Appello al Paese
Appello al Paese Appello al Paese (Dalla redazione romana) Roma, 23 novembre. « Stiamo entrando in un inverno difficile — ha detto questa sera il presidente del Consiglio alla televisione — avremo meno petrolio, e quindi meno benzina, meno gasolio per riscaldamento, meno olio combustibile per le centrali elettriche e per le industrie, e a prezzo più caro ». Rumor, con queste gravi parole, si è rivolto a tutti i cittadini, senza cercare di attenuare le difficoltà del momento: ha voluto delineare il quadro della situazione, crudamente, « convinto della maturità e del senso di responsabilità degli italiani ». E' stato un discorso chiaro, destinato a tutti, con poche cifre, comprensibili anche a chi ha poca o nessuna dimestichezza con la macro e la micro economia, e concetti semplici. « L'Italia, Paese industriale grande consumatore di energia, è pratica- mente priva di fonti energetiche proprie. L'energia e il gas naturale che si producono in Italia rappresentano una quota modesta dei quantitativi complessi di energia che il Paese richiede: soltanto il 15 per cento del fabbisogno; l'85 per cento del nostro fabbisogno di energia deve essere quindi importato. Dei consumi complessivi di energia, il 75 per cento è dato dal petrolio ». Noi non siamo produttori di petrolio, lo dobbiamo comperare, il prezzo all'origine è aumentato in misura eccezionale in poche settimane. « Non possiamo sottrarci o possiamo sottrarci solo in misura limitata all'aumento del costo. Prezzi non sufficienti a coprire i maggiori costi producono solo l'effetto di far dirottare il petrolio verso altri Paesi. Il nostro apparato produttivo ne risentirebbe in modo irrimediabile ». Rumor ha detto che lo Stato non è in grado di ridurre l'imposizione fiscale sul petrolio, « poiché i proventi che il bilancio ne ricava sono indispensabili alle sue attuali difficoltà». Né si può dimenticare che gli acquisti di petrolio pesano sensibilmente sulla nostra bilancia dei pagamenti. Alcune delle misure decise dal governo sono certamente impopolari, sgradite e comportano per alcune categorie indubbi sacrifìci; altre modificano improvvisamente radicate abitudini di vita. « Abbiamo riflettuto a fondo su tutto questo », ha dichiarato, e rivolgendosi con fiducia ai cittadini: « Voi comprendete che prima di tutto dovevamo pensare ai bisogni essenziali: è necessario eliminare i bisogni superflui, ridurre i non necessari e che i sacrifìci siano sopportati da tutti ». « Ognuno — ha ricordato — e impegnato a fare la sua parte. Dovremo usare meno l'automobile e più i servizi pubblici, abbassare il termostato del riscaldamento nelle case e negli uffici, nel mio come nel vostro ». Disposizioni sono state impartite per ridurre il riscaldamento nei pubblici uffici e il carburante delle automobili della pubblica amministrazione. Stiamo tornando indietro? « No — ha risposto Rumor —. Questo è un momento diffìcile, da come lo superiamo dipende la ripresa ' e la continuità del nostro i sviluppo ». E' Anita l'epoca i dell'energia abbondante e. a basso costo: per il nostro Paese, come per tutti gli altri Paesi, si impone un serio ripensamento dello sviluppo economico. « Noi paghiamo il conto di una crisi di crescita e ogni momento di crescita comporta errori. Noi abbiamo talvolta fatto quello di vivere al di sopra delle nostre risorse. E' un calcolo facile valutare che cosa succederebbe se continuassimo così ». Il discorso sui provvedimenti dovuti alla crisi del petrolio si è aperto alla situazione generale, anche perché la crisi di energia è direttamente legata all'economia e quindi allo sviluppo. Rumor ha così concluso: « La crisi petrolifera ci richiama nuovamente tutti a una verità elementare: che lo sviluppo del Paese dovrà continuare e continuerà se sapremo comprendere che le condizioni per avanzare sono di lavorare di più, di ridurre gli sprechi nel settore pubblico e privato, di investire di più per la produzione, per le riforme e per lo sviluppo ».
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