Il volto del fascismo per gli italo-americani di Ugo Gregoretti

Il volto del fascismo per gli italo-americani PRIME SULLO SCHERMO Il volto del fascismo per gli italo-americani La conquista dell'impero, documentario di epoca fascista. Versione critica curata da Ugo Gregoretti. Cinema Centrale d'essai. i i e o e i (s.c.) Mussolini aveva piena fiducia nel potere propagandistico del cinema e si preoccupò che sugli schermi italiani le lodi e le immagini del regime trionfante arrivassero con assiduità. Ma la propaganda cinematografica pare non si arrestasse ai confini nazionali. Con la Conquista dell'impero il messaggio pubblicitario varca l'oceano diretto agli italiani residenti in America. Il film, probabilmente girato nel '37, è stato ritrovato per caso, nella cantina di un commerciante di Chicago e rimandato in Italia di recente. L'attuale versione è un'edizione critica curata da Ugo Gregoretti il quale ha inserito, al centro ed alla fine della pellicola, un dibattito registrato durante un festival comunista. Nella prima parte l'ignoto regista offre una panoramica dei preparativi propagandistici, bellici e finanziari per la guerra d'Etiopia. Il duce arringa le folle « oceaniche » sulle « sacrosante necessità » di un conflitto di prestigio internazionale. La macchina da presa, ogni volta che le braccia tese si abbassano, scruta tra la gente. Coglie al volo un gruppo di borghesi in feltro grigio, un ufficiale, una camicia nera, un balilla, un prete, un decorato della grande guerra. Poi cominciano a sfilare le truppe di aria, di terra e di mare alla presenza di Mussolini, che fa smorfie di soddisfazione. Passano i muli, i cannoni, le mitraglie, fanti e cavalieri. In cielo le pattuglie acrobatiche rischiano la vita per piacere « al condottiero ». Lo sforzo finanziario della guerra è affidato alla generosità del paese. Chi non consegna oro, argento e ferro non è italiano. La regina è prima a dare la sua fede nuziale. La seconda parte del film sposta l'obiettivo in Africa sul campo delle operazioni. Ascari e italiani camminano in lunghe colonne, caricano all'arma bianca, cannoneggiano, scalano montagne « in ordinato disordine » come dice il commentatore. Il nemico non si riesce quasi mai a vedere. L'unico etiope fotografato è il negus Selassié che va in esilio dopo la caduta di Addis Abeba. Prima del the end ancora Mussolini esultante. Le musiche reboanti e un commento comicamente retorico accompagnano sessanta minuti di immagini che rivelano la mano di un regista smaliziato. Ci sono « i milioni di pagnotte per il sano appetito delle nostre truppe », la madre di Fabio Filzi che dona la medaglia d'oro alla memoria, i carri armati che « avanzano indomiti » e si insabbiano nel quadro successivo, i soldati etiopi definiti « banditi e predoni ». Il documentario è stato discusso da alcuni intellettuali i quali hanno fornito un quadro storico, politico e psicologico in cui maturò un tale prodotto. Ma gli interventi attaccati al film non sembrano sufficienti per una critica meditata ed efficace. Con Ugo Gregoretti, che ieri sera ha presentato la pellicola, il pubblico ha parlato anche di questo. Il regista dopo aver illustrato le furbizie stilistiche e la subdola funzione propagandistica del film ha riconosciuto i difet¬ Cns ti della « coda-dibattito » attuale ed ha affermato che in futuro, se le proiezioni continueranno anche in altri cinema, questa potrà essere « rinnovata ».

Persone citate: Fabio Filzi, Mussolini, Ugo Gregoretti

Luoghi citati: Addis Abeba, Africa, America, Chicago, Etiopia, Italia