Quale difesa per l'Europa?

Quale difesa per l'Europa? La riunione della Nato a Bruxelles e le tesi di Mosca Quale difesa per l'Europa? Il segretario di Stato americano Schlesinger ha dichiarato che non è realistico parlare di autonomia difensiva del vecchio continente prima del 1984 - Da lunedì Consiglio atlantico con Kissinger ■ L'Europa al centro delle attenzioni russe L' «ombrello» americano (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 6 dicembre. Non è realistico parlare di autonomia europea nel settore della difesa prima del 1984. Questo il messaggio portato oggi dal segretario per la Difesa americano Schlesinger ai ministri della Difesa dell'Eurogruppo, radunati al quartier generale della Nato per due giorni di consultazioni e di decisioni. Le parole di Schlesinger, secondo alcuni, vogliono ottenere un effetto politico sugli europei che recentemente hanno mostrato di voler agire indipendentemente da Washington in politica estera. Il segretario per la Difesa americano, dopo il monito, ha fornito comunque le garanzie: gli Stati Uniti continueranno a proteggere l'Europa con il loro « ombrello nucleare ». Tutte le discussioni in corso sulla costituzione di un sistema difensivo europeo non potranno non tenere conto di queste due realtà. Schlesinger, infine, ha fatto presente che l'Europa non ha ancora compiuto la scelta di avere una difesa indipendente. Dal signor Schlesinger gli europei vogliono anche sapere con esattezza le prospettive su un ritiro parziale delle truppe americane dall'Europa, tanto più che lo stesso segretario di Stato per la Difesa ha annunciato la settimana scorsa che Washington ridurrà le sue basi all'estero. Una tale decisione avrà ripercussioni anche sui negoziati in corso a Vienna sulla riduzione delle forze militari dei due blocchi. E' probabile che il tema di questi negoziati sia affrontato domani dai ministri europei e da mister Schlesinger. L'Eurogruppo è diventato di estrema attualità recentemente proprio per i progetti di un eventuale sforzo comune difensivo dell'Europa, ed esso potrebbe essere la sede, secondo alcuni Stati, fra i quali la Germania, per proseguire questo discorso. La Francia, invece, ha proposto, come sede di eventuali con¬ gressi europei nel campo della difesa, l'Unione europea occidentale (Ueo). Oggi, il ministro norvegese Fosterwole ha sostenuto l'Eurogruppo e ha invitato la Francia — che non ne fa parte, dato che usci più di dieci anni fa dall'organizzazione militare del Fatto Atlantico — e le altre nazioni escluse, Portogallo e Islanda, ad aderirvi. E' improbabile, tuttavia, che Parigi accolga questa offerta, tanto più che si fanno insistenti le voci di discussioni segrete fra Gran Bretagna, Francia e Germania di realizzare assieme armi termo-nucleari strategiche. Questo è stato riferito anche dalla commentatrice di affari europei del Guardian, Ella Pick. Come ogni anno, Schlesinger è venuto a Bruxelles a chiedere soldi e commesse militari agli alleati europei. Egli ha fatto notare che gli Usa sostengono i due terzi dei costi della Nato. L'America ha speso, per il mantenimen¬ to sul continente europeo delle sue forze militari, due miliardi e 700 milioni di dollari nel 1972. Gli europei hanno coperto solo in parte questo «buco» nella bilancia dei pagamenti americana, acquistando negli Usa materiale bellico per un miliardo e 200 milioni di dollari. L'America vuole che gli alleati europei paghino anche il disavanzo di un miliardo e 500 milioni. Qui, come al solito, sorgono i dissidi. I belgi, per esempio, sostengono che il disavanzo americano nelle spese militari in Europa è solo di 900 milioni di dollari. Altri fanno notare che la bilancia dei pagamenti americana tende progressivamente a migliorare, che l'Europa rischia di cadere in una crisi economica a causa della carenza di benzina, e che quindi l'America può continuare a sostenere in buona parte il pesante fardello della difesa per il nostro continente. Lunedi e martedì si svolgerà il consiglio atlantico a livello dei ministri degli Esteri di tutti e 15 i Paesi dell'Alleanza, con la partecipazione di Kissinger, segretario di Stato americano. Tutti gli aspetti politici e militari dell'Alleanza saranno discussi, compresa la progettata Carta Atlantica. Non si può escludere che i problemi petroliferi, oggi così attuali, siano esaminati in rapporto alla situazione nel Medio Oriente, che certamente sarà discussa. Kissinger voleva incontrarsi con i ministri dei nove Paesi della Comunità economica europea, ma la Francia si è opposta a questo incontro collettivo. Il segretario di Stato americano voleva chiarire in questo incontro le divergenze emerse di recente tra gli alleati europei e gli Usa, ma questi aspetti politici dovranno essere dibattuti tra Kissinger e i ministri degli Esteri dei Paesi della Cee individualmente. Un incontro fra l'onorevole Aldo Moro e Kissinger è già stato, si dice, fissato. Dai colloqui di lunedì e di martedì potrebbe uscire una chiarifica del ruolo della Nato in un mondo che cambia. Renato Proni La strategia sovietica (Dal nostro corrispondente) Mosca, 6 dicembre. Le inquietudini degli europei, ì loro tentativi, ancorché maldesi ■., di inserirsi come terza forza nel dialogo tra le due superpotenze cominciano a preoccupare i sovietici. Dapprima sedotta (con una serie di coups de charme di Breznev verso Pompidou e Brandt), e poi bruscamente abbandonata dal Cremlino appena è sbocciata la storia d'amore con gli Stati Uniti, la vecchia Europa ha manifestato la propria insofferenza per la filosofia del duopolio, con la quale sovietici e americani sembrano voler governare il mondo. E ha reagito, malamente perché lacerata da divisioni e personalismi, ma ha reagito. E i sovietici ne sono stati dapprima sorpresi, poi irritati, fino al punto di accusare, come fa oggi la Pravda, alcuni giornali francesi (Monde e Aurore sopra tutti) di «condurre sistematicamente una campagna ostile alla distensione» soltanto perché essi si sono fatti portavoce di questa inquietudine europea e hanno lodato l'idea di una «difesa europea». L'Unione Sovietica si vede dunque costretta a riaggiustare la propria strategia europea, tenendo conto dei fermenti nel Continente esasperati dalla crisi energetica (il 1974 sarà per il Cremlino l'anno dell'Europa, come il 1973 avrebbe dovuto esserlo per la Casa Bianca?). Ci sono state, in questi ultimi tempi, consultazioni intense tra alti dirigenti sovietici da una parte e dirigenti dei principali partiti comunisti occidentali (dopo Marchais, anche l'italiano Cossutta è stato qui ed è stato ricevuto da Kirilenko). Si parla ora di un vertice europeo di tutti i partiti comunisti, occidentali e orientali (una nuova Karlovy Vary), che dovrebbe seguire, forse di poco, la conferenza di Bruxelles di gennaio e precedere, non si sa di quanto, la conferenza internazionale sollecitata da Mosca. Sono tutti segni che l'Europa è al centro delle attenzioni del Cremlino. Perciò, probabilmente, la stampa sovietica sta dedicando tanto spazio ai temi europei: la conferenza per la sicurezza (come abbiamo accennato ieri) e il negoziato per la riduzione delle forze. Tra gli articoli del recente passato, dedicati ai medesimi argomenti, e gli attuali c'è un evidente salto di qualità: tanto quelli erano vaghi e propagandistici, tanto questi sono precisi e concreti. E' il caso dell'ultimo articolo delle Izvestija sulla riduzione delle forze nell'Europa centrale. Con l'articolo delle Izvestija il Cremlino ha reso pubblico per la prima volta il suo piano per la riduzione delle forze armate nel cuore del Continente. «Esso prevede — scrive l'organo del Soviet supremo dell'Urss — una riduzione di un contingente di 20 mila unità da parte dell'Unione Sovietica, la Germania Orientale, la Polonia e la Cecoslovacchia, da un lato, da parte degli Stati Uniti, Inghilterra, Germania Occidentale, Olanda, Belgio, Canada e Lussemburgo dall'altro, già entro il 1975... Nella seconda fase, nel 1976, le truppe di tutti i Paesi, che rientreranno nell'accordo, saranno ridotte del cinque per cento. E, finalmente, nel 1977, le truppe degli stessi Paesi saranno ridotte di un altro dieci per cento». Le Izvestija criticano poi il progetto occidentale di riduzione delle truppe per due ragioni: prima, perché esso contempla una riduzione bilanciata; seconda, perché esso non riguarda anche le armi nucleari. Secondo il giornale sovietico, la «campagna di stampa», che viene condotta in Occidente, sulla «sproporzione» tra le truppe della Nato e quelle del Patto di Varsavia, ha il solo scopo di «provare la necessità della cosiddetta riduzione bilanciata, il che significa null'altro che una più grande riduzione per i Paesi socialisti e una più piccola per i Paesi occidentali». Le Izvestija dicono anche che allo stesso scopo mira la tesi che occorre limitare la riduzione alle sole truppe terrestri e convenzionali. Paolo Garimbertì