Questi fedeli di Makarios

Questi fedeli di Makarios Cipro: i greci tra "Enosis„ e indipendenza Questi fedeli di Makarios Glaf cos Clerides, successore "in pectore" dell'Arcivescovo, ritiene che le posizioni della popolazione greca e di quella turca si sono notevolmente ravvicinate - Il governo di Atene ha invitato con una lettera il vecchio colonnello Grivas a deporre le armi (Nostro servizio particolare) Cipro, novembre. Emergo un po' scosso da due giornale di incontri con i turchi ciprioti. Ho visto operare un embrione di Stato nello Stato tra le macerie e i risentimenti del dicembre 1963. Ho sentito, molto forte, l'orgoglio di chi ha saputo difendere con il sangue la propria autonomia, ma anche molta inquietudine, e un'innata diffidenza nei confronti dei greci. Speranze di pace, praticamente nessuna. Vado a vedete i greci, giornalisti, giovani funzionari, uomini d'affari, ministri. Vedo anche George X. Joannidcs, il ministro dell'Interno. E' uno degli uomini chiave della situazione. Da lui dipendono le forze di polizia che hanno sventato il recente attentato contro Makarios; quella stessa polizia che i turchi temono ma non rispettano e che, a sentire i turchi ma anche certa stampa greca di Cipro, è molto corrotta. Seduto di fronte a una grande mappa dell'isola, Joannidcs cita statistiche. Dopo la tragedia del 1963 il numero degli incidenti tra greci e turchi ciprioti è costantemente diminuito: oltre 600 incidenti nel 1967, soltanto 55 nel 1969, una ventina o forse meno negli ultimi due o tre anni. Dell'avvenire Joannides parla con riluttanza. Come tutti gli altri abitanti di quest'isola, non osa fare predizioni. Parlo con Glafcos Clerides, successore in pectore di Makarios e presidente del Parlamento cipriota, Capo della delegazione greca che da cinque anni negozia con la comunità turca i termini di una nuova Costituzione. Clerides e Rauf Denktash, il leader turco, sono cresciuti insieme, sono amici d'infanzia. Forse per questo i ciprioti avevano riposto tante speranze nei negoziati che i due uomini iniziarono nel 1968. Ma a che punto siamo con questi negoziati, oggi? A questa domanda Denktash aveva risposto, giorni fa, criti¬ cando le tattiche dilatorie dei greci. E aveva precisato che i turchi non possono rinunciare a gestire autonomamente e senza interferenze da parte del governo centrale le proprie amministrazioni municipali. Clerides riconosce che questo e il nocciolo della questione e che le due parti sono ancora lontane da ui.3 soluzione accettabile ad entrambe. « Tuttavia — aggiunge — quando si consideri ciò che ci separava nel 1968, non si può non riconoscere che le posizioni si sono notevolmente ravvicinate. Al punto in cui siamo, sarebbe una follia non raggiungere un accordo. A dicembre dovremmo sapere se un accordo è possibile...». E se non ci sarà accordo? «Allora non avremo altra scelta che lasciare le cose come stanno», risponde Clerides. Per i turchi, la situazione attuale alla lunga diventerebbe insostenibile. Questo Clerides non lo dice, da uomo politico cauto qual è, ma indubbiamente lo pensa. I greci sono convinti che la situazione delle enclaves turche è artificiale e quindi intrinsecamente debole, soprattutto da un punto di vista economico. «Contrariamente a ciò che affermano i turchi, noi non abbiamo messo in opera un blocco economico nei confronti delle enclaves; per esempio, l'energia elettrica viene fornita gratuitamente alla sezione turca di Nicosia dalla centrale che si trova in zona greca», mi spiegano. «Ma d'altra parte perché dovremmo alleviare l'isolamento in cui i turchi si trovano in virtù di una politica che va contro i nostri interessi? lì tasso di sviluppo delle regioni greche di Cipro è nettamente superiore a quello delle regioni turche. Gli aiuti economici che queste ricevono da Ankara sono improduttivi, servono quasi esclusivamente a pagare gli stipendi dell'amministrazione di Denktash. I giovani turchi che lasciano Cipro per fare i loro studi all'estero non tornano. Perché dovrebbero? La gente finirà per stancarsi di una politica che, lungi dal migliorare, non può che degradare il tenore di vita della popolazione turca dell'isola... ». Ma c'è anche chi teme che questa degradazione finisca per limitare il margine di manovra di Denktash e condurre a nuove violenze. In queste condizioni il compito di Makarios è più difficile che mai. L'arcivescovo combatte su due fronti: a sinistra ci sono i turchi, a destra il colonnello Grivas. In questi ultimi tempi Grivas ha moltiplicato le iniziative, forse per smentire le voci che lo dicono gravemente malato. Ha rapito il ministro dell'Agricoltura cipriota; ha attaccato stazioni radio e posti di polizia; ha accusato Makarios di non aver dato seguito ad una proposta di Atene del 1966 che avrebbe reso possibile Venosis (unione con la Grecia); e ha chiesto nuove elezioni le quali, ha lasciato intendere, dovrebbero permettere ai ciprioti di portare alla presidenza della Repubblica Grivas stesso, il patriota, estromettendone l'Arcivescovo, reo di aver tradito le antiche promesse. Gli autori del recente attentato alla vita di Makarios non erano turchi, bensì greci: giovani la cui ispirazione ideologica si richiamava chiaramente a quella del colonnello. In realtà l'esistenza di un Grivas non può riuscire del tutto sgradita a Makarios, nella misura in cui essa rafforza, agli occhi dell'opinione pubblica sia interna che internazionale, il suo principale atout: la sua posizione di mediatore tra opposti estremisti. In passato, le ripetute dichiarazioni di Makarios in favore defflenòsis hanno limitato la credibilità delle sue aspirazioni mediatrici. Ma l'avvento al potere del governo militare di Papadopulos ha considerevolmente raffreddato l'entusiasmo dell'Arcivescovo per Venosis. Makarios, il quale tra l'altro tiene al suo prestigio di leader della primissima ora del movimento dei Paesi non allineati, chiaramente non gradisce la compagnia dei colonnelli di Atene. I maligni aggiungono che Sua Beatitudine l'Arcivescovo e Presidente della Repubblica ha un debole per il protocollo e le forme esteriori dell'autorità, e non rinuncerebbe volentieri alla sua posizione di capo di uno Stato sovrano. E' un fatto, infine, che mentre Makarios può agitare la minaccia del movimento estremista di Grivas, Grivas è oggi politicamente meno pericoloso che in passato. In una lettera resa pubblica, il governo greco ha invitato il vecchio colonnello a deporre le armi (ad Atene, dove mi sono fermato sulla via del ritorno, è opinione corrente che la lettera di Papadopulos è stata il frutto di pressioni americane, e a Cipro la gente comincia ad averne abbastanza dei propositi bellicosi di Grivas. Alessandro Silj i- % -*\<l~ > M.Egeo ^-in-r. rr~.. ^ j »°°' MARE . MEDITERRANEO akkara TURCHIA CIPRO* ■ BliRurf LIBANO ISRAUE/Tj- il L?iyolV'V' VI