La raffineria s'espande Sono contrari 4 comuni di Edoardo Ballone

La raffineria s'espande Sono contrari 4 comuni Polemica nel Monferrato casalese La raffineria s'espande Sono contrari 4 comuni Temono che le ciminiere inquinino l'atmosfera della zona, già carica di "polveri" - Danni anche ai vigneti? Il proprietario controbatte: "Non c'è alcun pericolo" (Dal nostro inviato speciale) Casale, 27 novembre. Quattro comuni del Monferrato, capeggiati da Casale, hanno detto no ad una raffineria nel loro territorio. Sotto accusa è la « Maura spa », un deposito di combustibile sorto nel '53 in vicinanza del Po e ai piedi di Coniolo, paese collinare. Però, già qualche anno dopo, la « Maura » non era più deposito ma distilleria con una produzione annua di 65.000 tonnellate di toppati, ossia dei « semilavorati » del petrolio, come il gasolio e gli oli lubrificanti Nel 1969, inoltre, il proprietario, Secondo Mametro, ha fatto domanda al Ministero dell'Industria per trasformare la distilleria in raffineria portando la lavorazione del greggio ad 1 milione di tonnellate annue. Ciò significava la nascita di una nuova raffineria a ciclo completo su 500.000 metri quadri in una zona che da anni si batte per una politica turistica. Il ministero, in attesa di una risposta definitiva, ha concesso un permesso « stralcio » per la lavorazione di 300.000 tonnellate annue di greggio. Nel frattempo, però, il petroliere monferrino ha inoltrato una seconda domanda per aumentare la sua capacità produttiva a tre milioni di tonnellate annue. A questo punto, ed è storia dei nostri giorni, i comuni di Casale, Coniolo Po, Morano e Balzola hanno dichiarato guerra al signor Mametro. In una seduta consiliare unitaria, svoltasi a fine ottobre a Casale, tutti i gruppi politici, tranne i liberali astenuti, hanno deciso di negare ogni ampliamento, anche per 1 milione di tonnellate, alla raffineria; inoltre hanno ribadito il loro no alla richiesta di Mametro di agganciare la sua azienda ad un vicino oleodotto della Snam. Per questo secondo divieto, i quattro comuni si sentono tranquilli essendo di loro competenza la decisione. Circa l'opposizione all'ampliamento, essi sperano in un intervento della Regione Piemonte. «E' una grossa battaglia — dice l'avv. Pier Enrico Motta, sindaco di Casale — ma siamo intensionati a concluderla da vincitori. L'ingrandimento della "Maura", secondo noi, va contro un certo tipo di programmazione che tende al decentramento. L'azione dei quattro Comuni vuol difendere la salute di oltre 60.000 persone che già vivono in una zona altamente inquinata». Casale, infatti, e la sua cintura di paesi respirano un'aria già carica di polveri e di anidride carbonica espulse da un gigantesco cementificio. Molti suoi abitanti sono ormai attaccati dalla asbestosi, la terribile malattia polmonare che colpisce gli operai del cemento. In inverno, il locale ospedale riceve un 70 per cento di degenti con disturbi all'apparato respiratorio. « La nostra quota all'inquinamento è già stata pagata — rileva l'avv. Motta — ora non vogliamo che anche l'anidride solforosa della raffineria avveleni i nostri cieli ». In effetti, il petroliere Mametro ha fatto preparare uno studio sull'inquinamento che sarebbe derivato dai suoi di segni d'espansione: una ditta di Roma, specializzata in materia, lo ha redatto. Ma non tutti, nel Monferrato casalese, sono soddisfatti. Il prof. Secondo Guaschino, primario immunoematologo all'ospedale di Casale e presidente del locale « Gruppo ecologico », obietta: «Il progetto antinquinamento voluto dalla "Maura " è soddisfacente per quanto riguarda la contaminazione delle acque. Infatti, gli scarichi non inquinerebbero a livello batteriologico ma soltanto chimico. E tale "difetto " può essere facilmente neutralizzato con adeguati depuratori. Ciò che invece ci preoccupa è l'inquinamento atmosferico che deriverà da una raffineria a 5 chilometri in linea d'aria dal centro cittadino ». Le riserve del prof. Guaschino riflettono le ansie di una città che per parecchi mesi all'anno è sommersa dalla nebbia e dove le giornate di vento si contano sulla punta delle dita. « E quando il vento soffia — aggiunge Guaschino — la sua direzione è da nord o nord-ovest, cioè proprio dove ci sono i fumi della "Maura". Ciò significa che se manca vento l'anidride solforosa ristagna sulle colline di Coniolo e sulla piana di Balzola e Morano, se invece ci sarà brezza allora i veleni saranno trasportati sulla superficie di Casale». Ai timori cittadini si uniscono quelli della campagna. I contadini di Morano e Balzola si lamentano per i miasmi che già oggi arrivano dalla distilleria riempiendo le loro cascine. Da parte loro, i viticoltori delle colline sovrastanti la pianura dov'è insediata la « Maura » temono che l'anidride solforosa espulsa dalla « torcia » avveleni la loro uva. E non bisogna dimenticare che questa è la zona a vigneti già inquinati per gli erbicidi usati dai risicoltori della piana, a primavera. Ma l'imputato, il signor Mametro, cosa pensa sulla polemica? « Sono tutti timori infondati — sottolinea il petroliere — ed ho la coscienza a posto. Anch'io sono di queste parti e conosco i problemi degli abitanti. Se avessi il minimo dubbio d'inquinare preferirei chiudere la mia raffineria ». Probabilmente, il signor Mametro non giungerà a questa drastica decisione poiché, è lui ad affermarlo, già esistono i progetti per evitare ogni tipo di contaminazione. Spiega il petroliere: « Per l'ampliamento a 1 milione di tonnellate annue è in fase di costruzione un camino alto 115 metri che disperderà i fumi delle caldaie. Inoltre sarà potenziata la " torcia " che attualmente brucia i gas vaganti, gli unici inquinatori dell'atmosfera. Circa la contaminazione idrica non ho problemi: infatti una recente analisi del Politecnico di Torino ha dimostrato che le acque decantate escono inquinate da idrocarburi soltanto al 5,5 parti per milione, laddove il limite massimo di tolleranza previsto dalla legge è di 10,15 ppm». E la revoca dei Comuni alla concessione dell'oleodotto? « Pazienza — risponde Mametro — sarò costretto a far circolare le 250 autobotti giornaliere in entrata e uscita dalla raffineria. E' un intralcio al traffico che l'oleodotto avrebbe evitato». Qualcuno rileva che l'ampliamento della « Maura » porterebbe lavoro a un centinaio di persone oltre alle circa ottanta già impiegate. « Con il veto dei Comuni — sottolinea Mametro — non potrò fare nuove assunzioni ». Controbatte il sindaco di Casale: « E' demagogia creare nuovi posti di lavoro pericolosi per gli stessi operai e per la comunità. D'altronde, l'attuale piano petrolifero nazionale è contrario ad ampliamenti o a insediamenti di nuove raffinerie. Quindi gli auspicati posti di lavoro dovranno provenire da altre industrie della zona ma per nulla nocive ». Edoardo Ballone