Avvelenò l'amico con il cianuro Pena confermata: tredici anni
Avvelenò l'amico con il cianuro Pena confermata: tredici anni La sentenza della corte d'assise d'appello Avvelenò l'amico con il cianuro Pena confermata: tredici anni La donna dovrà essere processata di nuovo per procurato aborto insieme con l'amante ■ Ridotte le pene a tutti gli imputati minori Processo dei clinici: lunedì lo requisitoria del p.m. Si è concluso ieri, in corte d'assise d'appello, il processo per il tentato omicidio con il fernet al cianuro. E' una vicenda complessa, di cui è protagonista Vincenzina Albanese. 26 anni, da Cardito (Napoli), che, secondo l'accusa, avrebbe concepito l'idea di sbarazzarsi del maturo amante e suo datore di lavoro per sposare il giovane di cui era innamorata. Scoperta, l'Albanese ha trascinato sul banco degli imputati altre quattro persone confessando due aborti, un ricatto ed una corruzione nell'ambiente scolastico. Il primo giugno del 1970, verso le 15,30, Tacito Bertazzi, contitolare della ditta S.C.R. di Leirù. era ricoverato alle Molinette per so spetto avvelenamento. Aveva bevuto un sorso di fernet da una bottiglia che si trovava nell'ufficio del socio l laudio Chles, 52 anni, ed era c i ito B terra svenuto. Veniva salvato d:i sicura morte con energiche < ire, ma rimaneva in ospedale per 40 giorni. Le indagini facevano nascere il sospetto che il veleno non fosse destinato al Bertazzi, ma al Chies, da tempo amante di Vincenzlna Albanese. Interrogata dal pretore di Ciriè la ragazza confessava: «Si, ho messo io il cianuro nella bottiglia di fernet del Chies. Ma non volevo ucciderlo. Desideravo soltanto dargli una lezione ». Durante gli interrogatori l'Albanese raccontò di essersi sottoposta a due aborti, eseguiti dall'ostetrica Domenica Nigra, con la complicità di Luigi Rovere e dello stesso Chies; di aver dato al Rovere somme di denaro perché costui la ricattava minacciando di rivelare al padre la sua relazione con il principale; di aver consegnato al professor Pietro De Nicolai, membro d'una commissione di esami, 800 mila lire per ottene- re il diploma di ragioneria. I quattrini, naturalmente, li aveva avuti da Chies. La Nigra è rimasta assente per malattia, ma il processo di appello si è svolto ugualmente per gli altri reati, eccetto gli aborti. L'Albanese ha ritrattato, per il tentativo di omicidio, la sua confessione come aveva già fatto nel primo processo. Rovere ha ammesso di aver ricevuto due assegni dalla ragazza, ma ha precisato che si trat- ì ieri ha riconosciuto come suoi tava solo di prestiti occasionali. Il professor De Nicolai non nega di aver ricevuto un assegno di 800 mila lire, ma si difende sostenendo di non averlo richiesto. Anche lui restituì il denaro alla vigìlia del processo: «Lo avrei fatto prima se lo avessero accettato». In assise (compresi i reati di aborto) la ragazza aveva avuto 14 anni; il professore 4 anni; il Rovere 3 anni e il Chies 2 anni e 9 mesi. La corte ha condannato l'Albanese a 13 anni e 4 mesi (poiché dovrà ancora essere giudicata per aborto, è in sostanza una conferma della pena); il prof. De Nicolai a 3 anni, per entrambi i reati. * Udienza-lampo ieri al processo dei clinici. Il Tribunale ha esaminato due lettere che recavano la sigla del direttore amministrativo dott. Mattuccl. Con la prima, inviata nel '49 dal prof. Bolsi al San Giovanni, il clinico sosteneva che i proventi ambulatoriali dovevano essere versati direttamente a lui e non all'Università. Nella seconda l'ospedale chiedeva istruzioni all'Ateneo e il dott. Mattuccl vi aggiunse alcuni appunti, che Successivamente l'aw. Badellino ha chiesto al tribunale « una opportuna indagine, anche peritale, sui criteri di redazione del bilancio adottati dalla FarmitaHa ». Un'istanza che mirava ad accertare in qual modo la casa farmaceutica ricompensava le ricerche eseguite per suo conto dalla clinica del prof. Dogliotti. Il pubblico ministero ha definito « dilatoria » la richiesta del. la difesa e il tribunale, come 11 solito, l'ha respinta. Chiusa la istruttoria dibattimentale, il processo è stato rinviato a lunedì mattina per l'intervento della parte civile e la requisitoria delia pubblica accusa dott. Zagrebelsky. ■ Vincenzina Albanese: «Volevo soltanto dargli una lezione»
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