Assolta l'insegnante della media per il disegno audace d'un alunno di Franco Marchiaro

Assolta l'insegnante della media per il disegno audace d'un alunno Sentenza emessa dai giudici del tribunale di Tortona Assolta l'insegnante della media per il disegno audace d'un alunno Il verdetto con formula dubitativa - Uno studente aveva affisso al muro della classe il suo elaborato che raffigurava una coppia a letto ■ La professoressa ha presentato appello (Dal nostro inviato speciale) Tortona, 8 dicembre. Assoluzione con formula dubitativa per la professoressa alessandrina Marisa Vescovo, di 35 anni, già insegnante di educazione artistica alla media «Manzoni» di Tortona, comparsa ieri davanti al tribunale tortonese per rispondere di pubblicazione oscena, accusata di aver permesso che il disegno di un alunno definito «porno» fosse affisso sul muro della classe terza C. I giudici hanno assolto la signorina Vescovo, che ora insegna ad Alessandria, per insufficienza di prove; mentre il p.m. dottor Tramontano aveva proposto la condanna a 4 mesi di reclusione e all'interdizione dai pubblici uffici per un anno, il che avrebbe significato la sospensione dall'insegnamento. II 9 febbraio 1971, la professoressa Vescovo assegnò in classe il tema «Disegnate un sogno»: uno degli alunni, il quattordicenne Antonio Salvatore, disegna una stanza con un letto occupato da un uomo e una donna; poi, com'è consuetudine alla (Manzoni», affigge l'elaborato nell'appposita bacheca di classe. Il disegno è corredato da un fumetto con chiaro riferimento a un rapporto sessuale mercenario. Vi rimane 24 ore, fino a che la vicepreside Franca Pensa Pavero, in assenza del preside Lugano, dopo averne parlato con l'inse¬ gnante di religione, don Giorgio Goggi, e il professor Fornasari, lo distacca. Don Goggi lo ripone nel suo cassetto. Della vicenda si parla fuori e nella scuola; nasce il «caso del pornodisegno»; interviene l'autorità giudiziaria e l'elaborato viene sequestrato. Interrogato in istruttoria, lo studente ammette di avere disegnato l'uomo, la donna e il fumetto; spiega però che certi «particolari» che renderebbero osceno il quadro sono stati aggiunti o quanto meno ritoccati da altra mano. A sua volta Marisa Vescovo spiega di avere visto di sfuggita l'elaborato e di non aver trovato nulla di immorale. Si parla di «giallo», di disegno uscito dalla scuola e manomesso per creare uno scandalo e colpire la «Manzoni», una media all'avanguardia. L'istruttoria del giudice Spanu si conclude con l'asso-luzione con formula dubitati va, ma il p.m. Ingrassia ricorre. La sezione istruttoria della Corte d'appello di Torino concede il perdono giudiziale a Salvatore e rinvia a giudizio l'insegnante. Ieri il processo. «Ho visto l'elaborato abbozzato», ha detto la professoressa Vescovo, «il ragazzo voleva disegnare un bel letto. Poiché era di famiglia disagiata e dormiva su di una branda, ho attribuito a questa situazione il suo sogno. Non avevo elementi per pensare che il ragazzo facesse qualcosa da turbare i suoi compagni. Se avessi visto l'opera terminata, ne avrei discusso con lui il perché, senza per questo punirlo, soltanto a fine educativo e didattico. Invece, finito il disegno senza che io lo esaminassi, l'ha affisso com'era consuetudine. Soltanto quando sono stata interrogata dal giudice ho visto il disegno finito». «L'insegnante» ha invece sostenuto nella sua requisitoria il p.m., «ebbe la possibilità di rendersi conto dell'oscenità del disegno e di impedirne l'affissione. Per questo dev'essere condannata». Per il primo difensore, avvocato onorevole Fracchia, invece non è possibile sostenere che la Vescovo conoscesse il disegno e non esiste la prova che l'elaborato non sia uscito dal cassetto di don Goggi. La professoressa deve essere assolta per non aver commesso il fatto. Per il secondo difensore, avvocatessa Guidetti-Serra, l'insegnante non ha commesso il fatto: manca qualsiasi dolo e appare discutibile sostenere osceno quel disegno secondo il senso comune del pudore. I difensori hanno subito appellato l'assoluzione per insufficienza di prove. Franco Marchiaro

Luoghi citati: Alessandria, Lugano, Torino