Medicina, la piccola riforma non fatta avrebbe agevolato molto gli studenti
Medicina, la piccola riforma non fatta avrebbe agevolato molto gli studenti Medicina, la piccola riforma non fatta avrebbe agevolato molto gli studenti Così sostengono in una lettera i professori incaricati che avevano proposto la suddivisione in semestri - "Oggi l'orario è estremamente irrazionale con numerosi intervalli morti" Sulla crisi che travaglia Medicina — 6 mila studenti ed attrezzature per poche centinaia, scarsità di insegnanti, contatti con i malati pressoché nulli — abbiamo pubblicato nei giorni scorsi una intervista con il preside Dianzani. Tra 1 palliativi individuati il prof. Dianzanl elencava la suddivisione in due semestri dell'anno sostenendo che non era stata adottata per l'opposizione degli studenti. In proposito 1 professori incaricati del primo anno, Arese, Bosia, Cantino, Celasco, che avevano proposto l'innovazione ci scrivono: «Riteniamo utili alcune spiegazioni, perché la vicenda dei semestri è un esempio di come la facoltà di Medicina affronti alcuni problemi didattici ». Spiegano cosi l'antefatto: « Nel '71 furono triplicati alcuni corsi del primo anno (chimica, fisica, biologia e zoologia) e, non essendo state costruite nuove aule — tranne una nell'Istituto di anatomia —, si resero necessarie alcune modifiche al tradizionale orarlo accademico, senza provvedere però ad una sua riformulazione. I nuovi venuti, tutti professori incaricati, si dovettero accontentare di riempire i "buchi" lasciati dai colleghi di ruolo. L'orario che ne risultò è ancor oggi estremamente irrazionale con numerosi intervalli morti (fino a tre ore) fra una lezione e la successiva. Tra l'altro gli studenti non dispongono di alcun locale di soggiorno (a parte alcuni bar ed i viali del Valentino) e in genere la loro presenza non è gradita all'interno degli Istituti ». A queste difficoltà si aggiunge « la mancanza di consequenzialità dei corsi, che rende vani molti sforzi didattici dei docenti e diminuisce il valore delle lezioni. Lo svolgimento di corsi come biologia generale ed istologia richiede una buona base chimicofisica, che generalmente non vie ne data nella scuola media superiore ». Nelle attuali condizioni, « l'insieme di nozioni chimicofisiche indispensabili può venir fornito soltanto ad anno accademico molto avanzato, costringendo i docenti a continue interruzioni e ripetizioni ». Ne consegue per gli studenti « fatica e noia che li inducono rapidamente ad una graduale scotnparsa (fatta eccezione per gli esami) dalla facoltà: e questa è stata forse fino ad oggi l'unica condizione per la sua sopravvivenza ». L'anno scorso gli incaricati proponevano al consiglio dei professori « uno schema di ristrutturazione dell'insegnamento attraverso corsi svolti in forma intensiva (semestri) che avrebbero permes so di ridurre i tempi morti fra lezione e lezione; di ovviare alla mancanza di propedeuticltà fra i diversi corsi; di rendere possibili seminari ed esercitazioni. Di realizzare cioè un inizio di "tempo pieno" per docenti e studenti lungo un periodo di cinque mesi per ciascun corso ». In particolare il nuovo orario « si preoccupava di mettere in evidenza come le aule disponibili fossero ampiamente sufficienti allo scopo e venissero molto meglio utilizzate. Nello schema formulato gli appelli di esame erano in numero superiore a quelli attualmente possibili ». Sostengono i firmatari della lettera: « Gli studenti del primo anno, interpellati, riconoscevano l'utilità dell'esperimento e si dichiaravano in grande maggioranza d'accordo. Quelli degli anni successivi ponevano come unica condizione all'allargamento del semestri agli anni seguenti, il fatto che la cosa avvenisse in modo graduale ». La facoltà incaricava una commissione di quattro professori ordinari di esaminare il problema: « Questa dava parere favorevole ed estendeva la suddivisione in semestri ai primi tre anni ». Ma il consiglio di facoltà « in contrasto con queste conclusioni esprimeva parere contrarto alla sperimentazione del semestri, motivandolo con la carenza di aule e con l'imposstbtlltà di mantenere gli esami mensili, per nulla ostacolati dal progetto ». Conclude la lettera: « La ristrutturazione del corst avrebbe consentito una utilizzazione più razionale delle strutture esistenti senza pretendere di affrontare gli altri gravi problemi didattici ».
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