Due sindaci anti-mafia di Piero Cerati

Due sindaci anti-mafia Nella Valle di Susa Due sindaci anti-mafia A Borgone respinti due giovani inviati al soggiorno obbligato • Si teme l'inserimento di "boss" come a Bardonecchia (Dal nostro inviato speciale) Susa, 14 dicembre. Il sindaco di Borgone di Susa, Enrico Castagneri, ha respinto un giovane inviato al soggiorno speciale nella cittadina; motivo: non è stato possibile trovargli un alloggio. In realtà, le trame mafiose in valle hanno dato origine alla speculazione edilizia e al racket delle braccia; tra due anni i lavori per il tunnel e l'autostrada del Fréjus saranno in pieno svolgimento, vi saranno impegnati 170 miliardi e migliaia di persone, tra le quali la maggior parte immigrate dal Sud; la presenza in valle di persone note alla polizia per le loro attività non è opportuna perché potrebbe creare fenomeni di sfruttamento, di subappalto, di «regolamento di conti», di mafia. Provano questo pericolo le documentazioni dell'Ispettorato del Lavoro, dei sindacati, dei Comuni (primo fra tutti, quello di Bardonecchia); una sottocommissione dell'antimafia (i parlamentari Vineis, La Torre, Mazzola, Pisano) è stata in valle ad interrogare sindaci, carabinieri, pretore ed ha riconosciuto che in questi anni «sono emersi con evidensa episodi che hanno caratteristiche mafiose». Inoltre «una delegazione di sindaci si recò tempo fa a Roma e riuscì a far cancellare i propri comuni dall'elenco dei paesi destinati ad ospitare i soggiornanti obbligati — dice Enrico Castagneri — non mi sembra però la via da seguire: io desidero chiarire fino a che punto, soprattutto in una situazione come la nostra, i sindaci hanno l'obbligo di ospitare nei loro comuni certi personaggi inviati al soggiorno obbligato». Castagneri ricorda alcuni episodi di pochi anni or sono «Venne inviato al soggiorno un giovane che nel giro di un mese riuscì ad imporsi a tutti: non mancarono gli attentati: la 1100 nuova di alcuni manovali fu incendiata con una bomba molotov nella stra 'a della cittadina». E il sindaco di Bardonecchia professor Corino: «Chiederci le prove contro la mafia non ha senso: nessuno, nemmeno in Sicilia, riesce ad averle; ci chiedano gli indizi e i documenti sulla trama mafiosa sviluppatasi in Valle Susa: quelli esistono; per guanto riguarda Bardonecchia, alcuni elementi di giudizi in atto mi sembrano sufficienti, in base alle vigenti leggi, per sradicare in parte questo fenomeno». Forse qualche personaggio rischia sin d'ora l'incriminazione: non per nulla l'antimafia ha superato difficoltà di natura giuridica e burocratica per la necessità di svolgere apposite indagini in Valle Susa. Il problema che si pone il sindaco di Borgone, Castagneri, è di evitare che la manodopera di emigrati in arrivo per il Fréjus possa trovare un ambiente mafioso e sia costretta a sottostare a certi «boss». Non è la prima volta che Castagneri allontana un sorvegliato, sempre per «mancanza di alloggio», dal suo comune. Nel febbraio 1973 giunse Giovanni Di Folco, romano. Si presentò con i documenti di soggiornante obbligato e chiese un alloggio. Pochi giorni dopo, il sindaco chiamò un funzionario della questura di Torino perché accertasse che non vi erano abitazioni disponibili; rilasciò quindi una dichiarazione al Di Folco, che se ne andò. « Il pretore di Susa, dottor Jacovacci, — spiega Castagneri — mi convocò per contestarmi d'aver mandato via il Di Folco. Risposi che avevo soltanto detto di non aver a disposizione case per i soggiornanti obbligati e nello stesso modo rispose il funzionario della questura ». L'episodio non ebbe seguito. In primavera, Castagneri, che è anche vicepresidente uscente della comunità della bassa Valle Susa e della Val Cenischia, si fece promotore di un ordine del giorno simile a quello del comune di Bardonecchia: l'applicazione delle norme antimafia in valle, facendo presenti i problemi che l'autostrada e la galleria del Fréjus avrebbero comportato con il massiccio arrivo di immigrati. Un'organizzazione mafiosa avrebbe potuto creare il racket della manodopera e dei subappalti. L'ordine del giorno fu approvato all'unanimità dai presenti (16 su 25 sindaci della comunità). In risposta, Castagneri ricevette una lettera da Roma in cui gli si comunicava l'invio di un sorvegliato speciale Francesco D'Agostino, 28 anni, condannato dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Il sindaco si recò dai carabinieri e disse: «Oggi come allora, non vi sono alloggi disponibili». Gli fu risposto che D'Agostino era in carcere, di non preoccuparsi: chissà quando si sarebbe presentato. Giunse sabato, 1 dicembre, scarcerato per decorrenza dei termini. La lettera che preannunciava il suo arrivo è giun¬ tbt«slla«—nogDsslqBtap ta ieri (era partita il 4 dicembre). Questa volta, Castagneri telefonò al pretore Jacovacci: «Che cosa devo fare?». Risposta: «Metta D'Agostino in una locanda, poi veda di sistemarlo». I giorni sono passati, ma alloggi liberi non ve ne sono. « Inoltre — spiega Castagneri — mi sono accorto che nessuna legge obbliga i sindaci ad ospitare i soggiornanti obbligati. Allora ho rilasciato a D'Agostino una dichiarazione scritta: il Comune non può soddisfare la richiesta verbale del signor D'Agostino in quanto non è possibile reperire una qualsiasi dimora in Borgone per persone del genere. Invito il signor D'Agostino a rivolgersi alle competenti autorità per ottenere quanto richiesto, qualora in loco vi fosse apposita attrezzatura di proprietà o di uso al Ministero dell'Interno». Copia della dichiarazione è stata inviata alla questura e alla prefettura di Torino, ai carabinieri di Borgone, al pretore di Susa. D'Agostino ha già lasciato la cittadina della Val Susa. Se nessuno si opporrà alla decisione del sindaco, i comuni della Valle potrebbero disporre di un precedente e agire nello stesso modo. Verrebbe anticipata l'azione antimafia sollecitata da Bardonecchia: allontanamento e rifiuto di ospitare i vigilati speciali, i soggiornanti obbligati e tutti coloro che sono stati sottoposti alla legge di prevenzione dei crimini mafiosi. Piero Cerati