Inefficienza è colpa

Inefficienza è colpa Inefficienza è colpa Questo giornale aveva criticato immediatamente la decisione unilaterale degli Editori di aumentare, senza il consenso del Governo, il prezzo dei quotidiani. Ma le ragioni addotte oggi dall'onorevole Cariglia per spiegare perché quella decisione era sbagliata sono esse stesse sbagliate. Gli editori, a nostro parere, avevano torto, perché davano il cattivo esempio dichiarando di volersi sottrarre a quel controllo governativo del prezzo dei giornali che vigeva, indiscusso, dal 1947. In un momento come questo, quando altri controlli d'emergenza si sono aggiunti, « la più piccola smagliatura avrebbe trovato subito immediati imitatori », come ha dichiarato ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Sarti. Il pericolo era grave; ha avuto ragione l'onorevole Rumor di chiedere agli editori di rinunciare al loro gesto, e bene hanno fatto gli editori ad accogliere l'invito. Ma non era e non è ragione valida e sufficiente per rifiutare l'aumento del prezzo, un aumento assolutamente indispensabile per permettere alle aziende di stampa di sopravvivere, dire che ne sarebbe derivato « un notevole aggravio dei costi di produzione industriale in seguito allo scatto del meccanismo della scala mobile »: non è colpa degli editori se il prezzo dei giornali è ancora agganciato agli scatti della contingenza. Ancora Sarti ha riconosciuto « l'incongruità di questo aggancio in un Paese in cui il giornale si diffonde per meno di sei milioni di copie », contro una popolazione di 54 milioni. E' a questo punto che si apre invece il discorso sul modo inefficiente col quale la pubblica autorità, che ha messo i quotidiani in crisi limitandone artificiosamente il prezzo di vendita, ha poi affrontato questa crisi. La serie di interventi e soccorsi disposti dal Governo può anche sembrare notevole, ma essi non hanno impedito, questa è la dura realtà, che l'economia dei quotidiani italiani andasse alla deriva, con gravi rischi per l'autonomia stessa degli organi di stampa. Sono le difficoltà economiche in regime di mercato imperfetto, e mal gestito, che favoriscono l'eliminazione delle testate più deboli, ciò che è dannoso per tutti. Successivi governi hanno affrontato le difficoltà dei quotidiani, difficoltà di cui la pubblica autorità è largamente responsabile coi suoi vincoli, in modo inefficiente e con inadeguato impegno. Siamo lieti che una Commissione parlamentare indaghi sulla questione: ma i dati essenziali, suvvia, sono arcinoti, e il Governo ben sa che le imprese di stampa sono con l'acqua alla gola. L'ipotesi dell'onorevole Cariglia che la Commissione possa fornire al Governo « elementi di valutazione » entro la fine dell'anno, affinché il Governo stesso ne tenga poi conto « nelle sue decisioni » sembra rimandare lutto alle colende greche. Da ciò scaturisce un'autentica esasperazione in coloro che hanno la responsabilità di proteggere la sana economia delle imprese giornalistiche, essendo ben consci che difendendo il bilancio in pareggio difendono anche l'autonomia e la libertà di stampa. Quando la legge diventa palesemente ingiusta e vessatrice provoca essa stessa reazioni inconsulte e sbagliate. La verità è che l'inefficienza è colpa grave. Né si può aspettare di avere perfezionalo il piano ideale di riforma della stampa italiana per provvedere intanto a un'esigenza elementare di sopravvivenza. I giornalisti e tipografi socialisti parlano di una nuova legge sulla stampa da presentarsi in Parlamento entro febbraio: ottima cosa, ma non, certo, se questo deve voler dire che nel frattempo si continuerà a impedire un aumento dei prezzi che è stato riconosciuto come necessario subito da giornali e giornalisti di tutte le tendenze. « La Stampa » di oggi 9 dicembre 1973 è uscita in 652.335 esemplari ARRIGO LEVI DIRETTORE RESPONSABILE © 1973 Editr. LA STAMPA S.p.A. Copie stampale in fac-sìreilc presso G.E.C. SpA. via Tiburtina 1099, Roma

Persone citate: Cariglia, Rumor

Luoghi citati: Roma