I francesi invitati all'autodisciplina di Alberto Cavallari

I francesi invitati all'autodisciplina Discorso di Messmer alla tv I francesi invitati all'autodisciplina Le preannunciate misure di austerità si sono ridotte a provvedimenti minori sul credito - Difficile "equilibrio" di Parigi tra solidarietà Cee e amicizia per gli arabi (Dal nostro corrispondente) Parigi, 30 novembre. Il governo francese ha reso nota la sua politica contro la crisi energetica europea e l'inflazione. Il primo ministro Messmer ha parlato stasera al Paese, dalla televisione, con l'aria delle grandi occasioni. Ma in con- | creto s'è limitato a invitare i francesi all'autodisciplina, senza annunciare vere restrizioni, illustrando poi piccoli interventi sul contenimento del volume del credito. L'impressione generale è che la Francia voglia « salvare la faccia » in due direzioni: mostrando agli europei una minima partecipazione all'austerità, e mostrando agli arabi (clic la prediligono e le garantiscono abbondanti rifornimenti) di non voler prendere contromisure contro le loro esportazioni. Le misure decise obbediscono a una sola scelta: dare priorità al consumo industriale rispetto al consumo individuale. Non è stato deciso nessun razionamento di benzina: si è fissato soltanto un limite di velocità alle automobili (80 sulle strade e 100 sulle autostrade) e un limite di riscaldamento degli uffici pubblici (20 gradi). La tesi di fondo è stata che la crisi del petrolio non è ancora preoccupante per la Francia e che non giustificherebbe misure autoritarie di razionamento. Naturalmente, con la riserva che «La Francia ha già previsto i mezzi d'azione necessari se la situazione divenisse grave». E' sufficiente questa risposta? Gran parte della stampa critica il governo di voler restare in una posizione «solitaria e trionfalistica». I gollisti chiedono «più realismo», e i socialisti hanno proposto un'inchiesta parlamentare per stabilire la reale situazione energetica del paese. Secondo i calcoli più ottimistici, nono i stante la situazione privilegia-, ta e l'assicurazione dei Paesi i produttori di non ridurre i contingenti francesi si calco- la infatti che nel 74 vi sarà 1 anche qui un deficit di petrolio del 15 per cento. Infatti, anche se la quantità dei rifornimenti in corso non è diminuita, tale sarà la penuria prevista in rapporto al tasso di crescita dei consumi. Le fonti più informate assicurano che sull'ambiguità francese pesano le trattative segrete, e non ancora concluse, con gli arabi. Il Quai d'Orsay osserva la più grande discrezione sulla visita che il ministro degli Esteri saudita ha reso oggi a Jobert, e che segue quella di martedì scorso dei ministri del Petrolio saudita e algerino. Nella mi-1 sura in cui le posizioni arabe j sembrano diventare più sfumate ed elastiche (come a Londra) il governo francese si procura lo spazio per manovrare. Se aumentano le concessioni arabe agli altri paesi, Pompidou vede infatti | minacciata la sua posizione di «mediatore unico» verso gli arabi. Non è il momento migliore quindi per decidere misure drastiche: i francesi non vogliono dare l'impressione agli arabi che le compagnie francesi cercano approvvigionamenti presso produttori non arabi; né che si apprestano a ridurre le importazioni (per gli alti costi) dagli arabi; né vogliono chiedere agli arabi (dispostissimi a farlo) aumenti d'importazione per non indisporre gli europei prima di avere una posizione di forza. Le misure odierne riflettono quindi una politica di «sur place» e di ambiguità. «I nostri soci europei — ha detto Messmer — ci chiedono un gesto europeo, solidale, che porrebbe il nostro paese in uno stato di mobilitazione simile a quello che viene subito dai loro concittadini. Contemporaneamente i paesi arabi non comprenderebbero una Francia che, con le riserve piene, prendesse misure spettacolari. Soprattutto non vor¬ rebbero un'opinione pubblica aizzata contro di loro». Si tratta di un discorso che, per la Francia postgollista, quadra perfettamente. Il suo problema è di non suscitare reazioni di un'opinione pubblica (di sinistra e di destra) coltivata al filo-arabismo golliano e nello stesso tempo giocare il gioco pompidoliano del rilancio europeista. Ma la realtà è più forte dei discorsi. Certe città, come Fougères, hanno stasera deciso di ridurre l'illuminazione ai monumenti. Certe fabbriche, come la Ford di Bordeaux, hanno deciso di ridurre del 4 per cento il consumo di elettricità. Come osservano i giornali oggi, mentre il governo salva la faccia il paese pensa a salvarsi dalla crisi. Il Figaro ha pubblicato una vignetta simbolica: Pompidou, trasformato in cicala, che dopo aver cantato nell'autunno piange davanti alle formiche francesi. Alberto Cavallari

Persone citate: Messmer, Pompidou

Luoghi citati: Bordeaux, Francia, Londra, Parigi