In corsa per l'Eliseo di Alberto Cavallari

In corsa per l'Eliseo GUERRA DI SUCCESSIONE IN FRANCIA In corsa per l'Eliseo Salvo sorprese, le elezioni si terranno soltanto nel 1976; ma Jacques Chaban-Delmas ha ormai battuto i "conservatori" Couve e Debré - Abilissimo giocoliere della politica, il "nemico-delfino" di Pompidou ha molte probabilità di succedergli; offre al sistema di potere della V Repubblica un'utile copertura a sinistra (Dal nostro corrispondente) Parigi, 19 novembre. La resurrezione polìtica di Jacques Chaban-Delmas è il solo risultato chiaro del sesto congresso gollista di Nantes che ha deciso una « sterzatina a sinistra ». Pochi hanno infatti capito che cosa voglia essere il gollismo senza De Gaulle. Ma tutti hanno compreso che Chaban, licenziato da Pompidou nel 72 dall'incarico di primo ministro, ha ricevuto la delega di licenziare Pompidou nel 76 dall'incarico di presidente della Repubblica. « Allez, Chaban, allez » ha gridato il congresso all'inizio, come negli stadi. « Chaban à l'Elysée » ha gridato il congresso alla fine; naturalmente ora vedremo se all'Eliseo ci arriverà. Ma è inori discussione che la massa gollista ce lo voglia mandare. Parole e pugnale La tecnica usata da Chaban-Delmas per giungere al trionfo, superando Couve De Murville e Debré, che pure hanno avuto successo, è stata quella di sempre. In un vecchio libro del 1968, Pier- re Viansson-Ponté, che conosce i gollisti come le proprie tasche, ha compilato una perfetta carta d'identità di Jacques Delmas, detto Chaban durante la Resistenza, classe 1915, parigino, sposato, quattro figli, sindaco di Bordeaux. Accanto ai «segni particolari» si legge: « Utilizza le istituzioni come Joseph Prudhomme il suo pugnale, sia per difendere il regime che serve sia per attaccarlo ». Altro segno particolare: « Eccelle nell'elogio funebre, nel discorso di circostanza, nel banchetto di nozze. Quando parla, che dice? Niente, come sempre ». Si può aggiungere, per buona pesa, la definizione del Larousse dedicata a Prudhomme: « Caricatura popolare del primo Ottocento, piccolo borghese tronfio e soddisfatto di sé, che pronuncia con solennità le peggiori sciocchezze ». Non c'è dubbio che Chaban-Delmas, sullo sfondo della tribuna dì Nantes tappezzata di velluto « blu di Francia », sovrastata da due grandi ritratti di De Gaulle e Pompidou, abbia parlato molto per dire poco. Comunque ha parlato sapendo che in politica si è giudicati per ciò che si sembra, e non per ciò che si dice. La gente voleva un salvatore del gollismo in crisi, e Chaban è riuscito ad apparire « il salvatore ». La gente voleva un oppositore di Pompidou capace di succedergli, non di travolgerlo, e Chaban è riuscito ad apparire come il « nemico-delfino ». La sua capacità di utilizzare le istituzioni come un pugnale, per difendere e attaccare il regime che serve, è stata esemplare. Non ha detto, come Couve o Debré, che la « Quinta Repubblica bis » di Pompidou deve tornare alla Quinta. Ha detto che, con lui, la Quinta diventerà sempre più forte e sempre più gollista, senza scialbe imitazioni di un irripetibile passato, e senza i furbi « deviazionismi » pompidoliani. Praticamente, ha promesso la Sesta Repubblica. Sono almeno sei anni che Chaban-Delmas viene descritto come il potenziale Thiers della Sesta Repubblica, che aspetta la sua ora tenendo d'occhio Pompidou-Guizot. Ma stavolta non ha nascosto di credere lui stesso a questo ruolo che gli s'impresta, buttandosi a corpo morto nella successione. Nella lotta tra «continuisti» e «pompidoliani» ha scelto il posto più raffinato e abile di «scavalcatore». Per piacere ai «dogmatici», fedeli del generale, s'è fatto difensore dei «grandi principi». Ma per non dispiacere ai pompidoliani ha promesso di portare «ancora più avanti» la politica di Pompidou. Se sia Thiers, non è certo chiaro. Me che sia un abile giocoliere, capace di saldare le «fughe in avanti» alle «fughe all'indietro», è ormai definitivamente confermato. Quello che Chaban-Delmas ha detto a Nantes, nonostante l'etichetta presuntuosa di «filosofia della nuova società», non ha molta importanza. La sua tesi è che il gollismo perde voti a sinistra perché va troppo a destra, e che bisogna quindi essere più « sociali ». Per essere più sociali bisogna rilanciare la «partecipazione» gollista facendo la corte agli operai e alla piccola borghesia, anche a costo di dispiacere al grande capitalismo che sostiene l'alleanza Pompidou-Giscard. Occorre quindi convincere il capitalismo che esso ha bisogno di una «copertura a sinistra», e che c'è un prezzo da pagare per uscire dalla lotta di classe e dalla contrapposizione tra collettivismo e capitalismo. In breve, occorre un corporativismo di sinistra, abile, intelligente, audace, per riconquistare ai comunisti e ai socialisti le masse operaie che aveva De Gaulle e che Pompidou ha perduto. E tutto questo conferma il giudizio di Viansson-Ponté. Parlando, Chaban ha detto, «come sempre, niente ». Al massimo ha rifischiato vecchie canzoni degli Anni Trenta che, del resto, rifischia da trent'anni. L'ex radicale Chaban-Delmas viene infatti dai radicali, e deve tutta la carriera alla sua capacità di convincere il capitalismo a procurarsi « coperture a sinistra ». Nel 1940 era un piccolo giornalista delrinformation, soltanto noto come internazionale di rugby. Dal '41 al '44. seppe vivere una doppia o tripla vita, organizzando la resistenza a Parigi, vincendo concorsi a Vichy per diventare ispettore alle Finanze, raggiungendo il grado dì generale di brigata nell'armata di Algeri. Dopo questo capolavoro di ubiquità, si buttò sul collegio elettorale di Jean Odin, soffiandogli in pochi mesi la direzione del ra¬ dicalismo girondino, diventando sindaco di Bordeaux, ministro di Guy Mollet, di Mendès-France, presidente gollista dell'Assemblea nazionale, e sempre collocandosi a sinistra dei mercanti di vino bordolesi che lo sostengono per proteggerli meglio. Il suo regno elettorale, Bordeaux, era infatti quanto di più reazionario e fatiscente vi fosse in Francia, gremito di chartrons e di aristocrats du buchon, carichi di miliardi e di mogli creole. Ma Bordeaux è rinata perché Chaban l'ha protetta manovrando a sinistra. Non c'è niente di straordinario, quindi, nel fatto che adesso si proponga come un « Pompidou più a sinistra ». Il suo sogno è di trasformare la Francia in una grande Bordeaux. Importante, piuttosto, è il modo con cui Chaban ha detto il « niente » che ha detto. I suoi compagni di opposizione, Couve e Debré, si sono lanciati nella crociata antipompidoliana con solennità drammatica, persino maestosa, promettendo « lacrime e sangue » ai colpevoli della crisi di grandezza di cui soffre il gollismo. Chaban è invece stato incomparabile nel fare ciò che dal 1945 ha sempre fatto. Nel mondo politico francese Chaban è soprannominato «l'ascensorista ». Per il motivo che ha sempre « rimandato l'ascensore », sia ai nemici che agli amici, ricordando nella fortuna i compagni di sventura, e senza spaventare mai l'avversario minacciandolo di epurazione. Per trent'anni ha vinto e risollevato. Per trent'anni ha protetto senza chiedere il conto. Per trent'anni ha ucciso e risuscitato. La stessa cosa ha quindi fatto a Nantes dicendo ai pompidoliani che, una volta spodestati Messmer e Pompidou, non vi saranno esclusi dal banchetto. Tutti parteciperanno alla costruzione della « nuova società » che sarà « comune ». Nessuno perderà il posto e resterà a piedi. Ed è questa formale promessa di rimandare l'ascensore anche se la Quinta Repubblica diventasse la sesta che ha provocato il trionfo, o meglio, come si dice adesso, il «consensus». Naturalmente ora gli resta da compiere l'operazione più difficile: che non è di giungere all'Eliseo dove, Debré permettendo, e mietendo voti a sinistra tra i piedi di Mitterrand, potrebbe certo arrivare dato che il congresso ve l'ha quasi catapultato. Il suo problema è piuttosto di salvare prima del 76 il gollismo dalla frana già cominciata e che lo riduce sempre più da «movimento » a partito. Le « filosofie» basate sul niente fanno spesso miracoli. Gli ascensori rimandati ne fanno ancora di più. Ma bisogna vedere se la sterzata a sinistra di Nantes, con la « cogestione » votata all'unanimità, sarà la resurrezione o la Salò del gollismo. Gestire una repubblica golliana nata dalla crisi dei partiti e soprattutto contro i partiti, trovandosi tra le mani un partito come gli altri invece di un movimento, è un miracolo storicamente impossibile. In questo caso, la Repubblica di Chaban non sarebbe la Sesta. Sarebbe una brutta riedizione della Quarta. Alberto Cavallari