In aula rivive la tragedia delle tre bimbe di Marsala di Guido Guidi

In aula rivive la tragedia delle tre bimbe di Marsala Il processo davanti alle assise di Trapani In aula rivive la tragedia delle tre bimbe di Marsala I parenti delle vittime di Michele Vinci e una folla hanno ascoltato in silenzio la lettura degli atti e la versione dei fatti resa dall'imputato al momento dell'arresto L'assassino ha rifiutato, come aveva annunciato, di presentarsi - Eccezioni della parte civile ■ Forse un sopralluogo dei giudici della corte al pozzo della morte (Dal nostro inviato speciale) Trapani, 20 novembre. Michele Vinci ha mantenuto il suo impegno ed è rimasto in carcere mentre la corte d'assise cominciava a giudicarlo. L'ipotesi che possa mutare atteggiamento, nei prossimi giorni, è assai improbabile. Ufficialmente il «mostro» non ha spiegato il motivo di questa sua decisione: si è limitato a dire che intende esercitare un suo diritto e cioè quello per cui un imputato, se vuole, può anche rinunciare a difendersi. Ufficiosamente, l'avvocato Elio Esposito ha giustificato l'assenza di Vinci con la paura degli insulti e delle minacce del pubblico e dei.genitori delle sue vittime. Senza avere a disposizione il protagonista, i giudici si trovano costretti a ricostruire la personalità di Michele Vinci, la sua mentalità, il suo cinismo e soprattutto a valutare la sua attendibilità soltanto attraverso gli elementi raccolti in istruttoria e il centinaio di testimoni che popolano'la scena di questo dramma. Non è una impresa né semplice né facile. Qualche avvocato di parte civile ha insistito perché Vinci si presenti: ma si è trattato soltanto di un'insistenza formale perché la legge esclude l'eventualità che si possa costringere un imputato a difendersi. Chi è, dunque, Michele Vinci? I giudici hanno cominciato a conoscerlo leggendo oggi i suoi interrogatori resi al p.m. prima e poi al giudice istruttore: un personaggio squallido, anonimo, indecifrabile, pieno di contraddizioni, sostanzialmente bugiardo. Michele Vinci ha 32 anni, è sposato da oinque, non ha figli. Ha sempre lavorato, quando commise il delitto era un fattorino di un'azienda che fabbrica cartoni e polistirolo a' Marsala. Tutti lo hanno definito un «Homo docile, tranquillo, piuttosto chiuso»: secondo gli psichiatri, dai quali è stato preso in esame, ha avuto sempre una scarsa attività sessuale. Fu arrestato nel pomeriggio del 9 settembre 1971: quasi venti giorni dopo la scomparsa di Antonella Valenti, di Ninfa e Virginia Marchese. I/allora procuratore della Repubblica a Marsala, Cesare Terranova, aveva accertato che esisteva un «vuoto» nel suo alibi: aveva detto di essere andato da un elettrauto alle 14 circa, quando cioè le tre bambine, all'uscita della scuola, erano state rapite; risultava invece che, a riparare la sua automobile, era andato un'ora prima. La resistenza di Michele Vinci alle contestazioni crollò alla sesta ora: alle 10 di sera la confessione. «Non so perché l'ho fatto — si giustificò subito — ho bevuto un aperitivo e da quel momento penso di avere agito in uno stato confusionale». Cosa aveva fatto e per quale motivo? «Passai davanti alla scuola — disse —, vidi Antonella e decisi di farla salire nella mia auto. Poiché mia nipote era con le sorelle Marchese, feci salire anche loro. Feci scendere Ninfa e Virginia dopo un breve tratto di strada: con un pretesto le invitai a seguirmi verso la campagna, poi le afferrai e le gettai in una cava. Presi Antonella, la imbavagliai con un nastro adesivo, le legai le mani, la portai in una scuola abbandonata. Andai a lavorare, dopo mezz'ora tornai, feci mangiare alla bambina un panino con prosciutto, la imbavagliai nuovamente. Le feci passare il nastro adesivo anche sugli occhi, perché non sopportavo il suo sguardo atterrito. Andai in -fabbrica e tornai da Antonella verso le 7 di sera. Ma era morta. Cosparsi il cadavere di benzina e appiccai il fuoco». Michele Vinci è stato sempre assai vago, impreciso, inverosimile. Ma cominciando con una premessa: «Non posso dire tutta la verità perché mi vergogno net confronti di mia moglie», aggiunge: «Nego che alla base di tutto vi siano ragioni di carattere sessuale». Esclude di aver tentato di compiere atti di libidine violenta. In un secondo momento ammette che aveva intenzione di abusare della bambi na, ma aggiunge di essersi limitato soltanto a «palparle il sedere». Non sembra questo essere un desiderio sessuale sufficiente per giustificare un cosi atroce delitto. Ma allora Vinci è un folle? E' un altro aspetto, questo, del «caso» che i giudici dovranno esaminare con grande attenzione. Per il momento sanno di Vinci soltanto quello che di lui hanno detto sei psichiatri e che il presidente della corte, dottor De Maria, ha spiegato oggi nella sua relazione: quattro lo ritengono sano di. mente e non un pervertito sessuale; due, invece, dicono che le sue capacità di intendere e volere sono ridotte. Il presidente nella sua relazione ha sottolineato che il contrasto fra i periti «è nella valutazione della debolezza mentale» di Michele Vinci che per gli uni è «irrilevante», per gli altri è «frenaltenica». Assente volontario Michele Vinci, l'indagine è tutta ancora da compiersi. Quello che sembrava chiaro è invece tutto da chiarire. Non è senza motivo che il p.m., dottor Suto, ha detto oggi che intende assumere qualche iniziativa: per esempio, chiedere alla corte di procedere ad un sopralluogo là dove sono morte Antonella Valenti e Ninfa e Virginia Marchese. Guido Guidi

Luoghi citati: Marsala, Trapani