Il petrolio ha diviso l'Europa dei Nove di Alberto Cavallari

Il petrolio ha diviso l'Europa dei Nove Deludenti i colloqui Brandt-Pompidou a Parigi Il petrolio ha diviso l'Europa dei Nove La crisi energetica fa riemergere i contrasti interni del Mec • Ferma posizione del "premier" tedesco che ha tentato di impegnare Parigi alla "solidarietà europea" - Respinto il tentativo della Francia di diventare il paese-serbatoio della Comunità - Gli altri temi dell'incontro (Dal nostro corrispondente) Parigi, 27 novembre. Il vertice franco-tedesco di Parigi oggi è finito in modo deludente. Il tema del petrolio l'ha interamente dominato e irrigidito mentre ad Algeri il mondo arabo, portando avanti il «ricatto energetico», ha chiesto all'Europa un «aiuto attivo» per ottenere la ritirata d'Israele dai territori occupati. Il dramma europeo ha quindi assunto contorni più crudi. L'Europa più assediata diventa anche un'Europa più divisa? Nel momento della crisi acuta, proprio quando si cerca faticosamente un rilancio, riemergono i grandi contrasti interni? Brandt e Pompidou avevano il compito di preparare una solida piattaforma agli appuntamenti europei, e alle speranze di dicembre. Dalla loro mancata intesa può nascere quindi molto pessimismo, seppure mitigato dall'ipotesi che le loro divergenze siano solo tattiche, e facciano parte delle grandi manovre che sempre precedono i grandi incontri. Resta comunque il fatto che Brandt, lasciando Parigi a mezzogiorno dopo un terzo colloquio, ha raggiunto con Pompidou nient'altro che una serie di avvicinamenti molto generici. Francia e Germania non sono diventate un fulcro dei progetti europei che sono rimasti un groviglio di difficoltà. I portavoce (mancando un comunicato congiunto) hanno riassunto sfumando tutti i punti negativi e positivi dell'incontro lasciando capire che la stessa crisi del petrolio, dalla quale pareva ieri nascere uno stato di necessità sucre uuu slulu u* /teueaùttu capace di avvicinare posizioni da tempo lontane, ha fatto da catalizzatrice alle divergenze. Il tema ha infatti dominato tutto il vertice. Ma la ferma posizione dì Brandt, che ha tentato d'impegnare la Francia alla «solidarietà europea», ha bloccato quei compromessi sottobanco che Parigi evidentemente cercava di provocare. I tedeschi hanno fatto sapere stasera che Brandt ha difeso la tesi che l'Europa dei Nove deve mettere a punto un «organismo d'informazione e di consultazione per affronta- | re la crisi energetica». Il Can-1 | celliere ha poi detto che, pri- j \ ma della creazione di questo ; organismo, è «prematuro dire quale Paese della Comunità debba fornire petrolio agli altri» e che «prima di conoscere le risorse comuni non può essere di attualità il problema del trasferimento delle riserve europee». Si capisce da ciò (e dal silenzio francese) che Brandt ha seccamente respinto il tentativo della Francia (recentemente inaugurato, e naufragato, con l'Olanda) di diventare il Paese-serbatoio i dell'Europa, dirottando su e o questo o quel «socio» comunitario (con evidente prezzo politico) il petrolio che le arriva normalmente dagli arabi. Quanto lo scontro in materia d'energia sia stato massiccio lo si deduce da altre cose. Francia e Germania mettono agli atti che sulle centrali nucleari «hanno preso orientamenti diversi». Da parte francese si promette la solidarietà europea chiesta da Brandt solo «nelle forme appropriate». Le indiscrezioni descrivono anzi i tedeschi furiosi per la decisione dei governi francesi I di costruire da soli una fab-1 brica di uranio arricchito, | giudicata «una decisione sbagliata in un momento sbagliato». E tutto questo ha certamente influito a creare o con- ! fermare le altre divergenze. \ Sugli altri temi dei colloqui si sono registrate le seguenti posizioni: 1) Vertici fissi. Brandt, che j in linea generale li condivide, pensa che riunioni come quelle del 14 dicembre a Bruxelles I possano avere «una certa regolarità». Ma è contrario a «un rituale e a un calendario prestabiliti ». Non vuole poi che diventino «una scappatoia al Consiglio dei ministri comunitario». Quindi, niente nuove «istituzioni ombra» e niente cadenze fisse come vuole Pompidou. 2) Vertici d'emergenza. Brandt ha risposto a Pompidou che su questa sua idea «spetta ai Nove di prendere una decisione». La sua posizione è quindi interlocutoria. 3) Difesa europea. Pompidou e Brandt sono d'accordo di affrontare «pragmaticamente» i problemi che si presenteranno, ma non hanno fissato «orientamenti su punti precisi». Sono rimasti quindi i contrasti che si conoscono. 4) Unione economico-monetaria. Solo su questo punto Parigi e Bonn hanno raggiunto un accordo. Convengono j che se le «circostanze saranno j sfavorevoli a un passaggio ra1 pido alla seconda tappa ciò non diventi un pretesto per bloccare decisioni in quei set tori dove sono possibili pro- gressi». 5) Politica comunitaria. Le conversazioni hanno mescolato intese, rinvìi, divergenze. Si è preferito non parlare del segretariato europeo a Parigi. Sulla politica regionale c'è un accordo «totale sulla concezione» ma «un desiderio di definirla meglio in concreto». Sulla politica agricola «accordo sui principi» in attesa di un nuovo esame. Il bilancio, come si vede, è estremamente magro. Ma diventa ancora più magro se si aggiunge che circa il problema spinoso dei rapporti Europa-Usa e Europa-Est i due hanno discusso a lungo ma i portavoce non hanno riferito nulla. Solo in questo «segreto» potrebbe nascondersi un futuro rovesciamento di situazione capace di riportare ottimismo. Alberto Cavallari