Cinque fotografie mostrano Paul Getty senza un orecchio di Francesco Santini

Cinque fotografie mostrano Paul Getty senza un orecchio Allucinante messaggio dei rapitori del giovane Cinque fotografie mostrano Paul Getty senza un orecchio Il giovane è a mezzo busto, seduto a terra dinanzi a una grotta; sono state scattate con una Polaroid, quindi sarebbe impossibile un trucco fotografico - Le istantanee, trovate da un cronista romano, accompagnate da una dura lettera dei rapitori e da una del giovane - La madre piange, il nonno continua a non voler pagare il riscatto (Nostro servizio particolare) Roma, 22 novembre. Cinque fotografie dai contorni pesanti e i colori in contrasto non lasciano dubbi: ritraggono Paul Getty III e mostrano, con raccapricciante evidenza, tra la gota e la nuca, una cicatrice recente, slabbrata e rossastra. Sono la prova, data a buon mercato da una Polaroid economica, che l'orecchio costellato di efelidi pallide spedito al «Messaggero» di Roma la settimana passata è stato strappato da un chirurgo improvvisato all'erede della più potente dinastia contemporanea. Paul è ritratto a mezzo busto, seduto a terra, dinanzi all'imboccatura di una minuscola grotta. E' in maniche di camicia, il volto pallido, gli occhi cerchiati. Sembra aver freddo. Due lettere accompagnano le foto: due appelli incalzanti, il primo dei rapitori, minaccioso e costellato di errori, il secondo di Paul, accorato e infantile. Ma dalla residenza di «Sutton Palace», si ha stasera ancora un rifiuto. Un portavoce del magnate americano del petrolio ha riferito che Getty I è sempre deciso a non versare il riscatto. In un'intervista telefonica il portavoce ha detto: «La posizione del signor Getty non è mutata. Conoscenti del giovane Paul, che hanno visto le fotografie in Italia, affermano che è lui: le fotografie non sono però una prova certa in fatto di mutilazione; tutto quello che posso dire è che il signor Getty non cambierà mai idea circa la sua decisione di non versare nulla». A Roma, invece, nel minu scolo alloggio della madre di Paul, si vivono ore di angoscia e di pianto. Dopo una notte trascorsa insonne, Gai! Harris Getty si è decisa a pronunciare alla radio un breve messaggio per il figlio. Al giornale radio delle 13, con voce malferma, ha detto: «Vorrei dirti che ti sono molto vicina, che ti amo molto, e che sto facendo tutto il possibile, tutto — mi devi credere — tutto per salvarti. Paul caro, devi avere ancora un po' di pazienza, fiducia e speranza». Rivolta ai rapitori ha aggiunto: «Per favore mettetevi subito in contatto con me per provare a definire questa penosa vicenda. Aggiungo ancora ai rapitori: datemi Paul vivo e noi non cercheremo di sapere chi siete, vi scongiuro, datecelo vivo». Per far avere a Gail Harris l'ultimo impressionante messaggio i rapitori, questa volta, hanno rinunciato al servizio postale che con venti giorni di ritardo ha portato l'orecchio di Paul sul tavolo della segreteria di redazione del «Messaggero». Hanno preferito servirsi del telefono e all'I,30 della notte scorsa hanno chiamato la cronaca del quotidiano concorrente, «Il Tempo», segnalando al collega di turno che sull'Autostra da del Sole, in direzione di Napoli, a 7 chilometri da Valmontone, proprio sotto il cartello chilometrico, c'è un secchio con dentro una busta di plastica, due lettere e alcune fotografie. Spiccato accento meridionale, calabrese forse, l'anonimo non ha voluto aggiungere altro ed ha riagganciato. Al cronista partito di controvoglia, temendo un viaggio a vuoto nel freddo della notte, le indicazioni si sono rivelate esatte: nel punto indicato c'era infatti il ba rattolo con lettere e foto. Il messaggio dei rapitori è dattiloscritto. La preposizione «a» è fatta sempre precedere dalla lettera «h» e, a parere degli investigatori, l'errore sembra voluto. Le frasi sono meditate e tutto sembra voler dimostrare un'unica cosa: Paul Getty è in mano ad una banda spietata di malviventi e non a un gruppo di imprudenti decisi a montare una beffa di proporzioni internazionali. C'è però stasera a Roma, anche negli ambienti della polizia, chi ancora ostenta scetticismo, chi dubita delle foto e ipotizza un fotomontaggio. Sembra fugare ogni dubbio la circostanza che le cinque istantanee sono state scattate con una Polaroid a sviluppo immediato, sulle quali perciò è tecnicamente impossibile ritoccare i negativi. Ecco il testo della lettera: «Siamo i rapitori di Paul, ve 10 dimostrano le foto e la lettera che lui ha scritto. La lettera è per la madre, cioè un appello definitivo che rivolge 11 figlio pregandola di decidersi ha pagare e non chiedere appuntamenti come ha fatto sempre solo per coprirsi la faccia di fronte alla gente. Mandiamo ha voi guesta lettera non perché vogliamo che tutti sappiano le nostre trattative ma solo per la vergogna di guesta famiglia che è la più ricca al mondo e che dimostra di essere la più cairn e la più snaturata del mondo intero. Pubblicate questi appelli altrimenti vi arriva un altro pezzo della sua carne se la famiglia non paga alle no- stre condizioni. Ha noi non ci interessa ci divertiamo ha ta- gliare suo figlio pezzo per pezzo e mandarvelo non siamo noi i sadici e la famiglia che sapendo di avere un suo congiunto chiede trattative da ragazzini e secondo loro gente ignorante se questo appello non sarà accolto dalla famiglia come diciamo noi facciamo le cure necessarie e vi spediamo un altro pezzo. Guesto verrà pur che loro tacciono. Vi diciamo altro che se la famiglia non era in condizioni da pagare avremmo chiesto scusa e già lui era ha casa. Sta ha loro decidere la sua sopravvivenza. I rapito ri». Ultimamente più vere e dolci le frasi di Paul alla ma- dre. La lettera è datata «martedì» e, forse per la prima volta, non traspare la preoccupazione di aderire ad un ipotetico standard di comportamento vittimistico. Si sente che ha paura, che teme altre mutilazioni, che non vuole correre altri pericoli dinanzi alla prospettiva che le trattative possano fallire perché Gail Harris e il suo legale in sistono sullo scambio simultaneo dell'ostaggio al momen- e i to della consegna del denaro. «Pagate — scrive Paul — quanto e dove vogliono i mìei rapitori e sarò a casa tra le vostre braccia. E' inutile chiedere una consegna simultanea: dovete portare i soldi dove loro vogliono. Pagate e sarò a casa tra le vostre braccia, sicuramente, al cento per cento. Già mi hanno tagliato un orecchio; non lasciate che mi taglino anche l'altro, ve lo prego, abbiate fiducia in loro». La lettera aggiunge: «1 soldi avete detto che ci sono, che sono dei miei... (parola illeggibile)... io li ringrazio con tutto il cuore. Io prego tutti, te mamma, te papà, te nonno: se non pagate non tornerò mai a casa e neanche il mio cadavere tornerà a casa. Ormai sulla cifra avevate detto che eravate d'accordo: non insistete sullo scambio simultaneo. Io ti prego, nonno, per favore dimentica i miei capricci, le mie follie, paga e sarò quello che vuoi, sempre, anche te, papà dimentica i nostri disaccordi, perdonami e aiuta a pagare. Vi prego, non lasciatemi qui ». La lettera prosegue in un secondo foglio di formato ridotto e dice: «Penso che mi hanno fatto delle fotografie, non so quale sia il motivo: non mi è permesso fare domande. Ho chiesto io di scrivere questa lettera con la speranza che accogliete questo mio ultimo appello ». Il testo delle due lettere è ora all'esame della polizia scientifica. Gli inquirenti si domandano chi, con tanta ferocia, possa aver organizzato il rapimento: «Siamo convinti — affermano — di trovarci di fronte a banditi non professionisti e, forse per questo, spietati, insicuri». Francesco Santini Roma. Gail Harris, madre di Paul Getty III (Telefoto Associated Press)

Persone citate: Gail Harris, Getty, Getty I, Harris Getty, Paul Getty, Sutton

Luoghi citati: Italia, Napoli, Roma, Valmontone