Oggi si vota in Venezuela per eleggere il Presidente di Mimmo Candito

Oggi si vota in Venezuela per eleggere il Presidente Un avvenimento-chiave per il Sudamerica Oggi si vota in Venezuela per eleggere il Presidente Ben tredici sono i candidati che aspirano alla poltrona presidenziale Come si presentano alla vigilia della consultazione gli schieramenti | : (Dal nostro inviato speciale) Caracas, 8 dicembre. Tra oggi e martedì, molta gente in Sudamerica starà con gli occhi ben aperti a seguire quanto accade in questa spropositata città di grattacieli e case di cartone. Le elezioni di domani per il rinnovo del Parlamento e del Presidente del Venezuela si presentano come il primo grande avvenimento politico dopo il golpe cileno. Cinque milioni di elelttori; può anche apparire eccessivo guardare a questo voto come all'espressione più o meno consapevole di una strategia continentale: ma chi sta qui non sfugge alla tensione di una campagna elettorale che, iniziatasi stancamente, due anni fa, ha finito per essere rumorosamente coinvolta nella tragica conclusione dell'esperimento allendista. L'importanza di queste elezioni è nel fatto stesso che esse si svolgano: se tutto andrà regolarmente, sarà la quarta volta consecutiva che questo Paese latinoamericano sceglie secondo la via costituzionale il proprio presidente; e oggi un fatto simile rappresenta purtroppo un primato per il Sudamerica, dopo che anche il Cile e l'Uruguay sono stati imbarcati nel confuso calderone della dittatura militare. Primato o no, siamo pur sempre ai Tropici. E va allora accettato come elemento di un folclore geopolitico anche il numero dei candidati presidenziali: addirittura 13, Seguendo uno schema avvicinabile alla realtà politica italiana, dividiamo i partiti venezuelani in tre gruppi: quelli del centro (Copei e Ad) che sono anche i più forti; quelli della sinistra (Forza Nueva, Mas e Urd) e quelli della destra (una infinità, tutti più o meno vicini alle posizioni dell'ex dittatore, generale Perez Jimenez). Il Venezuela è una Repubblica presidenziale: il capo dello Stato che sta concludendo la legislatura è il prof. Rafael Caldera, esponente del Copei, l'unico partito democristiano che sia al governo oggi in un Paese del Sudamerica. Caldera vinse le elezioni del '68 a sorpresa, battendo il favorito, che era il candidato presidenziale della Accion Democratica, partito al governo dal 1958 (quando era stato derrotato il dittatore Jimenez), con Betancourt prima e con Leoni poi. Originariamente il Copei si presentava come un partito della classe media, mentre l'Ai contava maggiormente sull'appoggio popolare, soprattutto nei sindacati e nel settore campesino. Ma, mentre gli anni di governo hanno trasformato alquanto la struttura del Copei, invischianio in confuse necessità populistiche il suo paternalismo liberistico, l'Ai (che pur continua pre più ì suoi attributi originali di partito popolare, con i tre gravi scissioni sulla sini- a far'parte 'dell'Internazionale socialista) ha perduto serre- stra: prima un gruppo che iieie luogo alla formazione guerrigliera iel Mir, poi i quairi siniacali iell'Ars, e infine la forte corrente iella stesso segretario iel partito, che ha poi foniato il Mep. Passiamo ai partiti iella sinistra. Poco peso ha l'Uri, ii Jovito Villalba, uno iei sopravvissuti iella «generazione iel '28», che si presenta con un programma vagamente riformatore e può contare soltanto sul prestigio personale iel suo leader e foniatore. Restano Forza Nueva e Mas. Il primo nasce iall'accorio iel Mep con il partito comunista venezuelano; i comunisti ii qui hanno una forza molto riiotta, il peso ii questa coalizione elettorale è così sostenuto in gran parte ial Mep, che è il partito costituitosi quattro anni fa con l'ultima scissione iell'Ai, quanio se ne vennero via quelli che erano rimasti tra i quairi culturali più preparati e le forze siniacali più impegnate. Il caniiiato e un medico pediatra, Jeus Paz Galarraga, ex segretario generale dell'Ad, politico dì grande esperienza, ma un po' freddo sul piano iel contatto umano con gli elettori. Poi c'è il Mas. Ei è quello che, non senza giustificauzioni, gli stessi venezuelani iefiniscono «el fenomeno». Mas significa Movimento al socialismo, e nasce ia una scissione iel pc, nel gennaio iel '71, Con il caniiiato socialista, José Vicente Rangel, sono oggi quasi tutti gli stuienti, i professori universitari, i quairi siniacali più preparati. Il Mas è V«impossibile» sorpresa ii queste elezioni. Resta la iestra, conservatrice e reazionaria. Ha tentato inutilmente ii guaiagnarsi i favori ii Jimenez, ma l'ex iittatore, ial suo esilio dorato di Madrid, ha detto che queste elezioni erano una frode, e perciò raccomandava ai suoi di non votare per nessun caniiiato presiienziale. Tutto filerà liscio, dunque, e ci sarà la conferma di un candidato copeiano? Difficile esserne sicuri. Washington, a cui va quasi il 70 per cento del petrolio venezuelano, guarda con grande interesse al risultato di queste elezioni. Qualcuno parla di golpe, in caso di risultato incerto. Da iomani a marteiì, quanio si conosceranno i risultati, il Paese sarà praticamente in mano alle forze armate, con il piano «Repubblica III». E' un piano studiato per garantire lo svolgimento regolare delle elezioni. Ma se ci sarà un risultato molto equilibrato tutti prevedono le solite accuse di brogli e gravi scontri nelle strade — me ne hanno parlato con molta preoccupazione gli stessi caniiiati presiienziali. Sarebbe l'occasione che qualcuno aspeta, a Caracas e lontano ia qui. Mimmo Candito

Persone citate: Betancourt, Caldera, Galarraga, Jimenez, José Vicente Rangel, Leoni, Perez Jimenez, Rafael Caldera, Restano Forza Nueva