Direttore Fiat rapito dalle Brigate Rosse

Direttore Fiat rapito dalle Brigate Rosse Nel comunicato si afferma: "L'incolumità del prigioniero dipenderà da tre condizioni Direttore Fiat rapito dalle Brigate Rosse Ettore Amerio, 58 anni, dirigente il personale del gruppo auto - Alle 7,30 esce di casa per prendere la vettura in un garage di via Levanna - Passa accanto a un furgone della Stipel, si spalanca lo sportello e viene trascinato all'interno dopo una breve lotta - Sul posto restano borsa, occhiali, scarpe della vittima -1 testimoni vedono il furgone allontanarsi seguito da una 127 rossa, da cui un uomo urla: "Fate presto" - Il camioncino è stato incendiato, la vettura abbandonata Le condizioni: sospensione delle «manovre antioperaie», interrogatorio del prigioniero, comportamento dei giornali Ettore Amerio, 58 anni, direttore del personale Fiat, sesione Auto, è stato rapito ieri mattina, mentre usciva di casa. In un volantino ciclostilato, le « Brigate rosse » rivendicano la paternità del sequestro. Ancora una volta ci troviamo di fronte a un atto stolido e dì odiosa intolleranza, che può soltanto favorire la reazione e ricorda i più cupi episodi di violenza del nostro passato. E' anche un atto vile. Quale gran coraggio ci vuole a mettere in soggezione un uomo non più giovane, e di malferma salute, afferrandolo in due e scaraventandolo su un furgone? Quale particolare forza d'animo occorre per rinchiuderlo in una cantina e « processarlo », badando che un fazzoletto gli tappi bene gli occhi, per evitare futuri riconoscimenti? Gli appartenenti alle « Brigate rosse », qualunque ideologìa professino, sono fuori della politica, estranei a ogni partito o gruppo organizzato. Le loro azioni delittuose nuocciono alla stessa causa che dicono dì voler difendere. La violenza può avere giustificazione soltanto in un Paese dove ogni voce d'opposizione sia soffocata, dove non esista la democrazia. La nostra è una nazione che da ventotto anni — pur fra errori e titubanze — ha imboccato, con il metodo democratico, la strada del vivere civile. Agire secondo la legge della giungla o i metodi dello squadrismo significa regredire. La politica si fa soltanto con l'azione coordinata e legale, anche se battagliera, di un partito, di un sindacato. Perciò, mentre l'opinione pubblica si attende che Ettore Amerio sia presto liberato, è inevitabile considerare il suo rapimento non un crimine politico, ma soltanto un crimine. * * La cronaca del sequestro comincia alle 7,30, quando le strade sono semideserte e la luce ancora incerta. A quell'ora, da anni, l'ing. Amerio esce di casa, al secondo plano dell'elegante condominio di corso Tassoni 57 in cui abita, per recarsi nel suo ufficio di direttore del personale della Fiat automobili, alla « palazzina » di Miraflorì. Cinquantotto anni, sposato con Anna Zanchiero, di 48, padre di due Agli, Isabella, di 33, ed Enrico di 23, entrambi coniugati, Ettore Amerio è entrato alla Fiat nel 1935: prima nel laboratorio chimico delle fornaci di Avlgliana ; poi all'ufficio manodopera delle Ferriere Torino. Più tardi, è diventato responsabile del servizio alle Ferriere e nel 1954 è stato chiamato alla sede centrale di corso Marconi. Destinato al servizio sindacale, ha avuto modo di approfondire la propria conoscenza degli aspetti giuridico-normativi del lavoro. Promosso dirigente, poi vicedirettore, nel 1970 è stato trasferito a Mirafiori come direttore del personale del gruppo automobili. Saltuariamente, come esperto, ha fatto parte della delegazione Fiat che partecipa alle trattative sindacali. Venerdì scorso era presente alle discussioni della commissione tecnica per i premi di produzione e per l'« assorbimento », cioè la parte tecnica e l'inquadramento unico. In passato aveva subito un infarto, soffre ancora di tachicardia. In famiglia ring. Amerio non aveva mai accennato a timori di rappresaglie politiche. Ha passato la domenica in casa, a giocare con i due nipoti, figli di Isabella, Gabriele, di 8 anni, ed Enrico di 3. Appariva sereno, l'agguato lo ha colto di sorpresa. . Per arrivare al garage di via Levanna 6 dove da dieci anni tiene la macchina, l'ingegnere deve girare l'angolo dell'isolato e attraversare la strada: in tutto un'ottantina di metri. Sull'ascensore ha incontrato un collega, l'ing. Alfredo Conti con la moglie, Maria Chicco. Il corso è tranquillo, pochi passanti frettolosi, molti negozi chiusi, sbarrato anche il distributore della Mobil, a pochi metri da via Levanna. Soltanto la panetteria di Anna Maria Mattiello, 33 anni, ha la vetrina illuminata. L'ing. Amerio non presta attenzione a un furgone della Sip Stipel e a una «127» rossa parcheggiati appena dietro l'angolo della traversa. Quando passa, lo sportello laterale del furgone si apre, quattro robuste braccia lo afferrano per le spalle e lo sollevano di peso. Tenta di resistere, chiede aiuto, lotta per pochi istanti. L'ingegnere si dibatte, grida: « Lasciatemi, che volete ». Poi lo sportello si chiude alle sue spalle. Sul marciapiede rimangono la borsa di pelle nera con alcuni documenti, gli occhiali da vista, le =carpe perdute nella colluttazione, un berretto da tecnico della Sip. La signora Maria Conti alle | grida è accorsa, ha fatto in tempo a vedere le ultime fasi del-1 la lotta. Dice: « E' durato un at-■ timo. Ho solo visto le gambe dell'ingegnere sparire dentro il \ camioncino ». Furgone e 127 si | staccano dal marciapiede, puntano verso corso Lecce. Anche la panettiera ha udito le invocazioni, è uscita sulla soglia ed ha visto un uomo sporgersi dalla portiera della 127 e incitare i complici: « Facciamo presto, sbrighiamoci ». Il trambusto è stato udito anche nell'autorimessa: dalla rampa sono accorsi il custode notturno, Vincenzo Veriello, di 56 anni, via Falcherà 57, e un altro dipendente, Ignazio Manuguerra, 27 anni, corso Svizzera 82: « Abbiamo pensato che fosse scoppiata una rissa forse per un incidente stradale — dice Manuguerra — e quando siamo arrivati in strada abbiamo visto sfilarci davanti il furgone e la 127. I guidatori tiravano le marce e procedevano molto vicini ». Si telefona in questura, l'allarme è generale, sul luogo del rapimento si concentrano le radiomobili della polizia, accorrono anche le "gazzelle" dei carabinieri, in pochi minuti una serie di posti di blocco viene formata alla periferia della città. Ma il piano dei rapitori, evidentemente, prevede anche la eventualità di un intervento immediato. Trasbordano, non visti, il prigioniero su un altro automezzo, poi, verso le 8, abbandonano il furgone. In via Ornavasso angolo via Sismonda alcuni negozianti vedono un uomo in tuta scendere dal furgone della Sip: in mano stringe un bidoncino, cosparge di liquido motore e fiancate. Un attimo dopo un rogo inghiotte il camioncino, il fuoco attira l'attenzione dei passanti, l'uomo si allontana indisturbato. Neppure venti minuti dopo una pattuglia trova la 127 rossa parcheggiata davanti al numero 71 di via Belli con le portiere accostate. Risulta rubata il 29 novembre a Orbassano all'operaio della Fiat Rivalta Antonio Sesto Ferreri, abitante in frazione Tetti Francesi. Anche il furgone è stato rubato, a Pianezza, il 30 novembre: dentro gli operai avevano lasciato i loro berretti. L'interrogativo sullo scopo del | rapimento ha una risposta alle I 10,40, quando una voce di uomo telefona all'agenzia Ansa: « Sono nella cabina telefonica dì piazza Statuto angolo corso Inghilterra. I Ho trovato alcuni manifestini fir- j mati "Brigate rosse" che parlano del rapimento di un ingegnere. Sono nelle pagine della guida ». Viene avvertita la polizia, due copie battute in ciclostile sono trovate fra le pagine, alla lettera R. Il volantino dice nella prima parte: « Lunedì 10 dicembre alle 7,30 del mattino un nucleo armato delle brigate rosse ha prelevato nei pressi della sua abitazione il cav. Ettore Amerio, capo del personale, gruppo automobili, della Fiat. « Egli attualmente è detenuto in un "carcere del popolo". « Qualunque indagine poliziesca può mettere a repentaglio la sua incolumità. « Il periodo di detenzione di questo artefice del terrorismo antìoperaio dipende da tre fattori: « 1. Il proseguimento delle manovre antioperaie fcassa integrazione, ecc.) di strumentalizzazione delta "crisi" creata e gonfiata ad arte dalla Fiat in combutta con le forze più reazionarie del paese. Crisi che va nel senso di un mutamento reazionario dell'intero quadro politico. « 2. L'andamento degli interrogatori attraverso i quali intendiamo mettere in chiaro: la politica fascista seguita dalla Fiat nella sua offensiva post-contrattuale contro le avanguardie autonome, l'organizzazione operaia dentro la fabbrica e le forme di lotta; la questione dei licenziamenti usati terroristicamente per piegare la resistenza operaia alle incessanti manovre di intensificazione del lavoro. Dovrà spiegarci, il cav. Amerio, la qualità e la quantità di questo attacco che solo negli ultimi mesi ha voluto dire l'espulsione dalla fabbrica di oltre 250 avanguardie; l'organizzazione dello spionaggio Fiat più attivo che mai, come dimostrano le motivazioni di alcuni recenti licenziamenti, dopo l'affossamento delle indagini iniziate dal pretore Guarinello; la pratica di assunzioni controllate dai fascisti attraverso la Cisnal e il msi. visto che proprio il segretario di quello pseudosindacato fascista (da noi arrestato e interrogato nel febbraio scorso) lo ha chiamato in causa attribuendogli pesanti responsabilità. « 3. La correttezza e la completezza dell'informazione che verrà data di questa azione in particolare e della nostra organizzazione in generale dai giornali di Agnelli ». Nella seconda parte il volantino esorta a « non concedere tregue che consentano alla borghesia di riorganizzarsi, a operare nel senso di approfondire la crisi del regime, di trasformare questa crisi in primi momenti di potere proletario armato, di lotta armata per il comunismo ». E aggiunge: « Compromesso storico o potere proletario armato: questa è la scelta che i compagni oggi devono fare, perché le vie di mezzo sono state bruciate ». Le indagini seno scattate subito, coordinate da Roma. Il ministro dell'Interno Tavianl ha inviato immediatamente a Torino il vice-capo della polizia, dott. Parlato. In mattinata il presidente del Consiglio ha avuto un lungo colloquio col dott. Umberto Agnelli, amministratore delegato della Fiat. L'on. Rumor ha assicurato a tutto il Paese l'impegno del governo di condurre una lotta radicale contro il fenomeno dei rapimenti. Gli uomini della scientifica han¬ no sottoposto a esame accurato la carcassa del furgone 'a «127»: : sembra che i rilevamenti non ab- I vano portato alla scoperta di im- ; pronte digitali. Il volantino pare , che sia stato scritto dalla stessa mano che aveva battuto i prece- j denti «comunicati» delle «Brigate j rosse» a Torino. Nel pomeriggio, i ta prefettura, si è tenuto un ver- i tice fra il procuratore generale ; della Repubblica, Colli, e il dott. j Parlato, carabinieri e polizia. E' | stato deciso di non sospendere le | indagini, malgrado la minaccia contenuta nel volantino. Nell'ufficio del questore, dott. Massagrande, alle 19,30 si è tenuta una conferenza stampa. Il questore ha dapprima riassunto la vicenda; ha accennato alle preoccupazioni per lo stato di salute dell'ing. Amerio. Sulla natura del sequestro ha detto che il volantino «rivelerebbe il movente politi co del rapimento. Conduciamo le \ indagini per chiarirlo ulterior mente». n dott. Massagrande ha spiega to di usare il condizionale «perché per il momento non ci sono eie menti sufficienti per convalidare u testo». Sull'accenno fatto nel volantino dei presunti rapporti fra ring. Amerio e il sindacalista deli ia Cisnal Labate, sequestrato, il ; questore ha detto: «Afi risulta j che il cav. Amerio è uno di quei | copi del personale che ha cercato | d'istituire nuovi punti di contai- to con i dipendenti e che non rifiutava di ricevere coloro che avevano motivi di lamentela: può quindi darsi che questi contatti, sempre che ci siano stati, riguardassero appunto il lavoro». «Mercoledì ci sarà sciopero alla Fiat», ha aggiunto il dott. Massagrande, forse per far capire che la prigionia dell'ingegnere potreb- \ be durare fino a domani. 11 cav. Ettore Amerio - Angoscia nella famiglia: vegliano con la fronte ai vetri, la suocera e la figlia - La signora Maria Conti testimone del rapimento rs5?» p m A B jsfa ìm $ la* Kunodì 10 dicembre alle 7. 30 del mattino un nucleo armato delle BRIGATE ROSSE ha prelevato nei prosai della svia abitazione il Cav. Ettore AMERIO, capo del perdonale, gruppo automobili, dulia FIAT. Egli attualmente è detenuto in un CARCERE DEL POPOLO. Qualunque indagine poliziesca pub mettere a repentaglio la sua incolumità. Il periodo di detenzione di questo artefice del TERRORISMO ANTIOPER AIO dipende da tre l'attori: 1, Il proseguimento delle manovre antioperaie (cassa integrazione, ecc. ) di strumentali zza?: ione delia "criei" creata e gonfiata ad arte dalla FIAT in combutta' con le forzo più reazionarie del paese. Crisi che va nel senso di un mutamento reazionario dello intero quadro politico. 2, L'andamento degli interrogatori attraverso i quali .intendiamo mettere in chiaro: - la politica fascisia seguita dalla FIAT nella sua offensiva post-contrattuale contro lo avanguardie autonome, l'organizzazione operaia dentro la fabbrica e le forme di lotta; la questione dei LICENZIAMENTI usati irrroriaticamentc per piegare la resistenza operaia alle incessanti manovre di INTENSIFICAZIONE DEL LAVORO. Dovrìi spiegarci, il Cav. Amerio, la qualità e !a quantità di questo attacco che solo negli

Luoghi citati: Mirafiori, Orbassano, Pianezza, Roma, Torino