In sella alla bicicletta, col fiato grosso riscopriamo l'emozione dell'aria libera di Remo Lugli

In sella alla bicicletta, col fiato grosso riscopriamo l'emozione dell'aria libera Timido approccio a un tipo diverso di fine settimana In sella alla bicicletta, col fiato grosso riscopriamo l'emozione dell'aria libera Nessun ostacolo davanti agli occhi; da un trono alto e torreggiante lo sguardo spazia come su uno schermo panoramico - Dove andiamo ? Per oggi alleniamoci in pianura : sponde del Po, Avigliana, Stupinigi Qualcuno è già riuscito ad ac- i tcaparrarsene una nuova, altri han- lno tolto dalla cantina quella rvecchia, l'hanno spolverata, olia- sta. Che strano aggeggio è mai pquesta bicicletta? L'occhio, non | vpiù abituato a vederla, la risco- | cpre a fatica. La sua dimensione ] se la sua forma ci paiono estra- i mnee. La cavalchiamo, per prova, : ncon piede e mano incerti. Abi- ' stuati come siamo a star seduti | qsul basso sedile dell'automobile, al chiuso, ci pare di essere su un trono, alto e torreggiante. A poco a poco la familiarità torna. Ma si, è la bicicletta con la quale fummo in grande dimestichezza tutti noi che durante o subito dopo l'ultima guerra avevamo un'età che ci consentiva di pedalare. Rapido, ci passa per la mente un ricordo cupo: ci pieghiamo in avanti a guardare il vetro del fanalino: no, non c'è la mascherina nera con la finestrella ! che lasciava passare soltanto una fessura dì luce. No, il fanale può ' sfoggiare tutta la sua luminosità. Siamo si in un austero regime ' di restrizioni, ma per fortuna j non ci sono leggi che obbligano all'oscuramento come in quei lon- j tani e drammatici giorni. Possiamo, dunque, finalmente 1 andare in bicicletta. Quante voi- ! te, in questi anni, lo abbiamo 1 desiderato, ma poi siamo stati costretti a desistere dal rimetterla in strada nel timore di essere travolti dal traffico. Ora, ferme il momento del gran Abbastanza sicuri alle - però sempre all'erta è chi ha il permesso di le auto, ritorno, spalle perché c viaggiare in auto — possiamo in cominciare a pedalare. Siamo sinceri con noi stessi, ammettia mo che è un momento emozio nante, la riscoperta di una sen sazione nuova che vale, forse, quella che provammo quando e I per ia prima volta ci mettemmo n e a di no aone, o al volante di una automobile con il cuore agitato, lasciammo il pedale della frizione e sentimmo la vettura muoversi al nostro comando. Gustiamola rapidamente questa piacevole emozione, prima che venga offuscata dalla fatica; perché, certo, è un modo di muoversi che ha una dimensione più umana rispetto a quello dell'automobile, ma appunto per questo è anche più gravoso | e prima o poi ci fa rimpiangere i l'altro. Il faticare sui pedali è già un I primo contatto con l'ambiente, | l'aria fredda che ci sferza il viso completa l'unione: non c'è davvero pericolo che dalla bicicletta si cada per un colpo di sonno. Non abbiamo ostacoli davanti ai nostri occhi, basta un leggero movimento del capo per spaziare su centottanta gradi. Su questo schermo panoramico noi possiamo ammirare le cose belle della natura: le case, il fiume, la cam- ! pugna, i colori. Al di là di una I quinta se ne apre un'altra e ognui na ha una sua particolarità, è facile scoprirla, basta guardarsi attorno con calma e serenità, due condizioni che si addicono bene i all'andatura tranquilla del peda! lare. ta goaala ti i ri nro ta le in tinhe e, e, athe i e ni, ehe ono la aVedovi di auto, dove andiamo con la bicicletta in questa noI stra inaugurale domenica di au| sterità? Per prima cosa percorriamo qualche strada cittadina: issati sull'alto sellino godiamo di una prospettiva nuova che non dobbiamo perdere. Poi, naturalmente, raggiungiamo il Po: ammiriamo le sue sponde, accese con i colori dell'autunno, da i uno dei corsi che lo fiancheggiano. C'è, li a due colpi di peI dale, invitante, la collina. Ma ] cerchiamo di non amareggiarci I la gita, non dobbiamo strafare. | La collina non è montagna, d'accordo, ma ha anch'essa le sue belle salite ripide che comportano lu necessità di poter cambiare rapporto alla ruota e un già acquisito notevole allenamento nelle gambe. Non si può, di primo colpo, pretendere di andare al Colle della Maddalena, sareobe già molto poter raggiungere il Monte dei Cappuccini o Villa della Regina. Lo dico per esperienza personale: ieri, dopo venticinque anni che non cavalcavo una bicicletta, me ne sono procurata una con un cambio a dieci velocità. Guardavo quelle sette ruote dentate, due grandi nel pignone centrale e cinque piccole dietro, come se fossero prodigiose generatrici di potenza. Nel ricordo, la bicicletta della mia giovinezza, goffa e misera con due soli e forse anche sdentati rapporti, impallidiva davanti a questa, snella e possente. Mi sembrava che con tutti quei denti avrei potuto mangiarmi qualsiasi salita. Ho imboccato corso Fiume e poi su per viale Curreno, in direzione di San Vito. Ma come m'è apparso lontano San Vito. Sono arrivato fin quasi all'ospedale, i pedali erano di una pesantezza enorme Mi sono fermato, prima di tutto perché non ce la facevo più e poi anche perché non volevo passare davanti all'ospedale con quel fiato che avevo: se qualcuno mi sentiva, magari mi faceva ricoverare. Calma, dunque: la collina teniamocela buona per le prossime domeniche, dopo che ci saremo allenati. Ci sono tanti altri posti, in pianura o quasi, da raggiungere per una gita. Ad esempio: la palazzina di caccia di Stupinigi, i laghi di Avigliana, l'aeroporto di Caselle, Moncalieri. i paesi ai piedi della collina sulla destra del Po: San Mauro, Castiglione, Gassino, Chivasso, Brusasco, Crescentino. Tutte località fornite di buone trattorie e che, in bicicletta, a piccola andatura e con molte soste, ci appariranno più attraenti di come le abbiamo conosciute con l'auto. E ricordiamoci di non andare avanti fin al momento in cui veniamo sopraffatti dalla stanchezza: bisogna tenere in serbo energie per il ritorno; non ci sarà nessuno disposto a trainarci. Remo Lugli

Persone citate: Brusasco, Castiglione, Gassino

Luoghi citati: Avigliana, Chivasso, Crescentino, Moncalieri, San Mauro