Un "racket delle corse,, sequestrò l'architetto? di Remo Lugli

Un "racket delle corse,, sequestrò l'architetto? Ancora nessun contatto telefonico dei rapitori Un "racket delle corse,, sequestrò l'architetto? E' una delle ipotesi - L'imprenditore possiede cavalli ed ha vinto molte competizioni - Forse non aveva accettato di partecipare a qualche gara truccata - Gli inquirenti esaminano le cose abbandonate dai banditi (Dal nostro inviato speciale) Milano, 24 novembre. Nessun contatto, ancora, tra i rapitori dell'industriale architetto Aldo Cannavate e i suoi congiunti. Il dottor Marini, sostituto procuratore della Repubblica che si occupa del caso, dice che per ora l'ha rubricato come un generico sequestro di persona, in base all'articolo 605 del codice penale e non il 630 che contempla il sequestro per estorsione. «A me — dice — non risulta che siano state avanzate delle richieste da parte dei banditi; mi ha risposto in questo senso anche poco fa l'ingegner Sandro Cannavate, il fratello». Telefoniamo a casa di Aldo. Ieri non rispondeva nessuno (la moglie Maria Laura Borsini, e i tre figli da ieri mattina sono fuori Milano, nella villa dei genitori di lei, in provincia di Varese). Oggi alle 17 ri sponde subito una voce di uomo. Chiediamo se hanno avuto dei contatti. «Purtroppo niente: è una attesa angosciosa». L'uomo dice di non essere il fratello, ma un congiunto. Gli chiediamo se vuole fare qualche appello attraverso il giornale, suggerire qualco sa. Risponde con un tono di emozione e di dolore: «Cosa vuole, non sappiamo nemmeno noi cosa fare. Ad ogni trillo di telefono ci precipitiamo; siamo sempre qui con la mano sulla cornetta». La rubricazione giudiziaria ufficiale non contempla il sequestro a scopo di estorsione, ma la convinzione del giudice sì. Dice il dottor Marini: «Tutto lascia pensare che il Cannavate sia stato prelevato con questo fine. Comunque non trascuriamo le altre ipotesi, compresa quella di una vendetta». Il fratello ingegner Sandro, alla domanda se ritiene che Aldo avesse dei rivali nell'ambiente delle corse al trotto, risponde: «Non lo posso escludere». Questo dell'ippodromo è un mondo che ha un sottobosco poco raccomandabile. Aldo Cannavate, titolare della scuderia «Mignon» e proprietario di alcuni cavalli da corsa, come pure il fratello, correva come gentleman cioè dilettante. Vinceva spesso, recentemente aveva festeggiato la cinquantesima vittoria. Si sa che a volte ci sono gare truccate, cavalli drogati, cavalli che potrebbero vincere ma che non vincono; e tutto questo in funzione delle scom messe. Un'ipotesi è che il Cannavale possa essere stato invitato a sottostare a qualche trucco e che si sia opposto; coloro che lo pretendevano avrebbero deciso di fargliela pagare. Ma, ripetiamo, è una tesi che passa in secondo ordine dando la precedenza a quella del sequestro. Magistrato e inquirenti si chiedono da chi può essere partita l'idea di organizzare il rapimento e trovano due ipotesi: dal mondo delle corse dove l'architetto - industriale era conosciuto come uomo magari ancor più ricco di quanto è in realtà; oppure dal mondo del suo lavoro. La fabbrica «Algalite» di sua proprietà che produce intonaci e rivestimenti, a Trezzano sul Naviglio, occupa una trentina di dipendenti. Ci sono stati degli operai licenziati o qualcuno di essi ha avuto delle contestazioni con la ditta? Il dottor Marini nel pomeriggio è andato aH'«Algalite» per un sopralluogo. Già ieri la polizia vi aveva cercato qualche eventuale lettera o documento che potesse dimostrare che Aldo Cannavale era stato minacciato o aveva ricevuto un avvertimento di quello che gli è poi successo. Il camioncino sul quale Aldo Cannavale è stato caricato l'altra sera era grigio e aveva la porta che si apriva sul fianco destro. Un Fiat 238, un Alfa Romeo, un Peugeot? Non si sa. Nessun veicolo con que ste caratteristiche è stato trovato abbandonato. I rapitori avevano forse un rifugio sicuro vicino a San Siro e vi sono approdati pochi minuti dopo il rapimento? La targa è stata letta soltanto in parte dai testimoni: MI 407..., con ogni probabilità falsa. Non è facile sapere quale può essere il camioncino usato. Ogni giorno vengono rubati a Milano dai sessanta ai settanta veicoli; negli ultimi venti giorni sono stati sottratti ai loro proprietari dieci furgoni grigi. Può essere uno di questi o un altro che era stato rubato tempo prima e tenuto nascosto per quest'uso. Si indaga intensamente sulle cose abbandonate dai banditi sul luogo del rapimento: la boccetta di etere etilico, il pacchetto di sigarette e la giacca a vento. L'etere che è servito per narcotizzare il Cannavale (i testimoni hanno udito le sue invocazioni di aiuto affievolirsi gradatamente, e intanto egli di peso veniva caricato sul furgone), può essere acquistato solo dietro presentazione di ricetta medica, viene usato negli ospedali e negli ippodromi. Non è facile risalire a. chi l'ha venduto e soprattutto a chi l'ha comperato. Il pacchetto di sigarette, semipieno, è di Nazionali espor tazione senza filtro; un elemento insignificante ai fini dell'inchiesta. La giacca verde, di tipo eskimo, non ha alcun segno particolare, è una delle tante che si pos¬ sono comperare nei mercatini. Si chiedono gli inquirenti: come mai questa giacca è stata trovata a terra? Le risposte sono discordanti. Uno dice: «I rapitori si sono accorti di essere stati visti da alcune persone e allora hanno deciso di abbandonarla per liberarsi di quell'elemento che poteva servire ad identificarli». Un altro: «Forse l'avevano in mano, se ne servivano per incappucciare l'uomo da rapire e contenere vicino al suo viso le esalazioni del narcotico, ma nella colluttazione gli è caduta e non hanno avuto il tempo di raccoglierla». Quest'ultima pare la supposizione più probabile. Certo è che tutti gli elementi sono scarsamente utili. L'identificazione dei rapitori è lontana. Fosse almeno vicina la liberazione dell'ostaggio, ma anche qui, gli esempi lo insegnano, c'è il lungo rito dell'attesa per far aumentare l'angoscia e salire la cifra. Un modo di delinquere spietato e vigliacco. Remo Lugli

Persone citate: Aldo Cannavale, Aldo Cannavate, Cannavale, Maria Laura Borsini, Mignon

Luoghi citati: Milano, Trezzano Sul Naviglio, Varese