La contestazione studentesca ha fatto bene all'Università di Felice Froio

La contestazione studentesca ha fatto bene all'Università Ventotto Paesi al convegno delFUnesco a Bucarest La contestazione studentesca ha fatto bene all'Università Tutti d'accordo: ha fatto esplodere l'arretratezza dei sistemi scolastici (Dal nostro inviato speciale) Bucarest, 1 dicembre. L'Università europea è in piena crisi. Se non si rinnova e non risolve presto i problemi posti dall'enorme numero di studenti, rischia la paralisi. Abbandonate la retorica e le nostalgie per le tradizioni «venerabili», l'Europa ha riscoperto se stessa: ha capito che deve seguire la via della cultura, cioè della scuola e dell'Università, se non vuole essere tagliata fuori dalle tra- cfPncdndnBsformazioni tecnologiche e I dal progresso scientifico. Ma non può permettersi il lusso d: perdere altro tempo. Su ! queste conclusioni concorda no i ventotto Paesi che parte cipano a questa seconda con ferenza dei ministri dell'Istru zione, giunta alla fase conclu- i siva. Lunedì l'assemblea esaminerà le proposte preparate dalle due commissioni. Rinnovamento e cooperazione tra gli Stati europei sono le condizioni per trasformare l'Università. Occorre però «adattare l'insegnameli to ai bisogni della società e all'economia, introdurre nuo- v- contenuti culturali, nuovi metodi didattici e tecnici, attuare il diritto allo studio e al lavoro, nella prospettiva dell'educazione permanente». Anche nei lavori delle commissioni è riemerso il problema della selezione che si verifica al momento dell'accesso all'Università. Il numero chiuso che viene attuato nei Paesi dell'Est ha riacceso le polemi-1 che. Su questi temi si sono formati tre schieramenti: i Paesi socialisti (Urss, Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Romania e Repubblica democratica tedesca) ritengono irrinunciabile il sistema della selezione attraverso il numero chiuso; un gruppo di cui fanno parte Inghilterra, Belgio, Svezia e Spagna sono orientati per meccanismi selettivi non «drastici»; infine Italia, Norvegia, Finlandia, Austria, Jugoslavia e Turchia cercano la risposta non dalle «chiusure», ma dal contesto degli ordinamenti che doyreb Der° operare una bero operare una selezione nel corso degli studi. Si è parlato anche della contestazione. Dotati di una sensibilità tipica della propria età, gli studenti costituiscono una massa «che reagisce con vivacità e apertamente ai problemi della società, sentono più e meglio degli altri le contraddizioni tra i valori proclamati dalla società e il modo con cui vengono attuati». In sostanza la contestazione studentesca è stata analizzata in senso positivo perché ha fatto esplodere l'arretratezza dei sistemi scolastici. Altro aspetto positivo è quello di aver imposto la partecipazione democratica alla vita degli atenei e il diritto allo studio. Sono contributi rilevanti venuti dagli studenti. Sul problema del riconoscimento reciproco dei titoli di studio, malgrado l'impegno di tutti i Paesi, sono emerse difficoltà di carattere tecnico: troppe diversità ci sono tra i sistemi universitari e non è possibile ottenere un «codice» che fissi quali titoli possano essere riconosciuti reciprocamente. E' stata approvata una risoluzione che lascia ai governi la possibilità di accordi bilaterali sui titoli di studio. Le «raccomandazioni» presentate nelle due commissioni sono centinaia. L'Italia ha dato il suo contributo presentando alcune «raccomandazioni» approvate all'unanimità dalle commissioni. Tra queste c'è quella sulla mobilità dei professori e degli studenti, la sollecitazione di diffondere l'uso dei calcolatori nell'Università, il potenziamento degli altri organismi internazionali. Si avverte però che siamo tagliati fuori da certi discorsi e lo conferma il sottosegretario Smurra. «L'impressione che si ha — dice — è di essere rimasti indietro rispetto ad altri Paesi che hanno rotto modelli dì comportamento superati e chiuso definitivamente lunghi periodi di tentennamenti e di ritardi. Dobbiamo compiere lo sforzo di trovare convergenze politiche ampie eri omogenee che consentano di trasformare la scuola e l'Università in tempi brevi. Forse non serve più muoversi su linee di riforme globali, attuate una volta per tutte». Felice Froio

Persone citate: Smurra