Arrestato per il delitto commesso sei anni fa di Francesco Fornari

Arrestato per il delitto commesso sei anni fa In un litigio per una mondana a Cuneo Arrestato per il delitto commesso sei anni fa Dice agli agenti: "Finalmente siete venuti" - Poi nega d'aver ucciso Due amiche del sospetto omicida morte in circostanze "misteriose" (Dal nostro inviato speciale) Cuneo, 27 novembre. «Finalmente siete venuti»; con queste parole un uomo, sospettato di un omicidio commesso sei anni fa e scoperto soltanto adesso, ha accolto gli agenti. La sua, però, non è stata una dichiarazione di colpevolezza, poiché si è affrettato ad aggiungere: «Io non ho ucciso nessuno. Quella sera avevamo litigato. Nient'altro». Ma contro di lui la polizia ha raccolto tali e tante testimonianze e prove che il giudice istruttore dottor Masante, non ha esitato a firmare l'ordine di cattura. «Un omicidio è certo — afferma il capo della Mobile dottor Negro —, forse ci troviamo di fronte a una serie di delitti: stiamo indagando per chiarire le circostanze della morte di due persone». Due donne, amiche della vittima e del presunto assassino, decedute in circostanze definite «misteriose». «Almeno in un caso — dicono gl'inquirenti — si possono avere dei ragionevoli dubbi». I protagonisti della drammatica vicenda sono Bartolomeo Borsotto, 40 anni, il presunto omicida, e Mario Delta, 50 anni, la vittima. Entrambi pregiudicati, sei anni fa si contendevano una prostituta, Secondina Eva, 37 anni (deceduta in ospedale tre anni fa). Sembra che la donna fosse sentimentalmente legata al Delta, che conviveva con la trantacinquenne Anna Silvestro (morta nel giugno scorso): per questo motivo il Borsotto, descritto come un individuo violento, sempre pronto a menare le mani, aveva minacciato più volte il rivale. I litigi, che sovente si concludevano a suon di pugni, erano all'ordine del giorno: più il tempo passava, più aumentava l'odio tra i due. La sera del 29 dicembre '67, il Delta è nell'osteria «Solferino» di piazza Boves. C'è anche il Borsotto: i due non si guardano neppure, nell'aria c'è una strana tensione. Proprietario e avventori sono preoccupati, temono che da un momento all'altro possa scatenarsi una rissa. Verso mezzanotte il Delta lascia il locale: ha appena introdotto una moneta nel juke-boxe, su una sedia c'è il suo impermeabile, agli amici dice che tornerà subito. Non lo vedono più. Tutti ricordano che pochi minuti dopo era uscito anche il Borsotto. Qualcuno aveva sentito delle grida, rumori strani, come di lotta, provenire dalla scala dell'edificio dove, al terzo piano, abitavano il Delta e la Silvestro. Alle tre del mattino una inquilinà aveva trovato il corpo del Delta sui gradini. La scala era buia: si è scoperto in seguito che i fili della luce erano stati strappati. L'uomo, ancora vivo, perdeva sangue da una grossa ferita alla testa. Veniva portato in casa e messo a letto: la Silvestro si rifiutò di chiamare il medico: «Forse era ubriaco, avrà messo un piede in fallo ed è caduto battendo la testa. Domani starà meglio di sicuro». Due giorni dopo una telefonata anonima avvertiva la polizia che nell'alloggio del Delta ci doveva essere «qualcosa di strano». Gli agenti andavano a vedere e trovavano il corpo senza vita dell'uomo sul letto «Credevo che dormisse, non mi ero accorta che era mor- to» aveva detto la donna scoppiando in lacrime. Stranamente, la cosa non ha seguito. Un medico rilascia un frettoloso certificato di morte «per assideramento», senza alcun riferimento alla ferita alla testa; la polizia archivia la pratica come «morte accidentale». La Silvestro continua a vivere nell'alloggio per un certo periodo, il Borsotto frequenta i consueti locali, la Eva lo accompagna. Dopo qualche mese si sentono le prime voci che parlano di delitto. Nelle osterie, fra un bicchiere e l'altro, si discute consempre maggior insistenza sulla «strano morte» del Delta. Durante alcuni violenti li tigi fra la Eva e il Borsotto, più volte la donna urla in faccia all'uomo una terribile accusa: «Sei un assassino, tu hai ucciso Mario». Tre anni fa la Eva, ricoverata in ospedale, muore. Il Borsotto si met te con un'altra donna, Margherita Aime, 52 anni. Un giorno del gennaio scorso in un'osteria mentre sta litigando, alcuni avventori sentono il Borsotto minacciare l'amica: «Ti farò fare la stessa fine del Delta». Quel giorno nel locale c'è anche l'agente Sebastiano Molino. Tornato in questura, fruga negli archivi e scova la pratica intestata a quel nome. Ne parla col dottor Negro che decide di riaprire le indagini. Per cinque o sei mesi l'agente Molino e il brigadiere Anto¬ nio Calamaro frequentano le osterie della città vecchia, stringono amicizia con gli avventori, pagano da bere a tut ti. Ascoltano, fanno domande. E l'intera vicenda appare in una luce diversa. Per completare il quadro manca soltanto la testimonianza della Silvestro: gl'inquirenti sono sicuri che la donna, quella lontana notte di sei anni fa, era presente al delitto. La cercano e scoprono che è morta nel giù gno scorso. In una baita isolata in una frazione di Limone. «Deceduta per collasso cardiocircolatorio». Privi di questa testimonianza chiave, gli agenti continuano a cercar prove. Trovano altre persone che quella sera erano nella trattoria «Solferino». Gli ultimi momenti del Delta vengono ricostruiti con cura minuziosa. Così pure i movimenti del Borsotto. Alla fine la polizia non ha più dubbi: il Delta è stato ucciso dal rivale durante un ennesimo litigio. Colpito alla testa con un corpo contundente, è get tato per le scale per simulare una disgrazia. La Silvestro, terrorizzata dall'assassino, non ha osato rivelare la verità, neppure quando le hanno portato in casa l'amante moribondo. Forse, se avesse parlato, l'uomo avrebbe potuto essere salvato. Per sei anni ha tenuto nascosto il terribile segreto: forse è morta proprio quando stava per rivelarlo. Francesco Fornari Cuneo. Bartolomeo Borsotto dell'arresto

Luoghi citati: Cuneo, Limone