La breve estate dell'anarchia di Giorgio Manacorda

La breve estate dell'anarchia La breve estate dell'anarchia Un suggestivo "collage" di Enzensberger sulla vita avventurosa e la morte oscura di Durruti Hans Magnus Enzensberger: «La breve estate dell'anarchia / Vita e morte di Buenaventura Durruti», Ed. Feltrinelli, pagine 298, lire 3200. Si è parlato molto negli ultimi anni di guerriglia urbana, quasi l'avessero inventata i tupamaros o i loro sfortunati e un po' folli epigoni europei. Nessuno, mi pare, si è ricordato dei solidarios, un gruppo di anarchici spagnoli che negli Anni Venti decise di rispondere con le armi alla dura repressione. I solidarios, con in testa Buenaventura Durruti, giustiziarono torturatori, capi di governo e perfino un cardinale, oltre ad assaltare banche per procurarsi il denaro necessario alla guerriglia e all'assistenza delle famiglie dei compagni caduti o imprigionati. Nessuno di loro teneva per sé neppure una lira. Erano uomini di una purezza rivoluzionaria assoluta. Uomini con una vita talmente avventurosa da sembrare finta. Nel caso di Durruti, già Il'ia Erenburg aveva detto che « mai nessuno scrittore si sarebbe deciso a raccontare la storia della sua vita; rassomigliava troppo a un romanzo d'avventure ». Il perno tematico del ro- ! manzo di Enzensberger è, invece, proprio il personaggio j Durruti, il quale diventa il [pretesto (ed anche il trucco) j per ricreare un clima storico : senza perdere del tutto Vài: Iure romanzesca. Infatti il : testo è avvincente come un | romanzo d'azione: sparatorie, j fughe, galera, amore e rivoluzione, c'è tutto. E', se vogliamo, la dimostrazione che | la realtà è romanzesca o, almeno, che è romanzesco il modo come i documenti rac1 contano la realtà. Enzensberger ha potuto racj contare la storia di questo incredibile rivoluzionario per; che è convinte che il narra1 tore non deve aggiungere nulla, non c'è bisogno di enfa! tizzare, basta che sia adeI guato l'intervento strutturale I sui materiali. Enzensberger insiste con il collage, sia puj re un collage sui generis. Nel | libro precedente (Interroga| torio all'Avana, sempre pub| blicato in Italia da Feltrinelli ) usava il collage nello stesI so modo in cui è stato usato ! da Peter Weiss, poniamo, nel[l'Istruttoria. Si tra^taja . cioè del montaggio di materiali ì orali registrati. Le affinità sono molte: in l tutti e due i casi si trattava j di processi contro la reazioj ne: gli invasori della Baia dei | Porci per Cuba, i nazisti di Auschwitz per la Germania. Ma ciò che ci interessa qui non è l'affinità tematica o ideologica e neppure l'affinità propriamente materica dei materiali usati. L'Istruttoria e l'Interrogatorio avevano a monte un'altra e più importante caratteristica in comune: il materiale usato era monocorde, uguale a se stesso e quindi omogeneo, era un tutto compatto, linguisticamente e stilisticamente senza smagliature e senza rischi: un sistema, tra l'altro, chiuso in partenza, a causa della propria destinazione, era finalizzato « ab origine » o, meglio, eterofinalizzato. Con questo Durruti cosa cambia? Cambia tutto: i materiali non sono omogenei (sono, cioè, della provenienza più diversa), quindi il discorso stilistico si muove su diversi piani. Inoltre i materiali mantengono la loro spuria origine. Non c'è nessun tentativo di mimetizzazione e di assimilazione. Vengono dati in quanto tali e la firma del loro autore in calce lo ricorda ad ogni pie sospinto. Quindi non c'è nessun gioco illusionistico: è un'ottima applicazione strutturale della straneazione di origine brechtiana. Un'ulteriore differenza tra l'Interrogatorio e il Durruti è nella diversa funzione cui | assolve il tempo in quanto : fattore di mediazione « fisiologica » tra gli avvenimenti e il narratore. L'attualità dei fatti cubani (nel 1970 ancora i rilevante sia per la temperie j contestataria europea — il soI cialismo cubano è stato uno ! dei modelli caratterizzanti dei , movimenti extraparlamentari : — sia perché non erano passati neanche dieci anni dai fatti narrati, i quali erano cioè patrimonio personale di I coloro che non avevano ancora compiuto trent'anni), ! rendeva la manipolazione ca! rica di conseguenze impreveI dibili sia sul piano stretta, mente letterario, sia su piani ideologici e politici, dato che la ripresa risultava funzionale a un clima sociale ancora esistente. Questo spostamento dall'attualità alla storia è poi, tutto i sommato, attuale, corrisponde cioè al momento di ripiega- i mento e di riflessione che attraversano i movimenti extraparlamentari esplosi nel sessantotto. Enzensberger tenta un ritorno alle origini della anarchia o, meglio, si propone di ricostruire (e quindi di capire) il movimento anar- I chico in uno dei suoi momenti di massimo splendore e tragedia: la guerra civile spagnola. Giorgio Manacorda

Luoghi citati: Avana, Cuba, Germania, Italia