La Libia ha ritirato dal Cairo la rappresentanza diplomatica

La Libia ha ritirato dal Cairo la rappresentanza diplomatica Sempre più tesi i rapporti tra i due Stati La Libia ha ritirato dal Cairo la rappresentanza diplomatica Tutto il personale dell' "Ufficio per i rapporti con l'Egitto" richiamato in patria "per consultazioni" - Ancora fermi i colloqui tra israeliani ed egiziani al km 101 - Un portavoce di Sadat dice: "La ripresa degli incontri sarebbe inutile" - Nuovo intervento di Kissinger? Il Cairo, 1 dicembre. Si apprende da buona fonte che il governo libico ha deciso di richiamare in patria 1 propri rappresentanti al Cairo e di chiudere 1'«Ufficio per i rapporti con l'Egitto » ( come si chiamava la sua ambasciata al Cairo, dopo l'accordo per la fusione dei due Stati). La chiusura dell'ambasciata risalirebbe a giovedì; il richiamo di tutto il personale in patria sarebbe stato deciso « per consultazioni ». Ponti governative egiziane non hanno fatto mistero del disappunto per questa iniziativa; si sono però affrettate a anticipare che l'ambasciata egiziana in Libia non verrà chiusa. Gli osservatori rilevano che da tempo i rapporti tra Libia ed Egitto si erano fatti tesi. In discorsi pubblici ed interviste a giornali il presidente del consiglio rivoluzionario libico, colonnello Gheddafi, aveva criticato il presidente egiziano Anwar El Sadat per avere accettato la tregua dopo il recente conflitto con Israele e , successivamente, lo svolgimento di colloqui con gli israeliani al chilometro 101 della strada II Cairo-Suez. Inoltre, Gheddafi non ha partecipato al «vertice» arabo di Algeri (essendo contrario all'atteggiamento dell'Egitto e della Siria verso i progetti per una pace nel Medio Oriente). A sua volta il governo egiziano, poco prima che la conferenza di Algeri incominciasse, ha richiamato per consultazioni il suo ministro residente a Tripoli, Ghaleb. Nello scorso mese di settembre Egitto e Libia avevano firmato una dichiarazione comune in cui si erano pronunciati in favore dell'unificazione e, a tale scopo, avevano anche creato una assemblea costituente per mettere a punto il progetto di unione e le sue fasi. Oggi però, il direttore del settimanale Akhbar el-Yom, Abdel Koddous, scrive che non ci potrà essere unificazione tra Libia ed Egitto finché non sarà risolto il conflitto con Israele. In questo momento, di unificazione non è neanche il caso di parlarne, afferma Koddous, che è intimo amico e confidente del presidente Sadat: «L'unica azione unita che si possa contemplare è l'unione dell'azione araba contro Israele». Per ciò che riguarda i colloqui tra israeliani e egiziani ai km 101 della strada II CairoSuez, il portavoce del governo egiziano, Ahmed Anis, in una conferenza stampa ha affermato oggi che la ripresa degli incontri sarebbe inutile, e ha invitato le due superpotenze a forzare Israele ad attenersi alle misure stabilite dal Consiglio di sicurezza per la cessazione del fuoco. Essendogli stato richiesto quali siano le prospettive per la partecipazione egiziana alla progettata conferenza di pace a Ginevra, Anis ha detto: «E' difficile dire qualcosa nell'attuale situazione. Il presidente Sadat ha detto ad Algeri di non vedere molti vantaggi nell'andare a Ginevra soltan- to per trovarsi di fronte ad altre tergiversazioni ed evasioni da parte d'Israele. La decisione finale a questo proposito la si potrà avere soltanto tra qualche giorno». Sarà ancora una volta l'opera della diplomazia internazionale, prima tra tutti quella americana impersona¬ ta da Kissinger, a tentare di sbloccare l'impasse determinatasi nei colloqui fra egiziani ed israeliani. Il segretario di Stato americano ha deciso, secondo quanto riferisce al Cairo l'autorevole Al Ahram, di ritornare in Egitto per chiarire l'atteggiamento americano sulla sospensione dei colloqui militari al km. 101. Da Tel Aviv, invece, si registrano ottimistiche dichiarazioni di Golda Meir alla radio israeliana; nonostante tutto, dice il primo ministro di Israele circa i colloqui al km 101, l'attuale atteggiamento arabo fa sperare che si possa finalmente conseguire la pace. La signora Meir ha detto di ritenere che la rottura dei negoziati per l'impasse del disimpegno delle forze non sia definitiva. La notizia di una visita di re Feisal a Mosca — che rappresenterebbe, se confermata, uno sviluppo sensazionale per la situazione nel Medio Oriente — è stata accolta con molte riserve. Da parecchie settimane, d'altronde, la stampa araba parla di contatti sovietico-sauditi, il cui scopo sarebbe quello di preparare l'allacciamento delle relazioni diplomatiche fra Riyad (che non ha rapporti del genere con nessun Paese comunista) e Mosca. (Ansa. Afp. upi) m Il presidente Gheddafi