Dieci anni dopo Dallas

Dieci anni dopo Dallas CRONACA DEGLI SPETTACOLI ALLATELEVTSÌONE Dieci anni dopo Dallas Rievocate in "Quel giorno" la figura e l'opera di Kennedy nell'anniversario dell'assassinio: in studio Schlesinger, Salinger ed Eugene McCarthy, lunga intervista filmata al fratello Edward Stasera si inizia "Un caso di coscienza" di Enzo Biagi, sull'altro canale un film di avventure Come tutti sanno e ricordano, dieci anni or sono, a Dallas, veniva assassinato in circostanze che ancor oggi, ha sottolineato Aldo Rizzo, rimangono per certi aspetti oscure e misteriose, il presidente John Kennedy. Quel giorno, a cura di Rizzo e Anbrea Barbato, ha rievocato lo sconvolgente avvenimento con una trasmissione importante per le interviste filmate e per la presenza in studio di alcune fra le massime personalità politiche americane. Anzitutto è andato in onda un reportage girato negli Stati Uniti da Furio Colombo che ieri sedeva accanto a Rizzo (assente Barbato, in Medio Oriente per il conflitto arabo-israeliano). Il reportage s'iniziava con una visita a Dallas, dieci anni dopo. Veniva rifatto il percorso di quel fatale 22 novembre: grandi palazzi, grandi strade, spianate erbose, il tristemente famoso sottopassaggio, il luogo del delitto... Di quando in quando apparivano le immagini, nel 1963 diffuse dalle tv di tutto il mondo, della scena dell'uccisione: immagini convulse, sfocate, ferme nella memoria di ognuno di noi... Di particolare suggestione la sequenza nel magazzino di libri da cui secondo le risultanze dell'inchiesta ufficiale il sicario Oswald avrebbe sparato: un immenso locale che nessuno più ha voluto affittare, deserto, semi-buio, polveroso, con un silenzio assoluto rotto soltanto dal battito d'ali di uccelli che vi hanno trovato rifugio. Ma il compito della trasmissione non era quello di ricostruire ora per ora quel che avvenne prima e dopo l'assassinio, né di prendere in esame la ridda di ipotesi romanzesche e non romanzesche sulla figura dell'omicida e su chi poteva avergli messo un'arma in mano. Il compito era di rievocare Kennedy, la sua opera, e in particolare di cercare di fare il punto sul significato — per l'America e per il mondo — dei « mille giorni kennedyani » e sul modo in cui, oggi, non più a caldo, non più sull'onda del sentimento, ma attraverso la prospettiva storica, si può giudicare quella breve, intensa, esaltante epoca. / Adoperiamal'aggettjvo esaltante perché i'due stretti collaboratori di John Kennedy intervenuti di persona, Arthur Schlesinger e Pierre Salinger, hanno fatto capire, sia pure con un linguaggio estremamente asciutto e controllato, che i « mille giorni » avevano costituito un'apertura di entusiasmo e di speranza. « Prima di Kennedy — ha detto Schlesinger — l'America era una vecchia signora stancamente soddisfatta di sé... subito s'è avviato un vivace movimento critico, antiche e intoccabili istituzioni e mentalità sono state viste sotto una diversa luce... E l'intelligenza è stata usata come strumento di governo ». In studio erano anche presenti il senatore Eugene Me Carthy, democratico, e il senatore John Marchi, repubbli¬ cano: quest'ultimo, pur avendo parole di alto apprezzamento per il fascina, la nobiltà, il calore umano di John Kennedy, non ha risparmiato critiche alla sua politica, e àe ha approfittato per tessere un rapido elogio di Nixon. Il che è andato benissimo perché ha contributo a dissipare il sospetto di celebrazione, di encomio commosso, di discorso a senso unico (spirito che per la verità il programma non aveva: tra l'altro non ci si è limitati a ricordare l'amministrazione Kennedy, ma si è parlato a lungo, nella seconda e ultima parte, del futuro degli Stati Uniti). L'elenco degli intervistati nel reportage di Furio Colombo è assai lungo. Citiamo almeno l'economista Galbraith e l'attuale ambasciatore americano a Roma, John Volpe, oltre naturalmente al terzo dei Kennedy, 11 giovane senatore Edward che si è intrattenuto con Colombo nel suo studio di Washington. Edward ha discusso del fratello, anzi, dei fratelli uccisi, e del kennedysmo con molta semplicità e pacatezza: nessuna « eroicizzatone », nessun mito ma, ha detto Edward, l'insegnamento politico e morale che « il mondo si salverà solo con la salvezza di tutti». ★ ★ Certamente una trasmissione così impegnata e densa, così ricca di nomi e di dichiarazioni di peso, doveva essere piazzata al posto d'onore del canale nazionale. Ma la tv ha preferito concedere dopo il telegiornale la pau¬ sa di uno spettacolo distensivo e ha dato la precedenza ad uno dei venerandi film della serie Le avventure di Sherlock Holmes: stavolta il protagonista, l'ex « cattivo » Basii Rathbone (che non riesce mai a cancellare dalla faccia una sinistra fisionomia da fellone) era alle prese nientemeno che con la « donna ragno ». Stasera esordio di Un caso di coscienza, a cura di Enzo Biagi, programma in cinque puntate sul comportamento dell'uomo davanti a fatti terribili come la tortura, la ma: lattia, l'esilio, il terrorismo. In alternativa un film con Barbara Stanwyck il cui titolo, Quaranta pistole, è sufficientemente eloquente. u. bz.

Luoghi citati: America, Medio Oriente, Roma, Stati Uniti, Washington