Chi avrà benzina? di Giovanni Arpino

Chi avrà benzina? Tempo d'austerity, tempo di Rivera Chi avrà benzina? Batte il sesto rintocco per il campionato di calcio. E', come sempre, una campana festosa, anche se almeno due derbies, a Genova e a Bologna, bruciano di antiche e rinfrescate rivalità. Marassi è quasi in assetto di guerra per la sfida rossoblucerchiata, nel capoluogo emiliano dopo il « sangue romagnolo» (ma figurato) in campo, saranno beffe e montagne di tortellini. Il football divide, ferisce, spasima, poi guarisce un poco tutti quanti, nel segno di ingenue ma rispettabili speranze. Proprio in opposizione ai travagli della vita attuale, un dribbling, un gol o un magico tocco sotto porta creano improvvise consolazioni, ribadiscono un'ora e mezzo di gioventù. E' una domenica in cui vorremmo dividerci tra cinque campi: da Bologna a Roma, da Milano a Torino e Genova. Sui grandi incontri d'oggi, tra i granata ed i viola al Comunale, tra i genoani e la Samp, tra i rossoneri di Rocco e la Juventus, la redazione sportiva del nostro giornale e i suoi inviati hanno costruito pagine ricche di analisi e radiografie, in questi ultimi giorni. Ciò che ancora non si sa, appartiene ai giochi del caso, che solo i risultati confermeranno. Carro armato I problemi di Giagnoni e Radice, privi di alcuni uomini-base (un goleador come Pulici, un gioiellino quale Antognoni) costringono il club torinese e quello viola a modifiche e « fantasie » che, alla lunga, potrebbero fornire dati illuminanti sul futuro delle due squadre. L'accoppiata Bui-Graziani è da vedere e incoraggiare in ogni senso, gli schemi dei centrocampisti fiorentini sono argomenti critici da leccarsi i baffi. Con Pulici in campo, il Torino avrebbe avuto lo stretto dovere di puntare alla vittoria, mancando il carro armato Paolino una spartizione di punti potrebbe anche andar bene: ma, se riaffiora il « tremendismo », il Toro non vorrà lasciar nulla ad una Fiorentina « minorenne » e tuttavia già classica. L'Inter scende a Roma, dove gli ex-fedelissimi di Helenio sperano che i nerazzurri battano i rivali della Lazio. Non è così facile per il club meneghino, anche se gode ottima salute da Burgnich a Boninsegna, anche se finora la squadra di Re Cecconi e Chinaglia è apparsa meno fluida e armoniosa rispetto alla scorsa stagione. Proprio la presenza del mago « bauscia » potrebbe risvegliare ! biancocelesti, anche se il Feroce Saladino, sia con Mazzola sia con Moro sia con Mariani, è in grado da solo di stecchire qualsiasi difesa. Su ogni tappeto d'erba, oggi, vi saranno scontri di tattiche sapienti. Parte in vantaggio il Napoli, sempreché il Vicenza non ripeta la sua arditissima partita d'otto giorni fa con il Milan, ma tutte le altre squadre vivono sul vantaggio-svantaggio d'una marcatura sola. Se azzeccata, a Bologna come a Genova, a Torino come a Milano e Roma, il quadro della gara può cambiare di colpo. E' domenica di duelli tra singoli, che però deriva- no da studi laboriosissimi alla lavagna. Gli allenatori di maggior nome hanno studiato per una settimana intera trabocchetti e mosse astute. Per Boninsegna o Anastasi, per Rivera o Bettega, per Bui o Mazzola, per Corso o Buigarelli, per Chinaglia o Speggiorin. La gran questione del centrocampo — sogno e inferno per ogni intenditore di calcio — vedrà in ogni stadio una soluzione diversa e lo scontro di teoremi arrischianti. Proprio sul dominio della fascia centrale di San Siro verte la lotta tra Milan e Juventus Ambedue le squadre possiedono centrocampisti di diverso valore e di vario nerbo, ma tutti in grado di « giocar palla » e spigolare gioco: si tratti di Capello-Causio-Cuccu o di Rivera-Benetti-Biasiolo. La partita tra rossobianconeri è questione di regia, di rapporti rispettati e matematici. Sprintando dalla piattaforma del suo centrocampo, la Juve ha dato spesso serissimi guai al Milan. E l'amico Nereo ben se ne ricorda. Immaginiamo — in questa « domenica aperta » — un insistito infittirsi di trame nella zona media del campo milanese. Dove può scattare ogni tipo di contropiede, da quello di Chiarugi a quello di José o Pietro, corroborati dagli avanzamenti dei terzini d'ala, chiamati a compiti interlocutorii più che di pura interdizione. Nobiltà Ouando arriva la Juve-jet. San Siro diventa un campo neutrale (bagarini a parte, si capisce). La nobiltà della sfida supera gli attuali interessi di classifica, che nessun risultato può compromettere dopo poco più d'un mese di campionato. L'« aggiustarsi » reciproco su un pareggio è cosa che abita nei sogni: adesso tutti fingono di poterlo accettare, ma per un'ora — su novanta minuti — in ventidue s'accapiglieranno per smentirne l'eventualità. Chi avrà più benzina nel motore? Dopo Wembley, rivedremo Rivera, sul suo terreno prediletto anche se alle prese con un marcatore che certo lo preoccupa. E qui vorremmo tornare su un capitolo che solo in apparenza sembra privato. In dieci giorni ho ricevuto oltre un centinaio di messaggi dai « fedelissimi riveriani ». Insulti, delazioni, minacce di linciaggio, spropositi di ogni genere. Scrivo¬ no avvocatini torinesi, clan di Cuneo e Savona, famiglie di Piacenza e volontari del bell'anonimato italiano. La mia personale raccolta di documenti tifosi è ormai una collezione di reperti sociologici da tesi universitaria. Nessuno accetta il critico che fa il critico, tutti lo pretendono prono nel riverire e nell'elogiare. Rivera ha raccolto il 99 per cento di elogi a Londra? Non basta. Ci volevano anche i miei, al di sopra di ogni dubbio o ombra o « distinguo ». Per Giannino Rivera — che è prima vittima di questa fede esoterica, pericolosissima — è nato ormai un processo di deificazione. Sempre dieci Ebbene: mi arrendo. Riconosco i miei torti. Non posso combattere contro un arcangelo, io terrestre e imperfetto e randagio. Da oggi in poi Rivera (vedrete la pagella domani) avrà da me soltanto dieci, proprio perché i « numeri » del calcio non prevedono il centodieci universitario. E correggo anche ogni opinione espressa a Wembley: prima della partita, in una galleria londinese, vidi un guerriero cinese, una statua del VII secolo avanti Cristo. Ricoperto di giada, splendido. Sì, chiedo perdono: mi spiace di non averlo riconosciuto, qualche ora più tardi, allo stadio, nella maglia di Rivera. E mi pento di non aver scritto per anni, come vogliono i suoi agiografi e fedeli, che Rivera non è soltanto il giocatore d'alta classe e intelligente che conosciamo tutti, ma una creatura che emette dalle scarpe bullonate petali freschi di rose, simile in questo a una •< miracolata » siciliana di cui ci parlano le cronache degli ultimi giorni. L'irrealtà ha vinto, il « mea culpa » è completo (sarà così soddisfatto anche un caporalmaggiore della critica romana, che ogni mercoledì spera di trarmi a cimento con alcune sue stente noterelle: meriterebbe un verbo coniato dall'ingegner Carlo Emilio Gadda, più ancora merita eterni silenzi). E' domenica, è ancora vita: a pieni pedali andremo tra otto giorni, ma oggi, da Torino a Milano a Roma, sia il furioso pedalare del caro esercito in mutande » a dar l'esempio. Carte in tavola, reucci della pelota, il vostro dovere è ingigantito dalla nostra * austerity ». Giovanni Arpino Roma. Helenio festeggiato dai tifosi (Telefoto)