Il pm chiede l'ergastolo per la donna che aiutò l'amico a ucciderle il marito

Il pm chiede l'ergastolo per la donna che aiutò l'amico a ucciderle il marito Il processo in assise a Como per il delitto della Brianza Il pm chiede l'ergastolo per la donna che aiutò l'amico a ucciderle il marito Secondo il rappresentante dell'accusa, Angiolina Mutti fu presente e partecipò alla furiosa lite fra i due uomini che si concluse con l'assassinio di Andrea Pulici - I due amanti avevano architettato il piano da tempo, prefabbricandosi alibi per simulare il suicidio della vittima - La "superteste" ha negato l'esistenza di un "terzo uomo" nel delitto (Dal nostro inviato speciale) Como, 14 dicembre. Ergastolo: questa la condanna chiesta dal pubblico ministero al termine della sua requisitoria per Angiolina Mutti, processata per l'omicidio del marito Andrea Pulici perpetrato con l'amante Giancarlo Corbetta, morto suicida la stessa notte del delitto. Il rappresentante della pubblica accusa ha contestato all'imputata anche l'aggravante delia premeditazione. La requisitoria del dottor Del Franco è durata oltre tre ore. Angiolina Mutti non era presente. Poco prima, infatti, aveva dovuto abbandonare l'aula in seguito a una crisi nervosa. Il p.m. nella sua chiara e lucida ricostruzione dei fatti ha fugato i dubbi che ancora incombevano su questa oscura vicenda, allontanando definitivamente dalla scena del delitto la presenza di un «terzo uomo», un fantomatico personaggio che era comparso improvvisamente alla ribalta ieri, al termine dell'udienza. Ergastolo, dunque. Questa parola era risuonata per la prima volta stamane nell'aula della corte d'assise di Como, al termine della prima parte dell'udienza che era stata dedicata all'interrogatorio di Rachele Vigano, la «superteste» tirata in ballo ieri sera da Rita Corbetta, sorella di Giancarlo, una delle testimoni presentate dall'accusa. Le dichiarazioni della Vigano, pur non confermando in pieno quanto detto dalla Corbetta, si sono rivelate comunque molto pericolose per la Mutti. Easti pensare che, dopo averle ascoltate, il p.m. dottor Del Franco ha chiesto alla Corte che venisse contestata all'imputata l'aggravante della premeditazione. Ed è a questo punto che l'avvocato difensore Pacìa, rivolgendosi alla cliente che aveva ascoltato, apparentemente senza comprendere, la richiesta del p.m., ha gridato: «Signora, ha capito bene cosa vuol dire questo? Significa l'ergastolo». Stamane il dibattimento aveva avuto una sospensione, per permettere ai giudici di recarsi nell'abitazione della Vigano, per interrogarla. La donna, ottuagenaria, aveva fatto sapere di non essere in grado di presentarsi in aula per le sue precarie condizioni di salute. Perciò il presidente, dottor Floris, ha ordinato l'interrogatorio a domicilio. A Rogoreto di Casatenovo, dove abita la donna, sono andati il giudice a latere dottor Virzì, accompagnato dal rappresentante dell'accusa, dall'avvocato di parte civile, Speciale, dal difensore. Con loro c'era anche Rita Corbetta, che ieri aveva rivelato il nome della Vigano affermando che le aveva confidato d'aver visto, la notte del delitto, Angiolina Mutti uscire dalla propria casa in compagnia di due uomini che portavano un corpo umano. Le dichiarazioni, rese al giudice da Rachele Vigano, differiscono notevolmente da quanto era stato detto in aula dalla Corbetta. L'anziana sigora, a letto influenzata, ha confermato soltanto d'aver visto «qualcosa», ma ha aggiunto di non essere in grado di precisare di che cosa si trattava. Questa, in sintesi, la sua testimonianza: «La notte del 14 novembre dell'anno scorso, verso le 3,30 sono scesa in cortile per governare le bestie. Un lavoro che faccio abitualmente a quell'ora ogni notte, prima che arrivi il lattaio per prendere il latte. Nel buio ho visto solo un'ombra uscire dalla porta della cantina dei Pulici, che è proprio di fronte a casa mia. Un'ombra confusa che si è avvicinata alla macchina (la «500» di Andrea Pulici - n.d.r.), ma non ho visto che cosa facesse. L'auto è partita a fari spenti: ho sentito un sol colpo allo sportello, non ho visto mettere qualcosa nella macchina». Messa a confronto con Rita Corbetta, la Vigano ha confermato d'averla incontrata per strada circa un mese fa: «Ma le ho detto d'aver visto solo un'ombra e che non avevo potuto distinguere se era un uomo o una donna e se si trattava di una o due persone». Poiché la Corbetta insisteva per sapere se avesse riconosciuto il proprio fratello Giancarlo, la Vigano aveva risposto: «Le dissi che, se avessi visto suo fratello, lo avrei ammonito di stare attento a quello che faceva. Ma non ho riconosciuto nessuno. Ho visto solo un'ombra». Alla testimonianza della Vigano, anche se non ha confermato in pieno quanto dichiarato ieri in aula dalla Corbetta, il p.m. ha attribuito evidentemente molta importanza poiché appena è ripreso il dibattimento ha contestato alia Mutti l'aggravante della premeditazione. Il fatto che alle 3,30 di quella notte, a un'ora in cui, per stessa ammissione dell'imputata, suo marito non doveva piti essere in casa e lei era a letto col bambino, qualcuno uscisse dall'alloggio e si allontanasse con l'auto del Pulici dimostra, secondo l'accusa, che Angiolina Mutti non ha detto il vero Sulla premeditazione si sono soffermati anche i due avvocati di parte civile, Speciale e Campisani, che rappresentano il padre e i fratelli di Andrea Pulici. Entrambi hanno sostenuto che Angiolina Mutti e il suo amante, Giancarlo Corbetta avevano progettato il delitto con ogni cura già da tempo, prefabbricandosi una serie di alibi. Ricordando la tragica sorte del figlio della vittima e dell'imputata, Roberto di 5 anni, l'avvocato Campisani ha detto rivolgendosi ad Angiolina Mutti che ascoltava pallida e immobile: «Non vogliamo che quella mano che ha spinto Andrea Pulici nella sua bara liquida possa un domani accarezzare la testa di un bimbo innocente». A queste parole la donna è stata colta da una crisi di nervi. Balzata in piedi, ha gridato: «No, il bambino no», poi si è accasciata sulla panca scossa dai singhiozzi. I carabinieri l'hanno accompagnata fuori dell'aula. Dopo le arringhe dei due patroni di parte civile, il rappresentante della pubblica accusa ha pronunciato la requisitoria. Il dottor Del Franco ha fatto un'analitica ricostruzione dei fatti, sottolineando le contrattazioni in cui è incorsa la Mutti durante gl'interrogatori. Una donna che ha mentito fin dall'inizio, quando ancora non si sospettava nulla. «Fu proprio Angiolina Mutti ad alimentare i primi sospetti. Cambiando improvvisamente versione, durante il secondo interrogatorio, ha fatto capire di aver assistito a qualcosa, avvenuto nel suo alloggio, che poteva anche essere ben più grave di un semplice litigio». Francesco Fornai-;

Luoghi citati: Casatenovo, Como