In Assise la sposa che tentò il suicidio dopo la morte del marito e dell'amante di Francesco Fornari

In Assise la sposa che tentò il suicidio dopo la morte del marito e dell'amante La tragica e misteriosa fine d'un triangolo sentimentale In Assise la sposa che tentò il suicidio dopo la morte del marito e dell'amante E' accusata d'aver fatto uccidere il coniuge dall'amico - Quest'ultimo, poco dopo il delitto, fu stritolato da un treno ; nella stessa notte la donna si avvelenò, ma fu salvata (Dal nostro inviato speciale) Como, 12 dicembre. Circa un anno fa, nella notte fra il 13 ed il 14 novembre, due uomini morirono in circostanze drammatiche e misteriose. Andrea Pulici, 39 anni, gestore di un bar a Rogoreto di Casatenovo, venne trovato cadavere dentro la sua utilitaria semisommersa nelle acque dell'Adda. Giancarlo Corbetta, 27 anni, operaio alla Vismara, stritolato da un treno lungo la linea ferroviaria nei pressi di Ronco Briantino. Apparentemente sembravano due suicidi, ma all'attenzione degli inquirenti non sfuggì allora un particolare sconcertante, destinato a rivelarsi la chiave di volta di tutta questa complessa e, per molti aspetti, ancora oscura vicenda. Entrambi erano legati alla stessa donna, Angiolina Muftì, 26 anni. Andrea Pulici era il marito, il giovane Corbetta l'amante. Le indagini ed un complicato tentativo di suicidio da parte della donna portarono alla luce un retroscena di minacce, violenze, rancori. I carabinieri accertarono che Andrea Pulici era stato aggredito, picchiato selvaggiamente, stordito con l'etere ed infine gettato in acqua, chiuso nell'auto, dove morì annegato. Delitto, dunque. Un omicidio che secondo l'accusa sarebbe stato commesso dal Corbetta con la complicità della donna. Domattina Angiolina Mutti comparirà davanti ai giudici del tribuale di Como. E' accusata di concorso in omicidio volontario per l'uccisione del marito. Nella sentenza di rinvio a giudizio Giancarlo Corbetta viene indicato come l'esecutore materiale del delitto: nei suoi confronti non è possibile procedere perché è deceduto. La sua morte, si legge nel dispositivo della sentenza, « suscita molte perplessità ». Il giudice istruttore lascia chiaramente intendere che l'ipotesi del suicidio del Corbetta, colto dal rimorso dopo aver assassinato il marito della sua amante, non convince. Si par-la di lesioni riscontrate sul cadavere del giovane antece-denti alla morte e « tipiche da incidente stradale ». Lesioni che avrebbero potuto essere la causa reale del decesso. Si profila sull'intricata vicenda la figura misteriosa di un « terzo uomo », un per- sonaggio ancora senza nome e senza volto, che potrebbe aver ucciso il Corbetta tra sportandone poi il cadavere sui binari del treno per simulare un suicidio. Su questo fatto, che all'è poca venne battezzato dalla fantasia popolare « il giallo della Brianza », molti sono ancora i punti oscuri. Il giudice istruttore dott. Marasca, facendo sue le conclusioni del procuratore dott. Tomaselli, che aveva arrestato Angiolina Mutti, afferma che «quello che è accaduto in casa Pulici quella notte era a conoscenza di quattro persone: due sono morti, uno è un bambino (Roberto Pulici, 5 anni, figlio della vittima), una non parla ». Ci troviamo dunque di fronte ad un processo indiziario, durante il quale tutto è possibile. Angiolina Mutti viene definita dal giudice il « deus ex machina » di tutta la vicenda: lei avrebbe architettato tutto, lei avrebbe spinto l'amante ad uccidere il marito. Questa donna « di ghiaccio », che all'epoca dei fatti aveva dato due differenti versioni, trincerandosi poi in un assoluto mutismo dal quale non è più uscita, è indicata dal giudice come « un'ape regina » che avrebbe « fagocitato » l'amante, il giovane Corbetta, costringendolo a tornare da lei dopo eh? egli «aveva rallentato la propria relazione ». Una donna enigmatica e misteriosa, una bellezza sensuale che aveva suscitato più volte la cupidigia degli uomini del paese e la gelosia delle loro mogli. Una donna taciturna e riservata, che non concedeva confidenze ai vicini, ignorando con alterigia i grossolani complimenti che le venivano rivolti dagli avventori del bar del marito, ma che bruciava di rabbiosa passione per il giovane amante a cui scriveva lettere in¬ fuocate anelando i suoi baci e le sue carezze. Domattina, nell'aula del tribunale saranno rievocati i momenti più drammatici di questo impossibile « ménage » a tre. Angiolina Mutti rivivrà i terribili attimi di quella drammatica notte nella quale due uomini morirono per lei. La ricostruzione fatta dalla pubblica accusa non lascia dubbi: rincasata col marito dal cinema, verso l'una la Mutti scende nel bar, dove ha dato appuntamento al Corbetta. I due amanti vengono sorpresi dal marito mentre si abbandonano alle loro effusioni: si scatena una lotta selvaggia, il Pulici, meno robusto, per sottrarsi alle percosse cerca scampo in camera da letto. Il Corbetta lo insegue, lo immobilizza sul letto, continua a picchiarlo con furia selvaggia. Ormai il Pulici è tramortito, impossibilitato a muoversi. Allora la moglie, ex-infermiera, lo addormenta premendogli a lungo, sulla bocca, un batuffolo di cotone impregnato d'etere. «Nessun dubbio che la Mutti abbia partecipato come complice alla soppressione del marito, anche se materialmente fu il Corbetta a spingere l'auto nelle acque dell'Adda », si legge nella sentenza di rinvio a giudizio. L'etere somministrato dalla donna al marito deve servire infatti a « tenerlo tranquillo » mentre il Corbetta lo trasporta fino al fiume per simulare il suicidio. Il giudice istruttore ricorda la drammatica testimonianza del piccolo Roberto: « Un uomo cattivo e pelato picchiava con pugni il mio papà che era a letto. La mamma gli premeva una cosa bianca sulla bocca » E più avanti: « La mamma abbracciava quell'uomo cattivo ». La testimonianza di questo bambino non avrà alcun valore in tribunale, ma suona come un terribile atto d'accusa per la donna. Francesco Fornari Como. Angiolina Mutti (Foto Moisio)

Luoghi citati: Casatenovo, Como, Ronco Briantino