L'indagine non è ancora terminata

L'indagine non è ancora terminata Per lo stesso reato, due procedimenti giudiziari L'indagine non è ancora terminata La prima inchiesta per piazza Fontana è contro Mario Merlino, Pietro Valpreda e gli "anarchici" del gruppo romano del "22 ottobre": il processo, interrotto a Roma il 6 marzo 72, si terrà a Catanzaro fra tre mesi - L'altra riguarda gli estremisti di destra Freda, Ventura e altri, tra cui il missino Rauti (Nostro servizio particolare) Roma, 12 dicembre. Le bombe scoppiano alle 16,37 alla Banca Nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana a Milano; alle 16,45 in un corridoio sotterraneo della Banca Nazionale del Lavoro, tra via Veneto e via San Basilio a Roma; alle 17,16 sulla seconda terrazza dell'Altare della Patria, dalla parte dei Fori Imperiali, e otto minuti dopo dalla parte della scalinata dell'Ara Coeli. C'è anche un ordigno Inesploso, trovato a Milano nella sede della Banca Commerciale di via della Scala: il «timer» non ha funzionato. (La valigetta viene fatta esplodere dagli artificieri della polizia alle 21,30 dello stesso giorno). E' la strage: 16 morti, 91 feriti a Milano, 19 a Roma. E' il 12 dicembre 1969, il venerdì più nero della nostra storia recente. Sono passati quattro anni. Per lo stesso reato di strage ci sono oggi due procedimenti giudiziari in corso. Uno è quello contro Mario Merlino, Pietro Valpreda e gli «anarchici» del gruppo romano «22 Marzo». Il processo, iniziato a Roma il 23 febbraio 1972 e interrotto il 6 marzo, dopo questioni di competenze fra Milano e Roma, è stato affidato ai giudici di Catanzaro. Si farà a marzo del 1974. Secondo l'accusa Merlino è il provocatore; Valpreda l'esecutore. Poiché l'opinione pubblica è smarrita di fronte ai due procedimenti che per uno stesso episodio accusano persone diverse, e poiché la «certezza del diritto» è dichiaratamente minata, il Parlamento, su proposta del governo, approva una legge che permette al giudice di scarcerare Valpreda, pur mantenendo l'imputazione di strage. L'altro procedimento è contro Freda, Ventura e molti altri tra cui anche Mario Merlino e il deputato missino Rauti. L'indagine non è ancora terminata. I giudici milanesi stanno stringendo i tempi e si aspetta per la fine di gennaio il rinvio a giudizio degli imputati. Questa cellula fascista veneta deve anche rispondere di una lunga catena di attentati del '69: Quattro anni d'inchiesta ci hanno fatto assistere a una danza confusa di personaggi noti e ignoti; ad accuse contro i «corpi separati» dello Stato, a sospette scomparse di testimoni, a processi per diffamazione, ad archiviazione di inchieste, a riapertura di casi ritenuti chiusi per sempre, a incriminazioni di funzionari di polizia. A questo si aggiunge una lunga catena di morti: il primo fu Pino Pinelli, ferroviere anarchico, caduto il 15 dicembre '69 dalla finestra della questura di via Fatebenefratelli a Milano; l'ultimo, il 17 maggio '72, il commissario capo della questura di Milano, Luigi Calabresi, ucciso da ignoti davanti a casa sua. Alle 19 del 12 dicembre 1969 il commissario Calabresi invita in questura l'anarchico Pinelli. Le indagini — si dice — sono condotte in ogni direzione. Ma la pista seguita è unica e porta a Pietro Valpreda e al circolo «22 Marzo» di via del Governo Vecchio, a Roma. Per questo è necessario fare un passo indietro di un anno. Nell'aprile del '68, primo anniversario del colpo di Stato in Grecia, Mario Merlino partecipa a un viaggio premio ad Atene. Ci sono una quarantina di neofascisti. Il viaggio è organizzato da Pino Rauti, fondatore di «Ordine nuovo». Merlino torna dalla Grecia e diventa «anarchico»; prima fonda il «XXII Marzo» senza successo poi cambia in «22 Marzo»; trova un gruppo di giovani e crea una scissione nel circolo anarchico «Bakunin». Con lui finiscono Valpreda, Mander, Gargamelli e Borghese. Nel suo gruppo ci sono anche due informatori, Ippolito (polizia) e Serpieri (Sid). Il 15 dicembre il tassista Cornelio Rolandi si reca dai carabinieri. Dice di aver por¬ tato un uomo non lontano da piazza Fontana, il pomeriggio del 12 dicembre, Rolandi riconosce in fotografia Valpreda, che viene arrestato. Lo stesso giorno alle 23,30 Pinelli vola dalla finestra e muore. L'indagine dirà poi che il ferroviere era del tutto estraneo al gruppo e alle bombe. Si prosegue per la «pista rossa». Valpreda è il «mostro» della strage. Il 18 dicembre il professor Lorenzon, segretario de a Maserada sul Piave, accusa Freda e Ventura di essere i responsabili della strage. Il 25 dicembre a Roma sparisce il a o , o a l . a r 5 l fascista Armando Calzolari: deve sapere molte cose sulle bombe (verrà ritrovato morto il 28 gennaio '72 annegato in 80 centimetri d'acqua). Era stato il commissario della squadra mobile di Padova, Juliano, che indagava su attentati nel Veneto del '69, a mettere le mani per primo sul gruppo Freda-Ventura. Scoppiò uno scandalo: Juliano venne rimosso dall'incarico e accusato di essersi inventato tutto (un processo, nel luglio del '72. scagionerà il commissario definitivamente). Ma la «pista nera» è già stata percorsa. f. c.