La Malfa: sono disponibili i 300 miliardi per Venezia di Luca Giurato
La Malfa: sono disponibili i 300 miliardi per Venezia Comunicato ufficiale del ministero del Tesoro La Malfa: sono disponibili i 300 miliardi per Venezia La precisazione sembra porre fine agli equivoci che hanno provocato la polemica tra Ferrari Aggradi e Arnaud - Un prestito è stato contratto all'estero dal Consorzio opere pubbliche e l'importo (pari a 300 miliardi) è a disposizione del Tesoro (Nostro servizio particolare) Roma, 13 dicembre. Una polemica tra il ministro dell'Agricoltura Ferrari Aggradi e il sottosegretario ai Lavori Pubblici Arnaud e un comunicato del ministro del Tesoro La Malfa hanno portato a un chiarimento, sia pure non definitivo, del « giallo » di Venezia. La polemica è sorta dopo che Arnaud, in risposta ad una interrogazione alla Camera, ha detto che il prestito di 300 miliardi, promesso dalle banche straniere per il salvataggio della città, non è mai stato contratto. Ferrari Aggradi, che nel '71, quando era ministro del Tesoro, aveva dichiarato a una delegazione « Unesco » che i denari per Venezia erano pronti, ha replicato ieri con una intervista al settimanale « Epoca »: « Le recenti, confuse e contraddittorie dichiarazioni ci hanno profondamente sorpreso e addolorato. Poche settimane or sono il Governatore della Banca d'Italia, Guido Carli, mi aveva assicurato che il collocamento del prestito sarebbe avvenuto nei modi a suo tempo convenuti, ricorrendo agli istituti internazionali a suo tempo indicati. Il minimo che si può chiedere — conclude il ministro — è che ci venga spiegato con chiarezza che cosa è avvenuto ». Stamane, appena Arnaud è arrivato in ufficio, la prima cosa che la segretaria gli ha fatto leggere è stata l'intervista di « Epoca »; l'ha letta e riletta, poi ha deciso di passare al contrattacco, rilasciando alle agenzie una dichiarazione nella quale, tra l'altro, « non nasconde la sua meraviglia per il metodo seguito dal ministro Ferrari Aggradi per far conoscere le proprie opinioni su una vicenda di tanta rilevanza politica ». Dopo aver confermato il « non avvenuto prestito internazionale », il sottosegretario ai Lavori pubblici precisa: « Se, come dice l'attuale ministro dell'Agricoltura, "ogni illazione è possibile", non capisco la ragione per cui l'amico Ferrari Aggradi non lo ha fatto presente al ministro del Tesoro o allo stesso Presidente del Consiglio ». Amaud ribadisce di « non aver espresso opinioni personali » sulla questione ma di aver fornito indicazioni « a nome e per conto del governo » e, tagliando la testa al toro, precisa che, « al punto in cui son giunte le cose, ad ogni modo, è ormai indispensabile una parola chiara e definitiva da parte degli organi più direttamente responsabili ». Sono parole chiare, che non è necessario leggere in trasparenza: lamentandosi di essere stato mandato in « prima linea » su una questione che non lo ha mai direttamente riguardato, il sottosegretario invita il Tesoro (ministero che da anni è uno dei protagonisti del « giallo » di Venezia) a uscire dal riserbo. La Malfa (che quando si discuteva del prestito non era ministro) non si è fatto ripetere l'invito e un comunicato ufficiale è giunto oggi quasi contemporaneamente alle dichiarazioni del sottosegretario Arnaud. Ecco i due periodi essenziali: « La legge 16 aprile 1973 n. 171 all'art 20 stabilisce che alla spesa di 300 miliardi da destinare agli interventi per la salvaguardia di Venezia si provveda mediante stanziamenti nel bilancio dello Stato di ciascuno degli esercizi compresi fra il 1973 e il 1977. Si tratta quindi di un impegno inderogabile dello Stato, anche se spetta allo Stato, ai sensi dell'art. 25 della stessa legge, la scelta delle forme di finanziamento ». Il Consorzio di credito per le opere pubbliche in data 26 settembre u.s. ha contratto un prestito all'estero di 500 milioni di dollari (equivalenti a circa 300 miliardi di lire, quanti cioè ne stanzia la legge numero 171) versandone la valuta presso la Banca d'Italia. In questo modo il consorzio si è procurato i fondi necessari per rispondere alla richiesta di finanziamento del Tesoro, qualora questo voglia, alle varie scadenze, ricorrere a questa forma di fi¬ nanziamento rispetto alle altre previste dalla legge, per il puntuale adempimento dell'impegno assunto verso la città di Venezia». Al di là dell'immancabile linguaggio burocratico, queste parole vogliono dire poche ma precise cose, che ci sono state spiegate nei dettagli, stasera, da una fonte vicinissima al ministro del Tesoro. Il prestito dell'Unesco non c'è perché gli sconti favorevoli che erano stati promessi non sono poi stati mantenuti, ma questo non vuol dire che non ci siano i quattrini per Venezia: i quattrini, i famosi 300 miliardi, sempre secondo il Tesoro, ci sono. « Il prestito dell'Unesco, che non è un ente di beneficenza », ci spiegano, « è stato sempre un'araba fenice; il fatto concreto e indiscutibile è la legge dello Stato, con i suoi fondi pronti ». « E la polemica tra il ministro e il sottosegretario? ». « E' nata, secondo noi, per equivoco. Arnaud, alla Camera, aveva testualmente affermato che nessun prestito internazionale, patrocinato dall'Unesco, è stato emesso, né sono stati raccolti fondi per lire 300 miliardi. Le parole di Arnaud sono state riportate da molti giornali senza quel "patrocinato dall'Unesco" e il ministro, con molti altri, hanno ritenuto che mancassero i soldi per Venezia, e non i soldi dell'Unesco ». Dopo la precisazione, ci si domanda se il « giallo » è chiuso oppure si è aperto un altro suo capitolo. Luca Giurato
Persone citate: Guido Carli, La Malfa
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