Giudici, avvocati e testi rivivono l'agonia delle bambine di Marsala

Giudici, avvocati e testi rivivono l'agonia delle bambine di Marsala Sopralluogo della Corte al pozzo "maledetto,, Giudici, avvocati e testi rivivono l'agonia delle bambine di Marsala Michele Vinci, l'assassino, è rimasto in cella - Due vigili del fuoco si sono calati nella grotta di tufo; hanno ripetuto invocazioni di "aiuto" - Le voci erano appena percettibili - Le vittime furono gettate nella cava ancora in vita oppure vi vennero portate attraverso un cunicolo? (Dal nostro inviato speciale) Marsala, 26 novembre. Giù, nella «pirrera», cava di tufo profonda quasi 34 metri, due pompieri gridano aiuto. E' l'orrendo pozzo del podere di Giuseppe Guarrato, in contrada Amabilina, dove due anni fa furono trovate morte le sorelle Marchese: Ninfa, di sette anni, e Virginia, di cinque, rapite da Michele Vinci. I pompieri vi sono stati calati con funi per accertare se le grida di chi sta laggiù possono esser udite all'esterno. Certamente, se le cose fossero andate come sostiene Vinci, le due bimbe devono aver urlato quanto potevano, finché è rimasto loro un filo di fiato. Vinci sostiene di averle gettate, una dopo l'altra, subito dopo il rapimento, perché «le picciridde erano un di più». Non gli «servivano». Non erano infatti le due sorelline che lo interessavano, ma la terza bimba rapita, sua nipote Antonella Valenti. Non c'è dubbio che Vinci mente. Le bimbe sono state trovate senza fratture né lividi né graffi: cosa impossibile precipitando da trentaquattro metri. Vinci dice di averle gettate il 21 ottobre. I cadaveri furono trovati il 10 novembre e l'autopsia stabilì che le bimbe erano morte quattro o cinque giorni prima. Cioè, secondo l'affermazione di Vinci, sono vissute laggiù, senza cibo né acqua, per due settimane. Assurdo. Nessuno ci crede. Se le due bimbe sono state calate vive nella cava o vi sono state trasportate attraverso un cunicolo che la mette in comunicazione con un'altra « pirrera » e poi per alcuni giorni nutrite dal loro carceriere: ecco, se erano in vita, le loro urla potevano essere udite dall'esterno del pozzo? Le grida dei due pompieri si lsentono fievoli, appena. Si ripete l'esperimento: i pompieri gridino ora insieme,e con tutto il fiato che hanno. «Aiuto! Aiuto!». L'invocazione _ l che sale da sotto sembra arri i vare da un mondo lontanissi mo e tenebroso. Sgomenta, 1 Vedo una delle due donne ' giudice popolare pallida e che | si morde le labbra. «Ancora, i ripetere», fanno sapere ai due pompieri. « Aiuto! ». Paolo ; Marchese, il padre delle due : bimbe, che finora è rimasto in ! silenzio a fissare come ipno\ tizzato la maledetta «pirrera», i a questo punto rompe in pian| to. E' un brav'uomo, dall'aria timida. Singhiozza: «Le mie I bambine perché me le ha | prese?». j La corte d'assise di Trapa; ni è venuta stamane al podere j di Guarrato per il sopralluogo. Ci sono i difensori e sii , avvocati della parte civile, i I carabinieri e i tecnici. Polemij che che nascono dagli opposti I interessi. Si discute se due bimbe possano gridare con la > forza dj due uomini. Si affer- i j ma cne ja voce dei bambini è ! piu acuta, più facilmente per-1 i cettibile. Si osserva che il gri- \ do dei pompieri si sente sol j tanto vicino all'imboccatura 1 della «pirrera», ma chi, due Janni fa, fosse passato di qui, senza fare particolare atten I zione alla cava, non avrebbe j certamente sentito un'invoca zione delle bambine, i una considerazione, natu j raimente interessata, che dà | l'angoscia: «Se le bimbe fos- sero state portate laggiù agonizzanti, non avrebbero più avuto voce per farsi sentire». Paolo Marchese ascolta, ora piange in silenzio, guarda il presidente, gli avvocati, i tecnici, chiunque parla e dice la sua, sempre ansioso di sapere finalmente quale è stata la sorte delle figlie, se il boia non è stato troppo crudele con loro, ma le ha almeno illuse e lasciate nella speranza, se non hanno sofferto troppo. Il sopralluogo continua con gli altri rilievi. Si misurano l'ingresso della cava e la profondità; si prende nota del blocco di tufo dove è stata trovata una ciocca di capelli. Si esamina la vicina baracca dove il Vinci dice di aver tenuto Antonella prigioniera. Si esplora il pozzo di un podere vicino, per stabilire se quella i potrebbe essere stata la pri- gione segreta delle bimbe. Il fondo Guarrato è un posto fuori mano, deserto, con cipressi e oleandri, fichi d'India e mandarini. Fiori di campo. Dice Vinci che aveva portato qui le tre bimbe con la promessa di qualche frutto. Avevano mangiato dei cachi, stavano raccogliendo fiori quando egli afferrò Ninfa e Virginia e le gettò nella cava. Semplicemente. Poi chiuse Antonella nella baracca del Guarrato. Questo sostiene l'imputato. Ad una ventina di metri dalla «pirrera» c'è un olivo, al cui tronco è avvolto un filo dell'elettricità. Il Guarrato non ne sa nulla. Si fa l'ipotesi che il Vinci abbia legato al tronco una o due bambine. E' proprio vicino a questo ulivo che sono state trovate 112 carte di caramella. La scoperta non è stata fatta dagli inquirenti, ma da Leonardo Patti, zio delle sorelle Marchese. Due anni fa, la notte in cui il Vinci accompagnò il procuratore generale di Marsala a questo pozzo, tomba delle due sorelline, il fondo Guarrato fu invaso da una folla di estranei e nei giorni seguenti ci fu un via vai di curiosi. Se c'erano tracce più o meno utili furono calpestate e distrutte. Se ricordo bene, nemmeno alla baracca prigione indicata dal Vinci furono posti i sigilli. E il filo legato all'ulivo, e le carte di caramella che mancano nella confessione di Vinci scoperti da uno zio improvvisatosi detective. Oggi di definitivo c'è solo questo: il 21 ottobre rapimento delle tre bimbe; il 26 ottobre Antonella è trovata cadavere nella scuola di Regalia, i morta il giorno prima; il 9 novembre è arrestato Vinci, nella notte vengono scoperti i cadaveri di Ninfa e Virginia. Malgrado la sua confessione, Michele Vinci non ha fornito un preciso movente e tace su molti punti. Ci si chiede: perché non dice la verità? Copre qualcuno? A chi giova il suo segreto? L'avvocato Esposito, difensore di Vinci, è certo che egli nasconde un segreto, e si sforza di convincerlo a venire in aula domani, a dire tutto quello che sa, qualsiasi cosa sia. Oggi anche l'avvocato Marrone, parte civile della famiglia Valenti, ha detto che «ombre e lacune ce ne sono, fin troppe», e che Vinci «non era solo nel delitto ma che qualcuno era sopra di lui». Questo qualcuno esiste, ed è ! ìThòrn" MrTn canniiiTnn v<tit~ein 1 llber°' N°n saPPiamo chl sia non ha profilo, ma c'è, e non si riesce a immaginare perché Vinci lo protegga, soprattutto fino al punto da accettare sia la qualifica di «mostro» sia l'ergastolo. Luciano Curino Marsala. Giuseppe Marchese, padre delle due bimbe, piange durante il sopralluogo disposto dalla corte d'assise (Ansa)

Luoghi citati: India, Marsala, Virginia