Biciclette verso il boom?

Biciclette verso il boom? Dopo la restrizione alla circolazione di auto Biciclette verso il boom? E' però molto difficile che la produzione attuale possa aumentare perché condizionata dagli impianti e dalle forniture di parti essenziali - L'andamento delle esportazioni Con le restrizioni alla circolazione degli autoveicoli si assisterà al boom della bicicletta? Le reazioni delle prime ore sembrerebbero confermarlo; tutti i produttori registrano da ieri mattina un continuo flusso di richieste. E' difficile dire se durerà, o se si tratta soltanto di un'improvvisa psicosi, destinata ad esaurirsi in breve tempo. Più difficile ancora dire se, posto che il boom della domanda continua, l'industria sarà in grado di far fronte ad un ritmo di produzione maggiore dell'attuale. Anzitutto per la bicicletta è difficile parlare d'industria. Si tratta piuttosto d'un settore assai più vicino all'artigianato, sia per il personale occupato, sia per i metodi di lavorazione che peraltro richiedono capacità oggi non facilmente reperibili sul mercato del lavoro. In Italia la bicicletta, in questi anni di potente espansione del veicolo a motore, ha cercato il proprio spazio soprattutto nel pubblico giovanissimo, l'unico che aveva continuato ad apprezzare il «cavallo d'acciaio ». Tutti i dati sulla produzione di biciclette, quindi, devono sempre essere presi in considerazione tenendo ben presente che, in buona misura, si tratta di produzione destinata ai bambini. Nel primo semestre di quest'anno, secondo i dati dell'« Associazione nazionale ciclo, motociclo e accessori» (Ancma), la produzione è stata di 1 milione circa di unità (press'a poco lo stesso d'un anno avanti) mentre nel '72, in tutto l'arco dell'anno, furono prodotte 1.950.000 biciclette, contro 1.700.000 nel 71 e 1.400.000 nel 70. La progressione, dunque è stata costante negli ultimi anni. Di pari passo sono aumenta te le esportazioni: 330.000 uni tà nel 70, 527.000 nel 71, 917.000 nel 72 e 422.000 per il solo primo semestre di quest'anno. Le esportazioni avvengono soprattutto verso gli Stati Uniti (50 per cento), Francia e Cana^ da (20 per cento), mentre il restante 30 per cento è ripartito fra molti altri Paesi. Le importazioni sono irrilevanti: 964 unità nel 70, 2.267 nel 71, 1256 nel 72, 4396 nel primo seme stre di quest'anno. Interessante il confronto tra la circolazione di biciclette in Italia e in altri Paesi industria lizzati: negli Stati Uniti sono circa 20 milioni, in Germania circa 17, in Olanda 8. Nel nostro Paese le cifre ufficiali indicano 11 milioni, ma il dato può trarre in inganno, se si pensa che il discorso riguarda come abbiamo detto, prevalentemente i bambini. Ce ne parla uno dei tre figli di Tolmino Gios, ex corridore, che ha cominciato l'attività produttiva quarant'anni fa a Torino ed oggi ha un'azienda bene attrezzata, con venti dipendenti (il numero esiguo non deve stupire, soltanto la famosa Bianchi di Milano raggiunge i 250 operai) che producono settanta biciclette al giorno tra cui alcuni « modelli da città » per adulti, che costano assai meno di 50 mila lire e che vengono (o venivano finora) quasi per intero esportati negli Stati Uniti. « Non facciamo grossi affari — dice il giovane Gios, peraltro entusiasta come il padre e i due fratelli del suo lavoro — e non potremmo farli neppure nel caso, improbabile, di un forte boom ». E spiega i motivi: le attrezzature sono fatte per una piccola produzione, condizionata anche dalle forniture di parti essenziali dall'esterno. In Italia sono sempre le vecchie ditte « Regina » e « Caimi » a produrre le catene e le « ruote libere » (chi, di una certa generazione, non ricorda i famosi manifesti «liberty» di queste marche, quando il velocipede era un mezzo di locomozione comune in tutte le famiglie?). Anche tali aziende fornitrici sono ormai da decenni attrezzate per una produzione limitala e non potrebbero certo investire grandi capitali per aumentare la produzione in vista di una richiesta che potrebbe anche esaurirsi in pochi mesi. «Questa improvvisa pioggia di richieste in un giorno — afferma Gios — non ci entusiasma, perché sappiamo benissimo che non potremmo sostenere a lungo uno sforzo produttivo al quale nessuno di noi è preparato ». L'effetto inevitabile, a breve scadenza, sarà dunque un aumento del prezzo della bicicletta. E' quindi molto improbabile che il « revival » del velocipede trasformi l'aspetto delle nostre città, avvicinandoci a Paesi come l'Olanda, dove però la consuetudine del pedale s'è mantenuta anche in tempi di forte sviluppo dell'auto. Gianfranco Romanello

Persone citate: Caimi, Cana, Gianfranco Romanello, Gios