Con il nome Feltrinelli di Lietta Tornabuoni

Con il nome Feltrinelli Brevi incontri Con il nome Feltrinelli «Ancora Feltrinelli, sempre Feltrinelli. Lo vogliono colpevole oltre la morte, credono che un fantasma possa coni mettere reati?». E' il 12 dicembre, anniversario della strage di Piazza Fontana. A Milano, nell'ufficio della sua casa editrice, Inge Schoental e indignata, allarmata: « Cosa vogliono da noi? Cosa cercano? A cosa vogliono arrivare? ». Ieri, dopo il sequestro firmato « Brigate rosse » del dirigente Fiat Ettore Amerio, la Criminalpol è arrivata a Villadeati, il castello nell'Astigiano che apparteneva all'editore: ha perquisito, cercato « armi e oggetti di provenienza furtiva » che, secondo il mandato dell'autorità giudiziaria, « si aveva ragione di supporre vi fossero ». Non ha trovato niente: « E' la quinta volta che perquisiscono invano: i carabinieri di Alessandria, la «politica» di Milano, adesso la Criminalpol. Per due volte, poi, ci sono stati i ladri: la prima volta hanno rubato soltanto vecchi vestiti di Gian Giacomo, senza toccare le mie pellicce né altro; la seconda volta hanno fatto piazza pulita di tutte le cose di valore. Prima della morte di Gian Giacomo non c'erano mai stati i ladri, a Villadeati. E' strano, no? E' strano che un settimanale fascista sia uscito in questi giorni con un gran titolo in copertina, "Ritorna il fantasma di Feltrinelli ". E' strano che io non possa parlare al telefono senza venir interrotta continuamente. E' strano, molto strano ». Inge Schoental non è una donna fragile, ma il ruolo di vedova Feltrinelli si rivela difficile persino per lei. Non ha mai fatto politica, non è stata né è iscritta a partiti, movimenti, associazioni politiche. Quando conobbe Feltrinelli era la bella fotoreporter di un settimanale femminile tedesco; quando nacque il loro figlio era già un'esperta dell'industria editoriale; quando i loro rapporti coniugali finirono e lui sposò Sibilla Melega seppe conservare rapporti di amicizia; quando lui inseguiva progetti di rivoluzione lei si occupava della casa editrice. Ha continuato a farlo anche dopo la morte di Feltrinelli a Segrate, nel marzo 1972. Ha vissuto, senza lasciarsi avvilire o intimidire, anni e giorni molto tragici. « E adesso veniamo rimessi in mezzo, riadditati all'attenzione. Feltrinelli è morto. Noi non abbiamo alcuna colpa. Cosa si vuol fare pensare alla gente? Che le Brigate rosse o la banda Feltrinelli siamo noi, gli intellettuali che lavorano nella casa editrice, io, mio figlio bambino? ». Suo figlio Carlino ha undici anni e la macchinetta ai denti, è appassionato di calcio e coraggioso, è ormai abituato alla triste notorietà che Io circonda e agli uomini che lo sorvegliano. Neppure questa vol¬ ta s'è spaventato, anzi ha scherzato, ironico, con la madre. Ma la madre rideva male: «Ho paura per mio figlio. Ho timore dell'attenzione che torna sempre su di noi. Io sono una donna abbastanza dura, ma ho addosso una grande angoscia: sento che tutto è possibile ». Fellini e i ricordi Sorrisi lieti, voci gaie nella fredda oscurità notturna, facce serene, baci mondani quasi sinceri, ottimismo, abbracci veri a Fellini in maglia rossa: l'anteprima del nuovo film del regista. Amarcord, suscita negli spettatori privilegiati (critici, gente di spettacolo, intellettuali e tutta la Roma che non conta niente ma « fa opinione ») un inconsueto buonumore, una disposizione positiva verso la vita. Dopo la proiezione tutti sembrano allegri, e si capisce. Raccontandosi adolescente nel natio borgo rurale romagnolo, Fellini ha ucciso l'affettuoso rimpianto e le amabili mistificazioni che sempre accompagnano le memorie giovanili di romanzieri o cineasti in età matura. Boia dei ricordi, ha descritto quanto fossero soffocanti, grevi e brutti quei « bei tempi d'una volta » che tanti evocano amorosamente, specie in questo periodo. Giustiziere del passato, l'ha rivisto con un unico strazio: l'amarezza di essere cresciuto nell'angustia provinciale, « nella camera oscura opprimente dell 'educazione cattolico-fascista », e di esserne stalo per sempre « condizionalo, ammaccato, amputato ». Killer della nostalgia, ha reso di colpo stupide e odiose tutte le voghe che vorrebbero riportare agli Anni Venti, Trenta o Quaranta, e che sollecitando a ripiegarsi sul passato impediscono di guardare al futuro. Amarcord provoca così nei suoi primi spettatori un immenso sollievo: che fortuna non essere più sotto il fascismo, che fortuna non essere più ragazzi repressi e congestionati dalla libidine, che fortuna non vivere più nella violenza rozza e gastrosessuale della civiltà contadina. Caro dottore La prima e più curiosa letterina augurale di stagione è quella che Marie CI aire Sinko, collaboratrice della Radio per piccole trasmissioni di varietà (50.000 lire settimanali) ha inviato al dirigente Rai-Tv da cui dipende. « Caro dottore », dice la lettera, « non potevo lasciar passare Natale senza farle i miei più divertiti auguri. Come ricorderà, un anno fa abbiamo avuto una piccola ed energica discussione. Puntando su di me un dito puro e severo, lei mi disse: " Signora! Se continua a farmi telefonare dall'alto, non lavorerà mai più in Rai. Con me, le raccomandazioni non servono! ". Da quel giorno, caro dottore, lei non ha più ricevuto " telefonate dall'alto ": e io non ho lavorato più ». Lietta Tornabuoni

Persone citate: Ettore Amerio, Fellini, Feltrinelli, Gian Giacomo, Inge, Inge Schoental, Sibilla Melega

Luoghi citati: Alessandria, Milano, Segrate, Villadeati