima ma il resto della storia, dalla notte del 9 luglio quando fu rapito in piazza Farnese nel cuore della Roma rinascimentale, deve essere ancora raccontato. Incerte appaiono le poche frasi che si è lasciato sfuggire. Ha rifiutato, infatti, di rispondere alle domande degli inquirenti Il giovane si è limitato a dire: «Ho camminato per molto tempo lungo l'autostrada. Passavano poche auto e anche quelle poche non si sono fermate». Il primo ad arrestare il suo pesante automezzo accanto al ragazzo che sbucava sulla strada dalla pensilina del distributore della Esso che lo riparava dalla pioggia, è stato Antonio Tedesco, un trasportatore di Viglianello, che aveva lasciato il suo paese da appena dieci minuti. Ha intuito più di quanto Paul, sotto choc, non sia riuscito a spiegare, ma si è rifiutato di prenderlo a bordo. E' corso però alla caserma dei carabinieri per dare l'allarme. Gli inquirenti hanno stabilito che il giovane ha camminato per un'ora circa. Ad affermarlo ò il tenente colonnello Ernesto Bregante della Legione di Potenza. «All'imbocco d.lia galleria del Forno, a cinque chilometri dallo svincolo dì Lauria, abbiamo trovato il fazzoletto e la calza che il giovane si è strappati dal volto appena la vettura aSi rapitori lo ha lasciato. "Non toglierti la benda, ti controlliamo", hanno intimato i suoi carcerieri, ma Paul, appena ha sentito il motore allontanarsi verso Sud, si è liberato gli occhi ed ha preso a camminare. C'è sembrato sotto choc — dice il colonnello —, ma qualche domanda gliel'abbiamo pur fatta, anche per curiosità nostra. Ci ha cosi detto di avere iniziato il viaggio verso la libertà alle 17,30 di ieri pomeriggio. Ma chi può dire quanti chilometri l'auto dei rapitori abbia percorso in sette ore e in quale direzione? E se ha sempre girato attorno sullo stesso tragitto? Un unico elemento è certo. Il ragazzo è stato rapito a Roma e qui è ricomparso, in qualche modo l'avranno pur portato. E' soltanto una mia impressione, ma suppongo che sia rimasto nascosto sulle montagne della Calabria: è una zona che si presta, offre buoni nascondigli». «Quanti uomini erano a bordo della vettura assieme a Paul» abbiamo chiesto all'ufficiale. «Più persone — ha risposto —, ma il giovane non ha saputo precisare quante». «Parlavano con inflessioni dialettali precise?». «I dialetti — secondo quanto ci ha detto — erano diversi. Ma forse, così gli è sembrato di capire, tutti meridionali, in particolare della Calabria. Ma non dovete chiedere a me queste cose — dice l'ufficiale —. L'unico che può parlare è il magistrato. Anche lui però non sa molto: il ragazzo, quando gli è stato detto che il sostituto procuratore l'avrebbe interrogato si è limitato a dire: "Non ho niente da raccontare né ho intenzione di dire qualcosa"». II magistrato ha così rinunciato. «Paul Getty è una vittima, non un imputato — continua il colonnello —, nessuno può obbligarlo a parlare. A raggiungerlo alle otto e trenta nella piccola caserma del Lagonegro è stata sua madre, Gail Harris, in viaggio dalla mezzanotte assieme al capo della squadra mobile romana, Masone, a bordo di una «Giulia» bianca con targa civile della questura di Roma. Avevano lasciato Roma subito dopo l'ultimo contatto coi rapitori che avvertivano, alle undici e trenta, che Paul sarebbe stato liberato nella notte, in un tratto lucano dell'autostrada. «Un incontro drammatico?» abbiamo domandato al comandante del nucleo. «Un lungo abbraccio — ha risposto —: un lungo abbraccio in silenzio, ma non drammatico: nessuno ha pianto. Francesco Santini Roma. Paul Getty III negli uffici di polizia (Telef. Ap)