Un terzo uomo nel "giallo,,: una donna vide che aiutava l'imputata a portare il cadavere di Francesco Fornari

Un terzo uomo nel "giallo,,: una donna vide che aiutava l'imputata a portare il cadavere Como: colpo di scena al processo per il delitto della Brianza Un terzo uomo nel "giallo,,: una donna vide che aiutava l'imputata a portare il cadavere La rivelazione fatta dalle sorelle dell'amante dell'imputata - La giovane ha sempre negato di essere colpevole: ora la nuova testimonianza smentisce la sua versione - Il misterioso uomo sarebbe stato visto mentre con l'amico dell'imputata caricava sull'auto il corpo della vittima - L'amante fu poi trovato stritolato dal treno: il "suicidio" suscitò perplessità (Dal nostro inviato speciale! Como, 13 dicembre. Colpo di scena stasera al termine della prima udienza del processo contro Angiolina Mutti, accusata di concorso nell'omicidio del marito, Andrea Pulici, avvenuto nella notte del 14 novembre dell'anno scorso. Due testimoni, Carla e Rita Corbetta, sorelle di Giancarlo Corbetta, l'amante della Mutti ritenuto l'esecutore materiale del delitto, hanno rivelato che circa un mese fa una donna, Rachele Vigano, 80 anni, abitante a Rogoreto di fronte alla casa del Pulici, avrebbe dichiarato che quella tragica notte « ad un'ora che non sa precisare, aveva visto Angiolina Mutti aprire la porta di casa per far ìiscire due uomini che trasportavano in braccio un corpo che poi depositavano sulla 500 del Pulici, parcheggiata sotto il porticato, partendo con la vettura a fari spenti ». E' una testimonianza che aggrava la posizione di Angiolina Mutti e, se risulterà vera, farà crollare il suo schema difensivo. Per tutta la giornata, infatti, la donna si era difesa respìngendo ogni accusa e dichiarando di non essere al corrente di ciò che era accaduto quella notte. Senza esitare aveva smentito ammissioni rilasciate durante gli interrogatori subiti nel corso delle indagini. Alle contestazioni del presidente, che le aveva fatto notare queste contraddizioni, aveva risposto trincerandosi dietro una serie di « Non so. non ricordo ». Era giunta al punto di dichiarare, con un filo di voce, che alcune risposte le erano state « suggerite da loro, dal procuratore e dai carabinieri che mi interrogavano ». Per sottrarsi alle insidiose domande di uno dei patroni di parte civile, aveva detto: « Non mi sento di rispondere, sono troppo agitata. Fate dì me quello che volete ». Aveva segèuito un'intelligente tattica difensiva, dando l'impressione di una donna fragile, psichicamente emotiva, coinvolta in fatti drammatici soltanto per caso. Al termine di una giornata, che tutto sommato poteva essere definita a lei favorevole, Angiolina Mutti si è trovata inchiodata da una testimo- nianza che, se provata, pre- giudicherà gravemente la sua posizione. Ai suoi smarrimen- ti. alle sue incertezza, ai ri- cordi confusi si contrappon- gono le dichiarazioni di una ' donna che quella notte l'a ; vrebbe vista mentre apriva \ la porta a due uomini che j portavano via un corpo ma ; nimato, senza dubbio quello : del marito. Due uomini: uno, ■■ secondo l'accusa, dovrebbe : essere Giancarlo Corbetta, il s.'.o amante. Ma chi è queslo j nuovo, misterioso personaggio, la cui ombra si profila j tenebrosa su questo proces| so? E' bene ricordare, a que; sto punto, quanto è precisato | nella sentenza di rinvio a giudizio del giudice istruttore i dott. Marasca in merito al | suicidio di Giancarlo Corbetta, il cui cadavere stritolaj to dal treno era stato ritro■ vsto lungo la linea ferrovia! ria. Secondo il giudice istrutto quel suicidio « suscita molte perplessità ». L'autop- j re ì Sla aveva rilevato infatti sul è cadavere del giovane « lesioni tipiche da investimento stradale » che ne avrebbero procurato la morte. Il dottor Marasca aveva già prospettato l'ipotesi di « un terzo uomo» che potrebbe aver ucciso il Corbetta trasportandone poi il cadavere sui binari per simulare il suicidio. Della presenza di questo fantomatico personaggio si era parlato fin dai primi giorni delle indagini; era difficile, infatti, credere che il Corbetta avesse potuto fare tutto da solo: caricare il corpo privo di sensi del Pulici sull'auto, raggiungere il fiume Adda, rove- sciare la vettura nell'acqua ( dove il Pulici morì per annegamento), allontanarsi a piedi nella notte per andarsi a uccidere sotto il treno ad una distanza di oltre sei chilometri, quando, si legge nella sentenza di rinvio a giu¬ dizio, « avrebbe potuto annegarsi nel fiume ». Infine, sembrava per lo meno strano che un uomo, il quale aveva appena assassinato il marito della sua amante organizzando con freddezza una messa in scena che avrebbe dovuto far pensare ad un suicidio o quantomeno ad una disgrazia, potesse essere colto da un rimorso così subitaneo da decidere di togliersi la vita. Erano, allora, semplici illazioni: alla luce di questa nuova testimonianza (Rachele Vigano sarà interrogata domattina) acquistano una credibilità e un'importanza maggiori. Fino alle 19 il dibattimento era proseguito nella più completa normalità. Il presidente dott. Floris, dopo aver rievocato i fatti, aveva interrogato l'imputata. Nell'aula affollata era sceso un improvviso silenzio: tutti volevano sentire le dichiarazioni che avrebbe reso Angiolina Mutti. Avviluppata in uno stinto soprabito marrone che metteva in risalto la sua figura appesantita da un anno di vita in carcere, spettinata, gli occhi arrossati, non aveva nulla della donna fatale, della maliarda, ed era apparsa mol to diversa dal ritratto che era stato fatto, all'epoca del delitto, da chi la conosceva. Con voce piana, incolore, interrompendosi di frequente per piangere, l'imputata aveva detto di non sapere nulla, di non aver visto nulla. Quando il presidente le ha chiesto perché avesse accusato il Corbetta del delitto, ha risposto: « Per allontanare i sospetti da me ». Quando le è stato detto ciò che il figlio Roberto di 5 anni, innocente e terrorizzato spettatore del dramma, aveva raccontato ad una zia (« Ho visto l'uomo cattivo e pelato che picchiava papà sul letto mentre la mamma piangeva e premeva una cosa bianca sulla bocca di papà»), ha ribattuto: «Mio figlio non ha detto queste cose. Sono cose che gli hanno fatto dire gli altri ». Del suo tentativo di suicidio non ha saputo dare spiegazioni: « Non so, non ricordo. Tutti ce l'avevano con me ». Francesco Fornari Como. L'imputata Angiolina Mutti in una fase del processo (Foto Moisio)

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