Arafat di Igor Man

Arafat Arafat (Segue dalla 1" pagina) tuazioni instabili, esplosive e nuovi scontri ». Una pace giusta e duratura « può essere realizzata soltanto sulla base dei due principi ». E' da escludere che i Paesi arabi « accettino di impegnare il proprio avvenire nell'equivoco, sulla scorta di promesse vaghe o di compromessi occulti ». Questo vertice segna una svolta: è caduta l'intransigenza, proclamata a Kartum al «vertice della disfatta»: no al riconoscimento di Israele, no alla trattativa, no alla pace. «Andremo a pregare a Gerusalemme, saluteremo le bandiere dei palestinesi nelle parate della vittoria al Cairo e a Damasco», ha detto con enfasi re Hassan del Marocco al termine della sesta conferenza dei capi di Stato arabi, ma Burghiba, nel suo discorso, ha riconosciuto il diritto di Israele a vivere in pace nel Medio Oriente affermando in piena aula che «non si può pensare di scacciare un popolo dal territorio sul quale vive de. venticinque anni». Se Israele, ha detto ancora Burghiba, «tornerà alla ragione», riconoscendo i diritti degli arabi, «noi non potremo voltargli le spalle». E' un invito a riconoscere formalmente Israele, sia pure nel quadro di una federazione israelo-palestinese, giusto il piano di spartizione deciso dall'Onu nel 1947. Si va a Ginevra. Sadat è riuscito a non spezzare l'unità araba ottenendo al tempo stesso il viatico per una trattativa che sarà senz'altro lunga e difficile. Il prezzo che ha dovuto pagare a Feisal e ai «duri» è quello della irrinunciabilità a Gerusalemme ma nessuno potrà impedire a Sadat di aggirare gli ostacoli affrontando in un primo tempo a Ginevra le «conseguenze» dolla guerra del Ramadan per regolare in un secondo tempo le «conseguenze» della guerra del '67, irte dei problemi più spinosi: Gerusalemme, appunto, e la questione palestinese. In quest'ottica non si può affermare che le condizioni poste dai «fratelli» nuocciano al¬ | la capacità di manovra di Sadat. Al contrario, si dice qui, potrebbero rafforzare la sua posizione al tavolo della pace. In ogni caso Sadat, come afferma il portavoce della delegazione egiziana, «va per negoziare». E una trattativa di pace implica concessioni da entrambe le parti: l'Egitto, gli arabi, si recano a Ginevra, come ci è stato ripetuto, per saggiare le reali intenzioni di Israele, la sua «buona volon| tà». Nei prossimi quattro mesi sapremo, dicono gli arabi, se Israele vuole veramente la pace come ha sempre affermato. L'unica decisione veramente esplicita annunciata a chiusura del vertice riguarda l'arma del petrolio. All'unanimità i capi arabi hanno deciso di continuare ad utilizzarla per rendere possibile il raggiungimento dei loro obiettivi. Ma con una certa flessibilità. Una delegazione di ministri degli Esteri compirà un viaggio nell'Europa occidentale «per spiegare e verificare», come ha precisato il segretario della Lega Araba, Riad, «perché esiste un legame strettissimo tra il nostro embargo e l'impegno degli europei a sostenere i diritti arabi ». Igor Man

Persone citate: Arafat, Burghiba, Sadat