La ricetta degli affari di Maria Luisa Migliari
La ricetta degli affari Incontro con Maria Luisa Migliari La ricetta degli affari Piccola, delicata, addirittura fragile. Eppure il successo non le ha tolto l'appetito. Maria Luisa Migliari dice: «Mangio di tutto, bevo buon vino, non eccedo soltanto nei grassi, sono dinamica». Mattino al Sestriere, pomeriggio a Torino: la molla è il senso degli affari? Sceso il silenzio sulle sue vittorie al Rischiatutto, bisogna mantenere desta l'atten¬ zione del pubblico appena conquistato. Ora ha scritto un libro: ricette naturalmente, a modo suo. «Perché la cucina è una passione. Aiuta la donna a liberarsi dalla carica emotiva». Casalinga frustrata? «Questione di carattere. Bisogna sapersi adattare». Oppure cercare evasione altrove, come fa lei dedicandosi allo yoga. « E' il mio rifugio — dice —. Non ne voglio par- lare. E' un'esperienza mia, intima, incomunicabile». Della cucina invece parla volentieri. «Ho imparato da mia madre e da mia nonna, amanti dei buoni piatti della tradizione emiliana». Ma anche il padre, farmacista, non disdegnava i fornelli. «Era soprattutto esigente. Allora abitavamo in una grande casa, zio, parenti, amici. C'era calore umano, comunicativa». Sulla scia dei ricordi perde il sorriso enigmatico da Monnalisa, le si inumidiscono gli occhi. Nostalgia forse? «Molta. La mia è stata un'infanzia felice». Felicissima anche l'adolescenza. Corteggiatori come ogni ragazza, graziosa, ricca soprattutto di illusioni. Oggi ha ancora sogni, qualche ambizione? «Sono soltanto frastornata. La fatica dello studio per il Rischiatutto, la fatica di curare i ristoranti, la fatica di seguire tutti gli impegni nei quali mi trovo imprigionata». Ha perso i sogni, ma non la calma. «Ho voluto fare soltanto le cose piacevoli, divertenti». Ha cercato insomma di guadagnare quattrini. «Ma non mi interessano i soldi — è pronta a ribattere — mi piace vivere bene». Perciò ogni volta che le frulla in capo un'idea, la mette a profitto: «Sono un'entusiasta — sostiene —. Mi impegno sempre in ciò che intraprendo, perché ci credo». Di lei hanno detto che è astuta, fredda, calcolatrice. «Niente di vero. Parlo soltanto poco». E' timida? «No, mi difendo». Afferma che la celebrità non le ha dato alla testa. «La gente mi ferma per strada, c'è addirittura chi chiede di potermi fare una carezza. Ho perso l'anonimato e la pace». Per ritrovarla ha voluto un altro ristorante. «Il primo al mare, il secondo in montagna. Perché amo vivere all'aria aperta, lontano dalla città, in un'atmosfera più tranquilla». Una continua vacanza dunque? «E come sarebbe possibile? Io sto in cucina, curioso tra i fornelli, seguo la cottura nelle pentole, preparo io stessa alcuni manicaretti, invento sempre nuove ricette. Il successo non ha cambiato nulla nella mia vita». Con il marito continua a vedersi soltanto a fine settimana. Lui lavora a Torino. «Fa il pendolare per raggiun germi. Siamo molto uniti, ci comprendiamo». Ognuno conserva la sua personalità, il lavoro diverso. «Il problema sorge adesso con le domeniche senza auto — aggiunge con malizia —; corriamo il rischio di sentirci soltanto più per telefono». Non ha mai paura? «E di chef — ribatte con occhi ridenti —. Del buio? Chi sa, magari del futuro, della vita. Ha un attimo d'esitazione, poi risponde decisa: «Non ho paura di nulla. Sono forte. Ho sopportato molti scontri, molti pugni sul naso». Come ognuno di noi, d'altronde. «No, forse di più. Ma è la vita e dà anche questo oltre alle gioie. Bisogna conquistarsi un equilibrio interiore per sopravvivere. Non drammatizzare né la celebrità né i guai». Ma è felice? «Serena». Non è la stessa cosa. «E' vero. Io sono soltanto serena». Ed ha di nuovo quel sorriso enigmatico che l'ha resa famosa nella cabina del Rischiatutto. Simonetta Conti Maria Luisa Migliari, durante l'intervista (foto Moisio)
Persone citate: Maria Luisa Migliari, Moisio, Simonetta Conti
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